Cammini Sinodali Giubilari: giustizia riparativa per arginare violenza e vendetta
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Ultima tappa del 2023 per i cammini Giubilari Sinodali, organizzati dalla Fondazione Fratelli Tutti con il supporto della Basilica di San Pietro in vista dell’Anno Santo del 2025. "Dalla giustizia alla fraternità" è il titolo dell’appuntamento in programma domani, 2 dicembre, nell’Aula Nuova del Sinodo a partire dalle 14. “L’idea è far nascere un paradigma alternativo alla guerra e alla violenza”, afferma a Telepace il segretario generale della Fondazione Fratelli Tutti, padre Francesco Occhetta. "L’obiettivo - sottolinea - è di riflettere su un modello di giustizia fondato sulla riparazione che deriva dalla Bibbia e che Papa Francesco sta portando avanti in modo chiaro".
Riparazione delle relazioni che si rompono
“Non solo pene esemplari e vendetta”, aggiunge il gesuita, precisando che ci si rivolge anche a quanti operano nel settore della giustizia. L’approccio è fondato essenzialmente sulla riparazione delle relazioni che si rompono, nell’intento di dare un futuro alla nostra convivenza". "Tutti noi – avverte padre Occhetta – rompiamo le relazioni, dalla famiglia alle comunità religiose fino agli Stati e infatti vediamo che ci sono oltre 50 guerre in corso nel mondo”.
L'importanza dell'incontro
La riparazione diventa dunque fondamentale in questo percorso. “Se non la offriamo agli altri, la neghiamo anche a noi stessi”, dice ancora il segretario generale della Fondazione Fratelli Tutti, ribadendo che il fine è anche di individuare un metodo preciso per l’elaborazione del percorso. Lo si scoprirà nel dettaglio durante l’appuntamento, ma alcuni punti chiave è possibile stabilirli fin da ora. A cominciare dall’importanza dell’incontro e dunque dall’opzione praticata dai Cammini Giubilari Sinodali che dall’anno scorso hanno offerto una piattaforma di accoglienza e di ascolto della società civile. Infatti, sono numerose le realtà che di volta in volta partecipano ai momenti organizzati nell’Aula Nuova del Sinodo alla presenza di alcuni relatori, cioè delle persone portatrici di esperienze particolarmente significative.
La testimonianza di Valeria Collina
Ad offrire la propria testimonianza, domani, ci sarà anche Valeria Collina, di fede musulmana, madre di uno dei tre attentatori morti durante gli attacchi terroristici avvenuti a Londra nel 2017. Grazie soprattutto al confronto con alcuni esponenti del mondo cattolico, la donna è riuscita ad elaborare un percorso di condanna dell’estremismo, della radicalizzazione e della violenza condiviso specialmente con giovani. “Certamente non sono la persona più adatta a dare consigli”, spiega. “Solitamente la mia testimonianza si svolge all’interno di percorsi che comprendo la presenza di esperti, come sarà al simposio in Vaticano, che sanno come valutarla e utilizzarla”.
Il dolore di una madre
La Collina racconta degli incontri nelle scuole e nelle università che spesso sono centrati solo sul suo dolore senza troppi ragionamenti sul radicalismo e sull’estremismo. “C'è semplicemente uno sguardo degli altri su di me che forse può diventare anche uno sguardo su se’ stessi. Tanti mi chiedono se ho perdonato mio figlio”, dice, confidando di aver riflettuto molto sull’argomento. “Ho capito che ce n’è uno egoistico che consiste nel cancellare il torto subito. E un altro più grande in cui non si dimentica il torto e chi lo ha fatto, ma lo continua si guarda con uno sguardo diverso, di amore. Forse – conclude – io non ci riesco, ma mi da forza sapere che esiste qualcuno che può farlo”.
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