È morto Carlo Di Cicco, vicedirettore de L'Osservatore Romano dal 2007 al 2014
L'Osservatore Romano
È morto nella mattina di lunedì 15 aprile a Roma, all’età di 79 anni, Carlo Di Cicco, vicedirettore de L’Osservatore Romano dal 2007 al 2014. Nato a Valleluce, in provincia di Frosinone, il 9 luglio 1944, Di Cicco, fermamente pacifista, passò anche un breve periodo in carcere essendosi rifiutato di svolgere il servizio militare nell’epoca in cui ciò costituiva appunto reato. Per diversi anni è stato redattore dell’agenzia giornalistica Asca (poi Askanews, ndr), come vaticanista e cronista. Nella stessa agenzia, di cui divenne anche redattore capo, creò una redazione “Sociale” in cui credette con totale impegno, tanto da introdurre, per la prima volta in Italia, la figura del “redattore sociale”. Una sezione attraverso la quale si impegnò a fondo affinché fosse assicurato un flusso quotidiano e continuo di notizie su fatti e politiche che riguardassero le realtà marginali della società, il volontariato e il terzo settore.
Occhio sempre orientato ai poveri e ai bisognosi
Uomo di forti ideali e principi, all’agenzia di stampa fu molto attivo come sindacalista nel comitato di redazione e attraverso la redazione “Sociale” veicolava notizie. Scrittore, tra i suoi libri più apprezzati si ricorda Ratzinger. Benedetto XVI e le conseguenze dell’amore del 2006 (Edizioni Memori), che ebbe il merito di tracciare un profilo controcorrente dell’allora Pontefice, mettendone in risalto tratti differenti da quelli presentati dalla stampa in quegli anni. Molto vicino alla spiritualità e alla comunità salesiana, a L’Osservatore Romano Di Cicco portò soprattutto il forte senso del lavoro, della dignità preziosa della professione giornalistica e la spinta ad avere l’occhio sempre orientato ai più poveri e ai più bisognosi, ai migranti in primo luogo. Allo stesso tempo non mancò di fare sentire l’attenzione del giornale della Santa Sede alle comunità dei religiosi e delle religiose.
Amico dei vescovi Tonino Bello e Luigi Bettazzi
Vicino all’associazione “Pax Christi”, di cui fu militante (per dieci anni fu direttore del Bollettino nazionale), fu amico dei vescovi Tonino Bello e Luigi Bettazzi. Un impegno, quello per la pace, che non abbandonò mai e che poté proseguire a tempo pieno anche terminato il suo impegno nel nostro giornale attraverso analisi condotte attraverso diverse testate giornalistiche, e numerose pubblicazioni, fra le quali si ricordano quella dedicata a Cuba, tra Francesco e Obama del 2016 e quella intitolata Da Pinocchio a Pax Christi. La lunga marcia della Pace (2021). «Questa desiderata isola ancora non trovata - scrisse Di Cicco presentando il libro - è cercata in cammini economici e militari accidentati, senza garanzia che l'isola sarà raggiunta nel corso della storia. Il seme della guerra non sta nelle armi, ma nel cuore dell'uomo che sa odiare e uccidere. La pace è talmente contraddetta dall’esperienza da confondersi con una favola come Pinocchio. Incredibile storia di un burattino che diventa umano, bambino, perché amato e infine responsabilizzato». I funerali di Carlo Di Cicco saranno celebrati mercoledì 17 aprile, alle ore 11, nella basilica romana di San Giovanni Bosco.
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