Stati insulari, la Santa Sede: "Cancellare il debito per una prosperità resiliente"
L'Osservatore Romano
«Esortiamo gli Stati sviluppati a considerare la cancellazione del debito come un fattore di “prosperità resiliente”». È quanto affermato da monsignor Robert Murphy, capo delegazione della Santa Sede, in occasione del dibattito generale della IV Conferenza sui piccoli Stati insulari in via di sviluppo (Sids) in corso a Saint John’s, Antigua, fino al 30 maggio. «Il perseguimento dello sviluppo sostenibile è essenziale per la futura prosperità di tutti i Sids», ha detto il presule; tuttavia, esso deve fare i conti con «il crescente onere del debito» che «costringe i Sids a fare scelte insostenibili tra i crescenti pagamenti di interessi o l’allocazione di risorse per investire in sanità, istruzione, sistemi di protezione sociale e infrastrutture», con ulteriori difficoltà di fronte a «problemi urgenti come l’eliminazione della povertà e il cambiamento climatico».
Imperativo morale
Richiamando, quindi, a «un approccio coraggioso al debito», monsignor Murphy ha ribadito, sulla scia di Papa Francesco, che la sua cancellazione «non è solo una questione di politica economica o di sviluppo, bensì un imperativo morale radicato nei principi di giustizia e solidarietà». Dal rappresentante della Santa Sede, infine, la sottolineatura che «i cambiamenti climatici, l’erosione costiera e la perdita di biodiversità» ostacolano lo sviluppo dei Sids, rappresentando per essi anche «una minacca esitenziale». Di qui, l’auspicio che si implementi, in modo tempestivo, un «Indice di vulnerabilità multidimensionale», così da «rafforzare l’azione nel cammino verso un futuro sostenibile per tutti».
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