Czerny: se vivessimo le pressioni di chi deve migrare, anche noi fuggiremmo
Antonella Palermo - Città del Vaticano
La migrazione non è un problema. Soffriamo del gap, del divario fra i valori migratori su cui è stata fondata l'Europa e i valori contenuti nel discorso politico attuale: questo è il problema. Così il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, in una delle risposte date ai giornalisti in occasione della presentazione stamane, 3 giugno, in Sala Stampa vaticana, del Messaggio di Papa Francesco per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 29 settembre sul tema “Dio cammina con il Suo popolo”.
Dire che la migrazione è una crisi globale è falso
Un migrante forzato non fugge per piacere, questo è falso, ha affermato il cardinale nel dialogo con i cronisti, dopo il suo intervento che ha aperto la serie di testimonianze sul campo al fianco delle persone migranti. "Spesso la propaganda o l'ideologia dà l'impressione che il migrante forzato, sfollato, lo fa per il piacere di farlo, per avventura. Questo è falso, falso e falso". Sollecitato a guardare al voto europeo, il porporato ha invitato a non ridurre il tema all’astrattezza. Per esempio, ha detto, non dire ‘migrazione’, dire ‘migranti’: "Questo già aiuta. Dire che la migrazione è una crisi globale è falso". E ha esortato inoltre a riconoscere il migrante come fratello e sorella. Con un po’ di fraternità sarebbe tutto diverso, ha precisato: "Sarebbe utile ricordare le radici migratorie europee. È un peccato che dopo un paio di generazioni le abbiamo dimenticate".
Porre attenzione ai fattori di spinta e richiamo
"Oggi, piuttosto che respingere e reprimere chi è in cammino, dovremmo porre attenzione ai fattori di spinta e di richiamo che sono alla base della migrazione forzata. Anche noi, se vivessimo simili pressioni, fuggiremmo. Allora, cerchiamo di vedere i migranti come fratelli e sorelle, siano essi costretti a fuggire o bloccati al confine, o entrambi i casi. I loro viaggi di disperazione e speranza potrebbero essere i nostri", ha detto Czerny, richiamando a rileggere il Libro dell'Esodo, citato dal Papa nel suo Messaggio: per il popolo di Israele, sia la spinta (lavoro forzato, schiavitù, repressione) sia il richiamo della Terra Promessa, afferma, erano fattori irresistibili. "Nulla avrebbe potuto dissuaderli dal pianificare quel viaggio pericoloso". Il gesuita ha fatto notare, per esempio, che sull’orlo della disperazione, tanti migranti portano con sé la Bibbia e altri oggetti religiosi perché pongono la loro fiducia nell’unica reale àncora di salvezza. E allora ha invitato all'accoglienza perché, citando il Papa, gli incontri con i migranti sono momenti di rivelazione divina. La stessa Chiesa, ha precisato ancora Czerny, "è ora in cammino sinodale, una sorta di migrazione". E ha concluso: "Accogliere i molti viandanti sulla terra è il modo in cui procediamo insieme in pellegrinaggio verso la Patria celeste".
Blessing, da vittima a operatrice di riscatto
È stata la voce di Blessing Okoedion, presidente di Weavers of Hope, “Tessitrici di speranza”, a risuonare con potenza nella conferenza stampa. La sua è una testimonianza di autentico riscatto dalla tratta grazie al coraggio e alla vicinanza di "buoni samaritani". Non si vergogna di essere chiamata sopravvissuta allo sfruttamento sessuale, ci mette la faccia. È riuscita a fondare questa associazione con altre donne africane che hanno avuto la sua simile sventura, che dal 2018 ha aiutato circa 150 ragazze e donne ad uscirne e ad iniziare un percorso di reinserimento sociale e lavorativo. Proprio in Nigeria, Paese di provenienza di Blessing, l'associazione lavora sensibilizzando e offrendo empowerment in particolare nelle zone rurale. La sua storia è quella tipica di chi con l'inganno viene imbrigliato nelle maglie della tratta e che, provvidenzialmente, trova un modo di riacquistare autostima e tenerezza. Viene dallo Stato di Edo, oggi considerato il centro della tratta di esseri umani in Nigeria dove in migliaia vengono reclutate e obbligate a una vita fatta di abuso, debito, umiliazione, violenze e soprattutto, di omertà. È stata fatta venire in Europa nel 2013, sotto scacco per un presunto “debito” di 65 mila euro. "Per gli sfruttatori sei una merce in vendita su cui speculare e guadagnare - ha lamentato - per i compratori di sesso sei una merce in vendita da comprare e usare per il loro piacere". Ha fatto anche notare che "il fenomeno è ampiamente frainteso". Lei è riuscita a scappare e denunciare.
