L’Immacolata di Athletica Vaticana: a cena con gli "ultimi" di Palazzo Migliori
Marina Tomarro - Città del Vaticano
C’è un palazzo di fronte al maestoso colonnato del Bernini dove ogni giorno passano migliaia di turisti che apre le sue porte per accogliere gli ultimi, quelli che nessuno vuole e che spesso sono perfino rifiutati dagli altri dormitori. È Palazzo Migliori, che da quattro anni, per volere di Papa Francesco, è diventata una struttura di accoglienza grazie alla collaborazione tre quello che oggi è il Dicastero per il servizio della carità e la Comunità di Sant’Egidio, in cui sono ospitate persone fragili e in povertà, a cui viene donato loro il calore di una casa e la speranza di una vita più dignitosa. E proprio in questo luogo nel giorno dell’Immacolata, Athletica Vaticana. insieme ad alcuni rappresentati della Maratona di Roma, ha voluto regalare agli ospiti della struttura una serata di fraternità, condividendo la cena e dei piccoli doni utili per chi passa molte ore fuori al freddo, in attesa che arrivi il momento di rientrare nella struttura.
Vivere il Vangelo attraverso il servizio agli ultimi
“Questo palazzo – spiega il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa e prefetto del Dicastero per il servizio della carità – ha origini nobiliari ed è stato abbandonato per molti anni. È stato proprio Papa Francesco a volere che non diventasse l’ennesimo hotel di lusso vicino al Vaticano, ma che fosse la casa di chi purtroppo vive in mezzo alla strada e non sa dove andare, soprattutto in queste giornate molto fredde”. La struttura dispone di una quarantina di posti letto, suddivisi in varie camere. “Le decorazioni al soffitto nelle stanze raccontano ancora la storia nobiliare di questo luogo– continua il porporato – Il nostro obiettivo è quello di aiutare gli ospiti ad uscire dalla strada e ricominciare una nuova vita. Non sempre però questo è possibile. E allora li accudiamo con tanto amore. Come ad esempio con una signora che chiamiamo principessa. Lei ha novant’anni e viene dalla Svizzera. Non può più stare da sola e noi le stiamo accanto.” Anche la presenza degli sportivi di Athletica Vaticana per vivere insieme la solennità dell’Immacolata diventa un’occasione per vivere il Vangelo in maniera concreta. “Come Maria dopo l’annuncio dell’Angelo è corsa dalla cugina Elisabetta per darle una mano per la nascita di Giovanni – racconta l’elemosiniere del Papa – anche noi tutti oggi ci siamo messi in cammino per venire a Palazzo Migliori e per stare con questi nostri fratelli che sono stati un po' sfortunati, per ridare loro la dignità, non solo preparando da mangiare - quello per fortuna non manca - ma per sederci a tavola con loro e ascoltarli”.
Mattei: i poveri ci aiutano a crescere
Gli atleti sono arrivati sin dalle prime ore del pomeriggio al Palazzo, per preparare insieme la cena e far trovare tutto pronto agli ospiti quando sarebbero rientrati. Il menù previsto è stato pensato nella semplicità di questa iniziativa: pasta al pesto, tacchino al forno con fagiolini, e per finire mandarini e crostate preparate da una volontaria di Athletica Vaticana. “Una realtà sportiva come la nostra – sottolinea il presidente Giampaolo Mattei – non può non stare vicino alle persone più fragili in una giornata di festa mariana, come questa che stiamo vivendo. Siamo noi a dover dire grazie a tutta la comunità di Palazzo Migliori che ci da l’opportunità di crescere, e la cosa bella che oggi non siamo da soli, ma insieme a noi ci sono gli sportivi di altre realtà, perché l’idea è proprio quella di uscire fuori dalle mura e fare le cose insieme, di essere un ponte e consentire a tutti di vivere l’esperienza della carità che ci riporta all’essenzialità della vita, e per questo siamo noi a dover dire grazie alle persone più povere per la lezione che ci danno”.
Un’Ave Maria donata al Papa
Durante la cena per gli ospiti è arrivata una bella sorpresa musicale. Omar Pedrini già leader del gruppo rock Timoria, ha cantato alcune delle sue più belle canzoni, tra cui una intensa ed inedita Ave Maria che lo scorso 22 novembre il rocker bresciano ha simbolicamente e personalmente consegnato a Papa Francesco. “Io sono molto devoto alla Madonna – confida Pedrini – per me è la mamma. soprattutto dopo che ho perso la mia mamma terrena. Non mi sono mai voluto allontanare dalla fede anche nei momenti più difficili della mia vita e questo mi ha aiutato molto, soprattutto le amicizie con alcuni sacerdoti come don Andrea Gallo, don Luigi Ciotti e don Bruno Bignami che ha assistito spiritualmente la mia mamma durante il periodo della malattia”. E proprio don Bignami che suggerisce ad Omar di registrare questo brano inedito e donarlo a Papa Francesco.
Un invito a sorpresa per l’Immacolata
“Questa Ave Maria nasce una ventina di anni fa, quando nacque il mio primo figlio – racconta Pedrini– l’ho sempre tenuta come una cosa mia e non ho mai pensato di volerla commercializzare. Non è in vendita ma è a disposizione per sostenere iniziative solidali per le persone povere e sole. L’ho cantata in chiesa in alcune occasioni importanti, come il battesimo dei miei due figli più piccoli e poi al funerale della mia mamma”. Nella canzone Pedrini racconta tutta la fragilità di un uomo che dà del tu alla sofferenza per le sette operazioni al cuore che lo hanno tenuto in sospeso tra la vita e la morte. “È stato davvero emozionante poter consegnare la mia canzone nelle mani di Papa Francesco – continua Omar – gli ho raccontato la storia di questa Ave Maria, per lui ho fatto una versione un po' meno rock e l’ho chiamata "Totus tuus" come il motto apostolico di Giovanni Paolo II. E qualche giorno fa quando mi è arrivato questo invito a cantare qui a Palazzo Migliori proprio nel giorno dell’Immacolata, tra gli ultimi e tra coloro che dedicano la vita all’aiuto di chi ha bisogno, per me è stato un regalo bellissimo che mi renderà ancora più ricco, perché per me queste sono le mie vere ricchezze!”
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