La Santa Sede: per Israele e Palestina l’unica soluzione è quella dei due Stati
Vatican News
La soluzione più praticabile per raggiungere una pace duratura rimane quella dei due Stati, "con uno status speciale garantito a livello internazionale per la città di Gerusalemme". Quanto affermato da Papa Francesco a più riprese in merito alla questione mediorientale, viene ribadito con vigore da monsignor Gabriele Caccia, Osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite di New York, che ieri, 24 gennaio, è intervenuto sulla situazione in Medio Oriente e sulla questione palestinese. “È fondamentale – osserva Caccia – che la comunità internazionale, insieme ai leader dello Stato di Palestina e dello Stato di Israele, persegua tale soluzione con rinnovata determinazione in un momento di diffusa disperazione e ostilità”.
Le preoccupazioni di Francesco
L’Osservatore della Santa Sede si sofferma sulla preoccupazione del Papa per la guerra in atto, e ne ripete le condanne contro l’attacco del 7 ottobre verso il popolo israeliano, le richieste di liberazione degli ostaggi a Gaza, le invocazioni per il cessate il fuoco esteso a tutti i fronti e affinché si faciliti la distribuzione degli aiuti umanitari, ne ribadisce poi la convinzione che quello in atto non è “il modo di risolvere le controversie tra i popoli”. Caccia quindi indica l’estrema gravità della situazione umanitaria a Gaza che “colpisce gli innocenti”, causando “sofferenze inimmaginabili”, le oltre 20mila persone uccise e i quasi due milioni di sfollati.
Il rispetto del diritto umanitario
Nell’intervento, l’arcivescovo esprime deplorazione per il fatto che “ospedali, scuole e luoghi di culto, che rappresentano l'ultima risorsa per coloro che fuggono dalla violenza a Gaza, vengano utilizzati per scopi militari e di conseguenza attaccati”. È essenziale – ripete poi – evitare che un'intera popolazione paghi le conseguenze di un atroce atto di terrorismo”, ricordando poi come “qualsiasi azione intrapresa per autodifesa deve essere guidata dai principi di distinzione e proporzionalità e rispettare il diritto internazionale umanitario”. L’appello ancora una volta è alla comunità internazionale affinché compia lo sforzo per “difendere e applicare il diritto umanitario”, unico modo per “garantire la difesa della dignità umana in situazioni di guerra".
In Israele così come in Palestina e in ogni altra parte del mondo, conclude Caccia, "ogni essere umano, sia esso cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo o religione, è sacro, prezioso agli occhi di Dio, e ha il diritto di vivere in pace".
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