La riflessione sulla comunione fraterna chiude la quarta e ultima “Lectio Petri”
Marina Tomarro - Città del Vaticano
“Queste letture sono state l’occasione di intrecciare il sacro e il profano come spesso succede, e di farlo nella Basilica di San Pietro leggendo testi sacri davanti a un pubblico eterogeneo dove molti non sono credenti, proprio per avviare un dialogo che è alla base del nostro impegno anche come Cortile dei gentili e come ci chiede Papa Francesco”. Così il cardinale Gianfranco Ravasi ha voluto fare un bilancio per questa edizione delle Lectio Petri promosse dal “Cortile dei Gentili” e dalla Fondazione Fratelli tutti, che si sono concluse ieri sera nella Basilica di San Pietro. Tema dell'incontro: “Avevano un cuore solo e un’anima sola e fra loro tutto era comune”. La serata è stata aperta dal saluto del cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica vaticana. “San Pietro - ha detto il porporato - ha testimoniato consegnando la propria debolezza e il proprio fallimento ad un amore più grande. Lui e gli altri apostoli ci invitano a vivere in quella stessa unità in cui loro hanno vissuto con Gesù, per provare quella stessa gioia. Ciascuno di noi può aspirare a questo. Vi auguro di fare questa stessa scelta”
Un percorso di letture per riflettere
A dar voce ad alcune pagine degli Atti degli Apostoli, in questi incontri è stata l’attrice e conduttrice Beatrice Fazi. “Le letture che mi hanno chiesto di leggere sono state tutte molto significative - ha sottolineato - e tutte in qualche modo hanno tracciato un percorso che si compie proprio con questo evento conclusivo. Soprattutto quest’ultima è veramente appropriata per il tempo di Quaresima che stiamo vivendo, perché i due protagonisti Anania e Saffira, una coppia di sposi, sono molto attuali, perché non si fidano abbastanza di Dio, non donano tutto, ma trattengono dei denari per loro stessi temendo forse per il futuro. E questo alla fine è un combattimento che ci vede tutti coinvolti: condividere tutto a volte ci costa ma è sempre la paura che va sconfitta, e quindi queste letture sono un bel monito per tutt!”. Ieri sera eccezionalmente gli intermezzi musicali sono stati affidati al maestro Uto Ughi, violinista di fama internazionale. “L’arte è spiritualità - ha detto - e noi in questa basilica siamo nel cuore mondiale della spiritualità, è una combinazione unica”
Avere gli occhi chiusi davanti al Paradiso
Il tema della serata è ruotato intorno ad una parola di origine greca koinonìa, cioè comunione fraterna, e le considerazioni conslusive sono state affidate alla regista e sceneggiatrice Alice Rohrwacher. “La mia riflessione parte da un dipinto “La cacciata dal paradiso” di Masaccio, che si trova nella cappella Brancacci a Firenze, dove proprio a cornice delle storie di Pietro, l’artista mette proprio Adamo ed Eva che ad occhi chiusi si allontanano dal paradiso terrestre. E allora inizio proprio da questo Paradiso che noi non riusciamo più a vedere. Infatti se noi dobbiamo disegnarlo, lo facciamo partendo dalla nostra natura terrestre, non riusciamo ad immaginare oltre. E questo mi ha fatto pensare che forse è questa terra il paradiso, che però noi avendo gli occhi chiusi come nel dipinto di Masaccio non la guardiamo con attenzione” Un tema strettamente collegato alla serata dove il filo rosso è rappresentato proprio dalla comunione di una comunità che si rompe a causa dell’individualismo. “La mia è una professione laica – prosegue la regista – ma questa riflessione mi guida sin dal mio primo film “Corpo celeste”, tratto da una riflessione della scrittrice Anna Maria Ortese, sul momento in cui lei bambina si rende conto che la Terra è un corpo celeste e che quindi non è necessario ricercarlo nello spazio, perché è qui e noi ne facciamo parte”.
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