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La conferenza all'Augustinianum della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice La conferenza all'Augustinianum della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice

Centesimus Annus, impegno della Chiesa per progresso e riduzione delle disuguaglianze

All’Augustinianum di Roma la conferenza internazionale promossa dalla Fondazione pontificia dedicata al tema dell’Intelligenza artificiale. Il presidente dell’Apsa, l'arcivescovo Piccinotti: trovare nuove forme per aiutare i poveri, dando ascolto anche ai laici. Tarantola: senza un'"algoretica" rischia di "venir meno la percezione del valore e della dignità della persona umana"

Tiziana Campisi e Isabella Piro - Città del Vaticano

Istituire un’autorità mondiale preposta alla valutazione etica delle modalità di sviluppo e utilizzo dell’Intelligenza artificiale (IA). È l’idea lanciata stamane, 21 giugno, da Anna Maria Tarantola, presidente della Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice (Fcapp), intervenuta alla conferenza internazionale promossa dalla Fondazione stessa apertasi ieri e in corso al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum di Roma. I lavori - che si concluderanno domani con l’udienza con Papa Francesco e il discorso del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin - sono incentrati sul tema “Intelligenza Artificiale Generativa e Paradigma Tecnocratico: come promuovere il benessere dell’umanità, la cura della natura e un mondo di pace”.

Le raccomandazioni di Papa Francesco

Ai media vaticani, la presidente Tarantola ha spiegato come poter sviluppare concretamente la sua idea: “Al termine dei lavori, con l’aiuto di tutti i relatori pensiamo di stendere una sorta di statement, che contenga anche questa proposta e che vorremmo poi portare al Santo Padre”. Sarà lui, poi, a “lanciare questa idea nelle sedi opportune”. Anche perché, ha sottolineato, “una risposta di carattere generale la troviamo già nelle raccomandazioni di Papa Francesco, che sia nel messaggio per la 57.ma Giornata mondiale della pace, celebrata il primo gennaio scorso, sia nel suo intervento al G7”, lo scorso 14 giugno. In entrambe le occasioni, infatti, il Pontefice ha espresso preoccupazione per “uno strumento affascinante e tremendo”.

Ascolta l'intervista ad Anna Maria Tarantola

L’IA come strumento e non come fine

In sostanza, ha aggiunto la presidente della Centesimus Annus, già considerare l’IA come “uno strumento e non come un fine”, significa che essa “deve essere pensata, sviluppata e utilizzata avendo presente il bene dell’essere umano, non il rafforzamento del paradigma tecnocratico e quindi il potere e la ricchezza di pochi”. “Il più grande vulnus” di tali strumenti, infatti - ha ricordato ancora Tarantola nel suo intervento alla conferenza - è quello di “far venir meno la percezione del valore e della dignità della persona umana”. Da qui, l’esortazione lanciata da Francesco e ribadita dalla presidente della Fondazione, a ricorrere alla “algoretica”, ossia all’uso dell’etica nella configurazione dell’IA.

Coniugare sviluppo tecnologico e sviluppo umano integrale

La presidente della Fondazione ha infine indicato le principali sfide poste dall’organismo ai numerosi studiosi ed esperti in materia, presenti ai lavori: inglobare IA e Dottrina sociale della Chiesa; coniugare lo sviluppo tecnologico con lo sviluppo umano integrale, la pace e “il senso profondo del progresso”; e valutare l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro, in quanto è ormai necessaria “una revisione capillare e sistemica delle conoscenze e delle competenze di tutti i lavoratori”.

Una fondazione aperta al mondo

Alla sessione di questa mattina ha preso parte il presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), l'arcivescovo Giordano Piccinotti, che ha ripercorso la storia della Fondazione e il suo lavoro in sintonia con il Papa e con la Chiesa, per il vivo desiderio di sentirsi parte della sua missione, “non un gruppo chiuso di persone ma aperto alla società e al mondo”. La Centesimus Annus Pro Pontifice è espressione di una vocazione laicale e fin dalla sua nascita ha rappresentato una nuova via per procurare - come ha detto Giovanni Paolo II nel discorso rivolto ai membri della Fondazione il 5 giugno 1993 - “sostegno morale e forze materiali per gli interventi della Chiesa nelle più urgenti necessità”, ha ricordato il presidente dell'Apsa, che ha pure esortato a esercitare la carità politica tanto sollecitata da Papa Francesco nella Fratelli tutti, aggiungendo che la Fondazione deve essere orientata alla ricerca del bene comune con quell’attitudine che il Pontefice chiama “amicizia sociale”. Richiamando l’invito del Papa alla fratellanza radicale, Piccinotti ha poi evidenziato che l’impegno dei cristiani è quello di accogliere tutti.

