Gallagher in Turchia: servono cristiani autentici in questa terza guerra mondiale a pezzi
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
La prima chiamata, in una congiuntura internazionale “non poco difficile” e in un contesto internazionale che - come ha sempre detto il Papa – è quello di una “terza guerra mondiale a pezzi”, è ad essere “cristiani autentici”. Poi a rafforzare la fede e i legami tra cristiani, in vista anche del 1700.mo anniversario del Concilio di Nicea. È iniziato ieri, 28 febbraio, il viaggio di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, in Turchia in occasione dell’Antalya Diplomacy Forum, l’annuale conferenza sulla diplomazia internazionale che si tiene a Istanbul dal 2021 e che riunisce responsabili politici, diplomatici e accademici per scambiarsi idee e opinioni su diplomazia, politica e affari.
A Istanbul fino al 2 marzo
Nella città ponte tra Oriente e Occidente l’arcivescovo vi resterà fino al prossimo 2 marzo, come ha reso noto l’account su X della Segreteria di Stato @TerzaLoggia che ha pubblicato dettagli sul programma del viaggio. Ieri pomeriggio Gallagher ha presieduto la Messa presso la Cattedrale dello Spirito Santo di Istanbul, a cui ha partecipato il patriarca ecumenico Bartolomeo I che oggi ha ricevuto in visita privata l’arcivescovo.
Il 2 marzo Gallagher prenderà parte ai lavori del Forum sulla diplomazia. L’evento, organizzato dal Ministero degli Esteri turco, giunto alla sua terza edizione, già dal titolo - Advancing Diplomacy in Times of Turmoil – chiarisce l’intenzione di esplorare percorsi pacifici in mezzo a disordini globali. Attraverso interventi, tavole rotonde, opportunità di networking, si vuole riflettere su questioni di stringente attualità come – si legge sul sito – le guerre in corso, il terrorismo, l’immigrazione, l’aumento di razzismo e xenofobia, i cambiamenti climatici e i disastri naturali, le pandemie e i rischi imprevisti dell’intelligenza artificiale.
La Chiesa, unità nella diversità
“Tumulti”, appunto, come recita il titolo dell’evento, dinanzi ai quali anche e soprattutto i cristiani e la loro fede sono chiamati a dare un contributo per la pace e il bene comune. Gallagher lo ha sottolineato nella sua omelia in cattedrale, celebrata in vista dell’undicesimo anniversario di pontificato di Francesco, il 13 marzo. “Nella attuale congiuntura internazionale, che non è poco difficile, in un contesto internazionale che il Santo Padre ha a lungo definito come una terza guerra mondiale a pezzi, siamo chiamati prima di tutto ad essere cristiani autentici, capaci di essere guidati dallo Spirito, senza cedere alla tentazione di resistere a Lui. Lo Spirito Santo, sappiamo, scompiglia i nostri piani e progetti e fa avanzare la Chiesa. Perché la Chiesa è unità nella diversità”, ha sottolineato l’arcivescovo.
L'anniversario del primo Concilio ecumenico
Si è detto poi contento di incontrare la comunità cattolica di questa che è conosciuta come la “Terra Santa del Nuovo Testamento”, luogo dei primi otto Concili Ecumenici, e anche i pastori e rappresentanti delle altre Chiese Cristiane della Turchia. “Come cristiani, facciamo tutti parte della stessa famiglia dei figli di Dio e condividiamo la stessa fede in Cristo e nella Chiesa che egli ha fondato. Continuiamo a procedere insieme”, è stato l’invito di Gallagher.
Ha definito, in tal senso, “occasione propizia” la commemorazione del 1700.mo anniversario del primo Concilio Ecumenico di Nicea “per rafforzare la nostra unità come membri della Chiesa di Cristo”. In quel Concilio, i leader della Chiesa proclamarono infatti la prima versione del Credo, poi divenuto il Credo Niceno-costantinopolitano dopo il secondo Concilio Ecumenico a Costantinopoli. “Speriamo che questa imminente celebrazione dell'anniversario rafforzi la fede di tutti i cristiani”, è stato l’auspicio del Segretario per i Rapporti con gli Stati.
Al servizio degli altri
Da lui anche l’invito a “cercare solo la volontà di Dio”, a “metterci al servizio degli altri”, a “renderci piccoli” e “dare la nostra vita per gli altri”. “Naturalmente, questo comporterà spesso umiliazione e fallimento di fronte agli altri”, ma “il Signore ha mostrato con la sua stessa vita che questo cammino è possibile: Egli non è venuto per essere padrone, ma per essere servo!”, ha rimarcato Gallagher. Ha concluso quindi la sua omelia ricordando le parole di Papa Francesco nella stessa Cattedrale, durante il viaggio a Istanbul nel novembre 2014: “La Chiesa e altre Chiese e comunità ecclesiali sono chiamate a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, e a rimanere sempre aperte, docili e obbedienti. È Lui che porta armonia alla Chiesa”.
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