Università Cattolica, Parolin ai giovani: vivere a fondo l'oggi, altrimenti non ci sarà futuro
Vatican News
Vi sono luoghi dove il futuro sembra arrivare prima: “Uno di questi è il mondo universitario, perché in esso si preparano i professionisti di domani e si sviluppa la ricerca da cui derivano le innovazioni spesso più decisive per il progresso della famiglia umana”. Si apre con questa riflessione la lettera che il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, inviato al presidente dell’Istituto di Studi Superiori “Giuseppe Toniolo”, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, in occasione della 100.ma Giornata per l’Università Cattolica che ricorre oggi 14 aprile.
In tensione
Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio è il tema scelto e proprio a partire da questo che si snoda la missiva del cardinale, che fa seguito al saluto del Papa al Regina Caeli con l’incoraggiamento all’Ateneo a proseguire “il suo importante servizio formativo nella fedeltà alla sua missione e attento alle odierne istanze giovanili e sociali”. “Oggi sull’avvenire si concentrano aspettative importanti, ma al contempo sembrano addensarsi nubi minacciose; e i giovani, all’interno dell’ambiente accademico, percepiscono e vivono con particolare intensità questa tensione”, scrive Parolin. In un simile orizzonte “non si può restare prigionieri del passato e neppure proiettarsi in modo ingenuo e sbrigativo nel domani”, sottolinea. “Occorre invece alimentare la consapevolezza che tutto si gioca nel presente, perché non ci sarà vero avvenire se non si vive fino in fondo l’oggi”.
La lungimiranza dei fondatori
Il segretario di Stato ricorda che proprio “l’urgenza di offrire ai giovani le migliori condizioni per costruire il futuro a partire dal presente” è stato ciò che ha animato i fondatori dell’Università Cattolica. “Oggi che ‘la Cattolica’ è tra le più importanti e prestigiose Università del Paese e assume un ruolo sempre più rilevante anche a livello internazionale, possiamo vedere quanto sia stata feconda e lungimirante l’intuizione dei fondatori”, osserva Parolin, citando soprattutto la Beata Armida Barelli e padre Agostino Gemelli. A quest’ultimo si deve la “capillare opera di collegamento per dar vita a una rete internazionale di atenei cattolici”. Quindi la nascita della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC) che, come ha ricordato il Papa nell’udienza in occasione delle celebrazioni per il centenario, svolge un lavoro “prezioso” che contribuisce alla missione odierna della Chiesa.
Il legame tra Gmg e pastorale universitaria
A proposito di anniversari, il cardinale ricorda nella lettera il 40.mo anniversario del primo grande raduno di giovani a San Pietro (14 aprile 1984) che divenne il germoglio da cui fiorirono le Giornate Mondiali della Gioventù. In questi quarant’anni il legame delle GMG con la pastorale universitaria si è fatto via via più stretto fino all’evento di Lisbona dello scorso anno, quando il Papa ha dedicato un incontro specifico al mondo universitario, “delineando una sorta di ‘manifesto’ della missione degli atenei cattolici nel nostro tempo”, scrive Parolin: “Proprio perché ai giovani non può essere rubato il futuro, li ha invitati a investire con grande coraggio sul presente per rispondere alla sana inquietudine che dimora nelle loro menti e nei loro cuori”.
Il messaggio della CEI
Un messaggio per il centesimo anniversario è giunto alla Cattolica anche da parte della Conferenza Episcopale italiana (CEI) che, nel suo testo, si sofferma in particolare sulla situazione di “grande incertezza” nel mondo giovanile “che oscilla tra paure e slanci, smarrimento e ricerca di sicurezze, senso di solitudine e rincorsa ad abitare i social media”. A partire dal tema scelto per la Giornata, i vescovi italiani esortano a “prendere sul serio la domanda di futuro che oggi non è solo dei giovani, ma certamente essi la sentono in modo più urgente e, per alcuni versi, drammatico. Ci troviamo – si legge - ad affrontare scenari imprevedibili, determinati dai cambiamenti climatici, dai devastanti conflitti in corso, dai precari equilibri internazionali, dalle criticità economiche. A questi macro-fattori si aggiungono le situazioni personali e contingenti percepite in modo più diretto dai giovani come la mancanza di lavoro, la fragilità dei legami affettivi, i rapidi cambiamenti sociali determinati dalle innovazioni tecnologiche, la crisi demografica che fa dell’Italia un Paese in progressivo e rapido invecchiamento”.
“Tutto - sottolinea il messaggio CEI - sembra consumarsi nel vissuto quotidiano senza più considerare il futuro, troppo fluido e confuso, mentre dovremmo costruirlo assieme valutando in tale prospettiva le scelte di oggi”. Anche il mondo universitario risente di tale scenario a causa pure degli “strascichi, non del tutto assorbiti” della pandemia: “I giovani cercano luoghi che siano in grado di alimentare i loro desideri, che sappiano dare concretezza ai loro sogni e che non soffochino la loro speranza”, affermano i presuli. L’Università Cattolica del Sacro Cuore, nata sulle macerie di una guerra mondiale e in un quadro sociale e politico di grande incertezza, può rappresentare “uno spazio fecondo e creativo per dare ai giovani non tanto aspettative per il futuro quanto certezze per un presente da protagonisti e da veri artefici di un domani che sia più sostenibile, fraterno e pacifico per tutta l’umanità”.
Tre condizioni
Sono però necessarie alcune “condizioni”. Anzitutto la natura ecclesiale dell’Ateneo che non è "un mero fattore nominale": l’Università Cattolica è nata e cresciuta grazie al contributo materiale e spirituale dei cattolici italiani e oggi, come in passato, è chiamata a curare la formazione delle nuove generazioni così da offrire “un rilevante apporto culturale alla presenza dei cattolici nel Paese”. La seconda dimensione è invece legata alle sfide dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale: è certamente doveroso, scrive la CEI, valorizzare le tante opportunità offerte ma allo stesso tempo “valutare le implicazioni etiche, culturali, sociali ed economiche”. Serve infatti “una visione d’insieme e un approccio transdisciplinare”. Infine, terza condizione, è l’“urgenza che i giovani non solo ritrovino fiducia e speranza, ma siano davvero consapevoli e protagonisti di un cambiamento non meno epocale nelle valutazioni e nelle scelte rispetto a quanto sta accadendo in ambiti decisivi per il presente e il futuro dell’umanità”. Compito di un Ateneo cattolico è dunque quello di aiutare i giovani “a essere artefici di uno sviluppo davvero sostenibile e attento alle necessità di tutti, soprattutto i più poveri ed emarginati”; a essere “protagonisti di una cultura della fratellanza” e a “ridisegnare il volto dell’umano sfigurato da visioni e modelli che snaturano il senso degli affetti, la dimensione trascendente della vita umana, la domanda di verità e di bene che abita il cuore di ogni donna e di ogni uomo”.
Una Messa nell'Ateneo di Milano
Per l’importante anniversario una Messa è stata celebrata oggi nell’Aula Magna dell’Ateneo di Milano. A presiederla, l’assistente ecclesiastico monsignor Claudio Giuliodori che, nella sua omelia, ha ricordato che “l’Università Cattolica è nata per essere un luogo dove, grazie ad un dialogo serrato, aperto e illuminato dalla fede tra docenti e studenti, nel costante confronto con tutti i saperi, si affrontano le grandi questioni e si acquisiscono quelle competenze necessarie per contribuire ad un mondo dove le donne e gli uomini possano vivere in modo solidale e giusto”.
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