Parolin ricorda il cardinale Consalvi: "Modello della realpolitik della Santa Sede"
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Si è aperto questa mattina, 22 gennaio, e si chiuderà domani martedì 23, nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani, il convegno “Il Cardinale Ercole Consalvi. Un diplomatico in tempi burrascosi 1757-1824”, organizzato dalla Segreteria di Stato, con il Pontificio Comitato di Scienze Storiche e i Musei Vaticani, in occasione del bicentenario della morte del cardinale. Morto il 24 gennaio 1824, il cardinale Ercole Consalvi è passato alla storia per il suo servizio di segretario di Stato di Papa Pio VII, con il quale, come ricorda l'attuale segretario di Stato cardinale Parolin, "era riuscito a costruire una reciproca intesa politica e umana".
Due volte segretario di Stato
Parolin tratteggia alcuni passaggi significativi della biografia del porporato romano, che ha ricoperto per ben due volte la carica di segretario di Stato, tra il 1800 ed il 1806 e dal 1814 al 1823. "L'interruzione - osserva il porporato - fu dovuta al capriccio dell'imperatore Napoleone, che, a causa delle non appropriate informazioni del suo ambasciatore a Roma, il cardinale Joseph Fesch, riteneva il Consalvi il vero responsabile dell'allontanamento tra le corti di Parigi e Roma; nella fattispecie lo riteneva colpevole della non disponibilità pontificia di adeguarsi alla politica estera francese". Parolin condivide il fatto che la figura del cardinale Consalvi è stata presente fin dai primi momenti del suo percorso diplomatico. Infatti, spiega, presso l'Accademica Ecclesiastica di Piazza della Minerva, luogo dove i diplomatici pontifici vengo formati al loro futuro lavoro e dove Consalvi stessi studiò, è conservato uno dei pochi ritratti del cardinale. Sempre Parolin, nel suo discorso di inaugurazione, ringrazia monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, per quanto è riuscito a realizzare per celebrare adeguatamente l'anniversario.
Consalvi ha ricollocato la Santa Sede nelle dinamiche internazionali
Il nome di Consalvi, precisa ancora il cardinale, è sinonimo di un certo modo di far diplomazia. Seppe infatti "trattare con il primo console Napoleone Bonaparte per assicurare la pacificazione religiosa alla Francia tramite il concordato del 1801; ha resistito all'imperatore Napoleone che voleva imbrigliare l'autonomia della politica estera pontificia nel 1806; ha fatto quadrato intorno alla prerogative papali sulla nullità delle nozze imperiali nel 1810 al punto da perdere gli attributi esterni del cardinalato (il colore rosso) ed essere ridotto ad un «cardinale nero» (il Consalvi si rifiutò di assistere al matrimonio fra Napoleone e Maria Luisa d'Austria, il che provocò l'ira dell'Imperatore, il quale ordinò che i suoi beni e di altri 12 Cardinali fossero confiscati e che essi fossero privati del loro rango, dovendo vestire come norali sacerdoti e da qui il soprannome di «cardinali neri»); ha ricollocato la Santa Sede all'interno delle dinamiche internazionali grazie al suo operato al Congresso di Vienna (1814-1815), fino al punto di vedere il Papato partecipe attivo dell'epoca della diplomazia multilaterale dei Congressi internazionali della Restaurazione da Verona a Lubiana, e ha rilanciato - ricorda ancora - con determinazione e creatività la stagione dei concordati, fino a giungere per la prima volta a sottoscrivere testi anche con potenze acattoliche".
Espressione della teologia politica dell'epoca
"In un'epoca in cui il principio di legitimità attraversava le riflessioni politiche e i criteri di riordino internazionale", prosegue il cardinale Parolin, Consalvi "ha saputo esprimere e incarnare la teologia politica dell'epoca, che seguendo l'impostazione paolina secondo la quale ogni potere viene dall'alto, non si preoccupava più della legittimità in chiave dinastica o di diritto, ma con estremo realismo entrava nelle interlocuzioni con chi di fatto deteneva il potere". Si sottolinea l'approccio biblico-teologico di Consalvi su cui "si staglia la politica realista del cardinale".
Il "consalvismo" e la scuola della realpolitik
Il cardinale Parolin entra nel merito di quello che la storiografia denomina come "attitudine diplomatica secondo la quale vi è un primato della realtà sulle aspettative ideali". A livello storico, rimarca, si tratta per Consalvi della "capacità di accettazione del mondo fuoriuscito dalla Rivoluzione francese per quello che è e non di un vacuo e antistorico sforzo rivolto a far sparire quel mondo in tutti i modi possibili. Si tratta di capacità di adattamento - precisa - avendo però ben chiari i limiti della propria opera che nel cardinale segretario di Stato erano dettati dalle esigenze dottrinali essenziali". Proprio questa sfida della realtà ha portato, ritiene ancora Parolin, la diplomazia papale a farsi carico della stessa, "senza romanticismi e idealismi, ma nella fatica del lavorio continuo, discreto, operoso e virtuoso". E in questa linea si trovano altri segretari di Stato, che vanno da Mariano Rampolla del Tindaro a Pietro Gasparri, da Eugenio Pacelli ad Agostino Casaroli. Si tratta della scuola della realpolitik, che in ultimo cerca e pratica tutte le soluzioni possibili per il mantenimento in sopravvivenza dei cattolicesimi locali e, nel caso, per un loro sviluppo". Si tratta di una diplomazia, conclude il porporato, che sa adattarsi intelligentemente ai tempi riconoscendone le peculiarità, cioè dando risposte contingenti a questioni contingenti.
Punto di riferimento e di ispirazione come "modello della realpolitik della Santa Sede", il cardinale Consalvi viene ora ricordato con una nuova pubblicazione in italiano e francese delle sue Memorie, l'emissione di un francobollo commemorativo dello Stato Città del Vaticano, il documentario Ercole Consalvi. Le sens de l’Histoire, realizzato da Olivier Besse per l'emittente francese KTO e proiettato al termine della sessione mattutina del convegno, introdotta dai saluti e dai ringraziamenti di padre Marek Inglot, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.
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