Musei Vaticani, l’arte con lo sguardo del restauratore
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Non un critico, né uno storico dell’arte. Il restauratore ha un contatto ravvicinato con i capolavori: tra lui e l’opera intercorre un rapporto intimo, speciale. Guardare con gli occhi di chi restaura è l’invito rivolto a tutti i visitatori dai Musei Vaticani con l’iniziativa espositiva “Oltre la superficie. Lo sguardo del restauratore”, al via da oggi lunedì 11 dicembre. L’occasione è offerta dal centenario del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei dei Musei Vaticani, fondato nel 1923 su impulso di Pio XI e grazie alla lungimiranza direttore Bartolomeo Nogara, dal pittore e Maestro restauratore Biagio Biagetti, allora direttore artistico della Pinacoteca e delle Gallerie Pontificie.
Sotto la lente del restauro
Per oltre un anno a partire da oggi la visita ai Musei del Papa si arricchisce di un percorso integrativo, interattivo e diffuso alla scoperta di segreti, curiosità, dettagli e aneddoti che si celano dietro un’opera d’arte e si svelano solo sotto la lente del restauro. Lungo le gallerie pontificie sono state collocate trentasette paline smart con un codice QR grazie al quale tramite smartphone è possibile accedere a contenuti extra relativi alle opere esposte.
I dettagli nascosti
Al visitatore è dunque data la possibilità di salire virtualmente sui ponteggi di un cantiere di restauro, scorgere i dettagli di un dipinto nascosti sotto la cornice o vivere l’emozione della scoperta di un capolavoro d’autore: dallo sguardo ritrovato della Madonna dei Battuti alle impronte digitali di Leonardo nel San Girolamo; dai segni sulla tavola della Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli agli affreschi di Pinturicchio venuti fuori sotto una stoffa da parati nell’Appartamento Borgia; dal ritrovamento dei colori originali di Raffaello nella Pala Oddi fino alle scoperte sulla tecnica utilizzata da Caravaggio per la Deposizione.
A stretto contatto con i capolavori
“In un museo come il nostro percorso ogni giorno da decine di migliaia di visitatori, spesso interessati principalmente alla Cappella Sistina o alle Stanze di Raffaello”, spiega a Vatican News Francesca Persegati, restauratore capo del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei dei Musei Vaticani. “Abbiamo voluto far cogliere dettagli che spesso a causa della fretta o della confusione sfuggono. Non raccontiamo il restauro delle opere, ma sveliamo i particolari che sono venuti fuori lavorando a stretto contatto con i capolavori per mesi interi di restauro. Mostriamo al visitatore le opere attraverso il nostro sguardo”.
Custodire il messaggio dell’arte
Celebrare il primo secolo di vita del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei di Musei Vaticani, un’istituzione che da subito si è posta all’avanguardia nel panorama della conservazione, significa per Francesca Persegati “ricordare un grande periodo in cui personaggi illustri hanno compreso che il ruolo del restauratore non era quello di un artista che lavora su un'opera rovinata. Era il 1923 quando una grande figura come Biagio Biagetti, pur essendo un bravissimo pittore, ha capito che in quel momento doveva esserci un cambiamento nell'approccio. E non era solo. In Vaticano anche il Papa e l’allora direttore dei Musei Vaticani Bartolomeo Nogara hanno colto l’importanza dell’aspetto scientifico che consente di preservare il messaggio originario dell'artista e la sua tecnica. Insieme hanno lavorato per questo cambiamento”.
Eredi di una grande storia
Lavorare per la conservazione delle opere dei Musei del Papa vuol dire per il restauratore capo del Laboratorio essere “eredi di un grande momento storico”. Centrale nella storia dell’istituzione vaticana è stata l’attività svolta a partire dagli anni ’70: “a quell’epoca risalgono la parchettatura della Trasfigurazione di Raffaello e l’ingresso in Laboratorio di Gianluigi Colalucci”, protagonista vent’anni più tardi del rivoluzionario restauro sugli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina e “allievo del fondatore del Istituto Centrale del Restauro Cesare Brandi”.
Con lo sguardo al futuro
Memore dei successi passati, ‘lo sguardo del restauratore’ oggi è rivolto al futuro: “Vorremmo essere sempre più aggiornati”, dichiara ancora Persegati, “lavorare in modo sostenibile e in coordinamento con altre realtà italiane e internazionali. Ci piacerebbe pubblicare uno stato dell’arte della nostra attività”.
Mani e cuore per restituire bellezza e speranza
“Il Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali lignei”, ricorda da parte sua il direttore Barbara Jatta, “è quello di tradizione più antica che abbiamo ai Musei e anche quello più numeroso in termini di persone. Questo è un centenario importante perché racconta di tante cose fatte: dal 'restauro del secolo' della Cappella Sistina a quello delle Stanze di Raffaello, o dell'appartamento Borgia; ma anche tanti altri restauri che testimoniano l'attenzione dei Musei del Papa alle opere di devozione presenti sul territorio. Un'attenzione che si esprime attraverso la conoscenza e il bagaglio culturale che i nostri professionisti tecnici restauratori altamente specializzati portano avanti da secoli. Mani e cuore che restituiscono bellezza e speranza”.
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