Un momento della conferenza
Un momento della conferenza

La formazione dei laici per il bene comune

A margine del suo intervento, ai media vaticani, il presule ha sottolineato che, guardando al mondo di oggi, la Centesimus Annus Pro Pontifice “deve aiutare la Chiesa a studiare quelle questioni di Dottrina sociale che aiutano la Chiesa stessa e aiutano l’uomo a progredire in meglio, per noi, verso Dio” e ha rimarcato che occorre puntare lo sguardo al “tema della povertà che Papa Francesco richiama continuamente, cioè cercare di aiutare la Chiesa a trovare nuove forme per rendere il mondo migliore, attraverso soprattutto l’aiuto ai poveri, attraverso le classi sociali meno abbienti, attraverso quelle situazioni che l’uomo non è ancora riuscito, attraverso la politica e altri mezzi, a risolvere”.

Quanto alle sfide più urgenti che la Fondazione deve affrontare, il presidente dell’Apsa ha parlato della necessità di una maggiore apertura verso l’esterno, per “prendere ciò che c’è di buono nella società”, “farlo proprio” e trasformarlo “secondo le linee della Dottrina sociale della Chiesa”. Il vero contributo che la Fondazione può dare oggi, ha ribadito, “è certamente la formazione dei laici”, perché "i laici sono nella società”. E se “la Chiesa è sempre vista un po’ con diffidenza o comunque sacerdoti, vescovi, cardinali sono visti un po’ come ‘l’apparato’”, i laici “sono nel mondo, quindi hanno la possibilità di dire ciò che veramente la società può fare per migliorare sé stessa” e anche per migliorare “quelle classi sociali che vivono ancora in condizioni di disagio”.

Ascolta l'intervista all'arcivescovo Giordano Piccinotti

Le sessioni di lavoro della conferenza

Nelle diverse sessioni di lavoro della conferenza, la Centesimus Annus si propone di esaminare i benefici e i problemi legati alla rapida e vasta evoluzione dell’Intelligenza Artificiale (IA), con un focus particolare sull’Intelligenza Artificiale Generativa (AIGen). L’obiettivo è di contribuire a promuovere un uso etico e sostenibile dell’IA per il benessere delle persone e dell’ambiente, superando il paradigma tecnocratico, analizzando sia le implicazioni etiche e sociali dell’IA sia le soluzioni pratiche da adottare per costruire un futuro in cui la tecnologia sia posta a servizio dell’umanità e del pianeta. Questa mattina si è discusso infatti di benefici, rischi e problemi della recente evoluzione dell’Intelligenza Artificiale Generativa, partendo dalla relazione di Roberto Viola, direttore generale DG Connect Commissione Europea, mentre Maximo Ibarra, CEO di Engineering Ingegneria Informatica, si è soffermato successivamente sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale Generativa su economia, ambiente, società e pace, con al centro la Dottrina Sociale della Chiesa quale “bussola per il nostro mondo digitalizzato”. Nel pomeriggio spazio alle riflessioni sui legami tra tecnologia e sviluppo umano e del significato del progresso con Gianmario Verona, presidente del Consiglio di Sorveglianza della Fondazione Human Technopole dal luglio 2022, e padre Paolo Benanti, teologo e docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dopo una tavola rotonda, a chiusura della conferenza, le osservazioni finali del cardinale Gianfranco Ravasi.

Il contributo della Dottrina Sociale della Chiesa nel progresso tecnologico

Padre Benanti ha spiegato che avere un approccio etico alla tecnologia significa considerare che ogni artefatto tecnologico, quando ha a che fare con la società, porta a uno spostamento di potere sul quale bisogna porre attenzione. Il teologo ha aggiunto che l'uomo di oggi ha trasformato la realtà in una realtà definita dal software, trasferendo così il potere all'interno di questo nuovo tipo di realtà, e ha specificato, inoltre, che l'Intelligenza Artificiale è un'etichetta molto elegante per definire l'idea di utilizzare informazioni per controllare macchine ed esseri umani, per questo si tratta di una questione etica e di tecnologia. Occorre domandarsi, ha proseguito il religioso, come gestire la realtà definita dal software e come gestire questa potenza computazionale nella società, e per trovare risposte, ha suggerito, bisogna attingere alla Dottrina Sociale della Chiesa. Se il progresso è la capacità di fare qualcosa in modo più veloce, più rapido, più efficiente e lo sviluppo è un uso della tecnologia e del progresso per raggiungere qualcosa, si deve fare in modo che la tecnologia rispetti la dignità umana, ha rimarcato padre Benanti che ha poi ribadito quanto detto da Papa Francesco al G7 una settimana fa, ossia che l'IA è una tecnologia davvero buona, che è in grado di fare delle scelte, ma che la decisione è diversa dalle scelte. Quindi il limite di questa tecnologia è un limite che implica scelte sociali etiche. Ciò significa, ha concluso l'esperto, che gli esseri umani possono essere in qualche modo arricchiti dagli strumenti dell'IA, ma mantenendo il controllo del processo in maniera compatibile con la democrazia. 

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21 giugno 2024, 14:15