"Nessuno escluso", Ruffini: imparare dai più fragili, comunicare è accogliere tutti
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Un esempio tangibile di come la comunicazione può essere veicolo di inclusione. Lo afferma Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, parlando, in occasione del 170mo anniversario del Pio Istituto dei Sordi, a Milano, del progetto Nessuno escluso, ideato durante il periodo della pandemia e sostenuto proprio da questa realtà. Nella sede del Centro Asteria del capoluogo lombardo, presenti anche il vice-direttore editoriale dei media vaticani Alessandro Gisotti e suor Veronica Donatello, consultore del medesimo dicastero e responsabile del Servizio CEI per la pastorale delle persone con disabilità. A moderare l'appuntamento, Elisabetta Soglio, responsabile dell'inserto Buone Notizie del Corriere della Sera.
Per una Chiesa e una società sempre più accoglienti
"La comunicazione non deve escludere nessuno. Non deve e non può. Perché, escludendo, contraddice se stessa, il suo significato più profondo, la sua essenza", che sta nel mettere in relazione, nell’unire. È quanto sottolinea Ruffini - dopo l'introduzione di Emilia Tinelli (ALFA - Associazione Lombarda Famiglie Audiolesi APS) - precisando che questo è uno dei pilastri dell'insegnamento di Papa Francesco, il quale, per esempio, nella GMG di Lisbona ripeteva che la Chiesa apre la porta a tutti. Allo stesso modo, spiega il prefetto, l'iniziativa Nessuno escluso vuol essere un contributo perché la società tutta sia capace di essere più accogliente e sappia parlare a tutti e ascoltare tutti. "Il deficit motorio, sensoriale o intellettivo - ricorda citando il Papa nel Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali 2015 - è sempre una tentazione a chiudersi; ma può diventare, grazie all’amore dei genitori, dei fratelli e di altre persone amiche, uno stimolo ad aprirsi, a condividere".
Una comunicazione inclusiva promuove la dignità
"Da voi abbiamo imparato l'importanza dei segni", dice Ruffini che ricorda le parole di Francesco ai dipendenti del dicastero il 12 novembre 2022 quando rimarcava che comunicare non è solo un atto tecnico ma richiede il coinvolgimento del cuore umano. Il progetto Nessuno escluso, dunque, è una risposta "ad una esigenza sempre più sentita" e finora i dati lo confermano, come spiega Gisotti: nel 2023, sono stati 112 gli eventi del Papa accompagnati dalla sottotitolatura e dalla lingua dei segni, 1 mln 473mila il numero di visualizzazioni totali (ca. +13% rispetto al 2022). Si è colmato un vuoto, insomma, sperimentando la possibilità di mettere in atto una comunicazione che "promuove la dignità delle persone", afferma ancora il prefetto. Guardando al Giubileo del 2025 e alla speranza di poter arricchire ulteriormente questa collaborazione, Ruffini condivide che "abbiamo tanto da imparare da chi è più fragile".
Gisotti: la app Vatican for all intercetta una domanda forte
All'intervento di Paolo Ruffini è seguita una tavola rotonda e una serie di testimonianze dal complesso mondo della sordità. Marco Petrillo, presidente della Fondazione Pio Istituto dei Sordi, ha ripercorso la genesi di questa realtà, la cooperazione con l'arcidiocesi, la traduzione dei primi libri, fin dal 2016, in Lis. Gisotti, ancora per parte vaticana, ha illustrato l'evoluzione di un progetto partito in via sperimentale con la Pasqua 2021, quando ci si è resi conto di tutto un mondo che nella pandemia emergeva in modo dirompente e tragico e rischiava di essere messo all’angolo: anziani, persone con diverse disabilità, bambini e adolescenti. "Le tracce - aggiunge - sono ancora molto profonde soprattutto nei più vulnerabili". La app Vatican for all - nata grazie alla collaborazione e al sostegno economico del Pio Istituto dei sordi di Milano, di CBM Italia-Missioni cristiane per i ciechi nel mondo, Freunde von Radio Vatikan (Amici della Radio Vaticana) e St Francis Borgia Deaf Center di Chicago - sta mostrando di aver centrato una domanda che non può essere trascurata.
Suor Donatello: si sta creando una cultura di apertura
Lo racconta con la sua proverbiale dolcezza e competenza suor Donatello, che dice di essere "emozionata e grata". Parla di un progetto "nato da dentro che ha smosso il cuore". E ricorda che c’è un mondo di tecnici che si è appassionato, "questa è la cosa bella. È molto bello anche perché sta creando una cultura, ormai viene automatico". L'iniziativa sta contagiando anche altri dicasteri che chiedono di voler organizzare eventi tenendo conto di questa modalità di inclusione. "Ciò che è bello è replicabile. Ci arrivano foto di bambini, da tutto il mondo, che ci ringraziano. È un progetto realizzato con loro, con le persone con disabilità. Solo con la GMG abbiamo avuto 45mila visualizzazioni". Abbiate il coraggio di osare perché la Chiesa diventa afona se si priva della voce di ciascuno.
Un modo di vivere la sinodalità
Sul fare "con" chi soffre di una forma di disabilità si sofferma don Mauro Santoro, presidente della Consulta diocesana. "Nel Consiglio diamo protagonismo alle persone sorde in modo che si sentano non solo destinatari, fruitori", spiega, invitando a fare un cammino con le comunità locali evitando di creare progetti segreganti, dove si ritrovano solo i sordi. Ciò che sta a cuore, in sostanza, è la mescolanza dei carismi e delle condizioni di vita. Così si superano stigmi e pregiudizi. "Stiamo accogliendo anche il grido che viene dalle parrocchie - aggiunge - il lavoro da fare è ancora tanto, ma questa è la via per vivere una autentica sinodalità". Esempi di vite che hanno potuto trovare sostegno in questo tipo di approccio inclusivo sono quelle presentate in questo incontro: da Marco Faggetti, membro del consiglio episcopale, a Giuseppe Lagatta, seminarista, il quale confida: "Non mi sento solo - dice - anche se è stata dura e in seminario non c'è l'insegnante di sostegno". A suggellare il confronto di questa serata, le parole dell'arcivescovo Mario Delpini: "La Chiesa ha bisogno di un esercizio di immaginazione - ha chiosato - aspetto la testimonianza di sordi santi".
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