Caccia: gli interessi sovrani non possono giustificare mai i crimini contro l'umanità
L’Osservatore Romano
È necessario arrivare alla «conclusione di uno strumento universale, multilaterale e giuridicamente vincolante, che codifichi il diritto consuetudinario esistente» in tema di «crimini contro l’umanità come crimini internazionali». Ciò «promuoverebbe certamente la cooperazione internazionale nella prevenzione e nella punizione di questi atti efferati». Così l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le Organizzazioni internazionali, nel suo intervento al sesto comitato della 78.ma Assemblea generale dell’Onu, dedicato all’esame di una bozza di testo sulla prevenzione e punizione dei crimini contro l’umanità.
«La futura convenzione aiuterebbe la comunità internazionale a realizzare meglio il bene comune», che — ha detto ancora l’arcivescovo citando Papa Francesco — esiste solo considerando «la persona umana in ogni momento». Sarebbe dunque auspicabile l’aggiunta di un riferimento alla dignità umana nel preambolo del testo, nonché «all’imperativo della prevenzione». Infatti, «gli imperativi morali intrecciati del rispetto della dignità umana e della promozione del bene comune portano alla conclusione che gli interessi sovrani non possono mai giustificare i crimini contro l’umanità»: pertanto, ha concluso, la definizione di detti crimini «non dovrebbe discostarsi dalle norme consuetudinarie esistenti».
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