Parolin: il grido silenzioso dei fratelli haitiani sfida tutti noi
Sebastián Sansón Ferrari – Città del Vaticano
La situazione drammatica ad Haiti “richiede l'attenzione di tutti”. Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenendo online al colloquio internazionale sul Paese caraibico organizzato dalla Academia de Líderes Católicos, centro di formazione e leadership con base in Cile. Nel suo intervento, in cui ha portato i saluti del Papa, informato dell'iniziativa, il cardinale si è soffermato sul titolo dell’incontro “Priorità per la regione e agenda per la sua transizione”; queste parole, ha detto, aiutano a capire l'importanza pressante della questione Haiti. Parolin ha inoltre ricordato le conseguenze dell'attuale crisi nel Paese, come la disperazione causata dal collasso del sistema sanitario, la mancanza di cibo e la violenza.
Parolin ha anche concentrato l’attenzione sull'azione delle bande, che hanno rafforzato le loro attività criminali come il traffico di droga e armi, che ha prodotto una crisi umanitaria con circa 5 milioni degli 11 di abitanti di Haiti in condizioni di necessità. Senza dimenticare che oltre un milione di persone affronta livelli altissimi di malnutrizione, in particolare i bambini.
Aumento di sfollati
Nel suo intervento il segretario di Stato ha parlato anche dello sfollamento di migliaia di haitiani sia all’interno del Paese che all’estero, con una presenza in crescita sulle principali rotte migratorie e l’aumento di tensioni nei Paesi di destinazione. Parolin ha inoltre sottolineato il problema della crisi a livello istituzionale e, in questo senso, ha sottolineato che la costituzione del Consiglio presidenziale di Transizione è un passo che va accolto positivamente dalla comunità internazionale.
La Chiesa chiamata ad accompagnare la transizione
Per il cardinale non si dovrà risparmiare alcuno sforzo nel sostenere i percorsi che mirano a condurre il Paese verso lo svolgimento di elezioni democratiche che gli conferiranno le autorità e le istituzioni necessarie per intraprendere il processo di ricostruzione. Anche la Chiesa cattolica, ha rimarcato Parolin, è chiamata ad accompagnare a suo modo la transizione, con l’esempio di tanti uomini e donne che con le mani e con il cuore stanno donando la propria vita al servizio degli altri, contribuendo alla solidità dei valori del Vangelo. Essi possono servire a umanizzare le decisioni e i passi che avvicinano il cambiamento tanto desiderato, ha affermato il porporato.
Voce di un popolo che non ha perso la speranza
“Il grido silenzioso dei fratelli haitiani sfida tutti noi”, ha poi aggiunto Parolin. In questo grido riconosciamo “la voce di un popolo che non ha perso la speranza e che ci parla di una realtà che è radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze specifiche e dalle condizioni storiche”. Da qui, l’incoraggiamento a portare avanti una riflessione serena che possa gettare un raggio di luce nel buio della crisi e possa essere la base per proposte concrete utili a ripristinare i percorsi indicati per costruire un mondo migliore, più giusto ed equo
L'intervento di tre ex presidenti dell'America Latina
Al seminario sono intervenuti anche tre ex presidenti di Paesi latinoamericani: Miguel Ángel Rodríguez del Costa Rica; Eduardo Frei Ruiz del Cile; Felipe Calderón del Messico. Rodríguez ha sottolineato che aiutare “i nostri fratelli più poveri” deve essere un impegno di tutte le nazioni dell’America Latina. Sulla stessa linea, Frei Ruiz ha detto che i Paesi del continente “non possono lasciare una nazione della nostra regione abbandonata in questo modo, preoccupiamoci di dare un piccolo aiuto solidale”. Per Calderón è essenziale “che si stabiliscano lo stato di diritto e la legalità e si proteggano le libertà fondamentali, senza le quali non può esserci vita, dignità e sviluppo”.
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