Aperti al mistero, avendo cura della fede dei semplici
Andrea Tornielli
«Il magistero ecclesiale protegge la fede dei semplici... questo è il suo compito democratico. Esso deve dare voce a quelli che non hanno voce». Vengono in mente queste parole del cardinale Joseph Ratzinger dopo aver concluso la lettura delle norme sui presunti fenomeni soprannaturali pubblicato dal Dicastero per la Dottrina della fede. Un documento che rispecchia l’approccio pastorale che caratterizza il pontificato di Francesco e che si è reso necessario per superare difficoltà, vicoli ciechi e aperte contraddizioni accadute nell’ultimo mezzo secolo, con pronunciamenti di segno anche opposto sullo stesso fenomeno.
La fede dei semplici è protetta innanzitutto perché nel testo si ribadisce chiaramente che la Rivelazione si è conclusa con la morte dell’ultimo apostolo e che nessun fedele è tenuto a credere ad apparizioni o altri fenomeni presunti soprannaturali, anche nel caso siano stati lungo i secoli approvati dall’autorità ecclesiastica ed esplicitamente dichiarati soprannaturali. Al tempo stesso, si riconosce che in tanti casi queste manifestazioni eccezionali hanno provocato un’abbondanza di frutti spirituali e di crescita nella fede e dunque l’autorità della Chiesa non deve avere un aprioristico giudizio negativo, quasi che Dio o la Vergine Maria avessero bisogno dell’autorizzazione di una curia o di un Dicastero vaticano per manifestarsi.
È poi chiarissimo l’intento di proteggere la fede dei semplici da illusioni, fanatismi, truffe, fenomeni di marketing religioso, come pure dall’ossessione di rincorrere questo o quel messaggio apocalittico finendo per dimenticare l’essenziale del Vangelo.
Colpisce poi la scelta di non voler più arrivare – se non in casi rarissimi che coinvolgono direttamente l’autorità del Successore di Pietro – ad impegnative dichiarazioni di autenticità e di soprannaturalità del fenomeno. Ed è anche questo un modo per tutelare la fede del popolo di Dio, lasciando maggiore libertà di aderire a devozioni e pellegrinaggi quando non si ravvedono ragioni che lo sconsigliano. Continuando a studiare il fenomeno, ad accompagnare veggenti senza lasciarli soli e allo sbando (come purtroppo è accaduto), a svolgere attività pastorali e catechesi che aiutino a portare buoni frutti spirituali.
Vengono introdotte 6 categorie di voto conclusivo sui presunti fenomeni, al posto delle 3 preesistenti. Secondo le vecchie norme del 1978, il giudizio poteva concludersi con una dichiarazione di soprannaturalità (constat de supernaturalitate), con una dichiarazione negativa ma aperta a possibili ulteriori sviluppi (non constat de supernaturalitate) o con una dichiarazione decisamente negativa quando la non soprannaturalità era evidente (constat de non supernaturalitate). Ora ci sono maggiori possibilità e sfumature, sempre al fine di tutelare la fede dei semplici, e di norma il giudizio più positivo diventa quello del nihil obstat, un nulla osta che non costringe la Chiesa a pronunciarsi sulla soprannaturalità ma attesta che gli elementi positivi prevalgono e dunque si tratta di un fenomeno da promuovere.
Quanto accaduto negli ultimi decenni aiuta anche a comprendere perché, d’ora in avanti, il coinvolgimento del Dicastero per la Dottrina della Fede sarà sempre previsto e il vescovo diocesano si pronuncerà sempre d’intesa con la Santa Sede. Una misura resa necessaria dai casi di pronunciamenti contraddittori del recente passato e anche dall’impossibilità, ormai evidente, di circoscrivere questi fenomeni nell’ambito locale.
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