Molto da fare per reinserire le donne in autonomia e senza rischi
L'incontro con suor Rita Giaretta a Casa Rut a Caserta, (la religiosa è attualmente responsabile di Casa Magnificat a Roma, ndr) le he cambiato la vita. "Bisognerebbe conoscere meglio e capire la situazione delle vittime, da dove vengono, quale miseria, degrado, mancanza di opportunità le spinge a lasciare i loro Paesi. Ma bisognerebbe ascoltare di più anche le sopravvissute alla tratta", ha osservato la ragazza. La sua rinascita è raccontata nel suo libro “Il coraggio della Libertà” che ha scritto grazie all'invito di suor Rita. Sempre grazie al suo sostegno, Blessing è diventata mediatrice culturale e interprete laurendosi all'Orientale di Napoli. Con il tempo si è fatta spazio nella sua vita anche l'opportunità di ritrovare quei valori cristiani che la famiglia di origine le aveva trasmesso e che erano stati inquinati "da una donna che si diceva cristiana e che frequentava una delle tante chiese che proliferano in Nigeria". La donna, raccontando la sua vicenda, ha sottolineato l'importanza del supporto psicologico e della relazione interpersonale per le vittime costrette a subire a lungo i traumi della tratta. La sua tesi documenta il reinserimento delle donne nigeriane vittime di tratta in Italia attraverso le interviste a 70 donne che hanno fatto questo percorso dal 2004 al 2022. "I racconti sono simili - ha spiegato - e fanno emergere che c’è ancora molto da fare affinché queste possano realmente condurre una vita in autonomia senza rischi".
Uisg: ascoltare il grido dei migranti, stare al loro fianco
Suor Patricia Murray, I.B.V.M., segretaria esecutiva dell'UISG (Unione Internazionale delle Superiore Generali), ha ricordato gli ostacoli geografici e i muri del rifiuti che si frappongono nei viaggi delle persone costrette a migrare per guerre e povertà. "Meritano il nostro rispetto, la nostra accettazione e il nostro riconoscimento. Ma questo - ha precisato la religiosa - accadrà solo quando ci avvicineremo e li incontreremo". Suor Patricia ha richiamato alcuni punti del cammino sinodale in cui è esplicita l'esortazione ad ascoltare le loro grida e a permettere loro di “determinare i propri mezzi di crescita”. Ha poi sottolineato che si tratta di esseri umani che in genere hanno molto da insegnarci e "noi abbiamo molto da imparare: questo accadrà solo se cammineremo davvero insieme".
Scalabriniani: operare non solo 'per' ma 'con' migranti e comunità
È di grande incoraggiamento il messaggio del Papa, ha commentato infine Emanuele Selleri direttore esecutivo dell'Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS), organizzazione di volontariato nata vent'anni fa come braccio sociale, operativo e culturale della Regione Europa-Africa dei Missionari di San Carlo – Scalabriniani. Impegnata alle frontiere europee di Ventimiglia, Oulx, Calais e Ceuta o alle “frontiere interne italiane”, come la zona del Gran Ghetto di Rignano nelle campagne tra Foggia e San Severo; e finendo con i progetti di sviluppo in Guatemala, Bolivia e Brasile, questa realtà opera in tre ambiti principali: l’accoglienza integrale, l’animazione interculturale soprattutto con i giovani e la cooperazione allo sviluppo. Selleri ha ricordato in conferenza stampa quanto ripeteva Scalabrini: “L’emigrazione è…legge di natura”. Alla luce di questa evidenza e del fatto che si è servitori di questa missione, non protagonisti, "la questione migratoria non può essere gestita nella società e nella Chiesa lavorando solo con i migranti, ma includendo anche le comunità autoctone in un lavoro costante e incessante di creazione di spazi e tempi per l’incontro tra le persone - ha concluso - un incontro che genera conoscenza, convivialità, amicizia e armonia".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui