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Il vescovo Luis Manuel Alí Herrera, segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori Il vescovo Luis Manuel Alí Herrera, segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori

Tutela Minori, Ali Herrera: collaboriamo con la Curia romana contro gli abusi

Il vescovo colombiano, psicologo, racconta gli incontri di questi mesi con i vari Dicasteri: “Tanti colloqui con la sezione disciplinare della Dottrina della Fede per approfondire questi temi”. Illustra poi i “progressi” compiuti dalla Pontificia Commissione Tutela Minorum di cui è segretario da maggio: aiutiamo le Chiese particolari a sviluppare la formazione nella prevenzione per chi ha responsabilità nella Chiesa e si prende cura di bambini e vulnerabili

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Una più stretta collaborazione con la Curia romana, in particolare con il Dicastero per la Dottrina della Fede; impegno congiunto con i diversi Dicasteri nel lavoro di tutela e safeguarding; iniziative più mirate per le Chiese locali dove si registra una “sproporzione” sul lavoro di prevenzione e contrasto degli abusi; responsabilità e trasparenza nella stessa Commissione grazie a due organismi di controllo interni. Il vescovo colombiano Luis Manuel Alí Herrera, psicologo, parla di “progressi” nel lavoro della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, di cui è membro da dieci anni ma da cinque mesi è segretario. In questa veste ha partecipato attivamente alla stesura del Rapporto Annuale pubblicato ieri, 29 ottobre.  

Monsignor Ali Herrera, in questo decennio una delle sfide del lavoro della Commissione Tutela Minorum è stata la relazione con gli altri Dicasteri della Curia Romana. Ricordiamo anche che qualche ex membro ha parlato di una resistenza. Vede un cambiamento in questo? Il Rapporto è stato in un certo senso un progresso da questo punto di vista?

Senz’altro vedo un progresso e lo posso dire con l’esperienza di questi cinque mesi dalla mia nomina. Ho preso l’incarico nella prima settimana di maggio e da allora neanche ricordo quanti incontri ho avuto con diversi Dicasteri della Curia romana, soprattutto quelli che hanno un interesse particolare a questa tematica. Nei vari incontri che ho avuto sempre mi sono sentito molto accolto. Non sono stati incontri solo meet and greet ma veramente abbiamo cominciato ad approfondire le tematiche di tutela, di safeguarding, di come possiamo raggiungere un lavoro insieme su questa tematica.

Senz’altro il Dicastero con cui più abbiamo parlato e condiviso è stato il Dicastero per la Dottrina della Fede, la sezione disciplinare. Abbiamo avuto parecchi incontri con l’arcivescovo Kennedy e la sua équipe di lavoro; nell’assemblea plenaria di un mese fa lo abbiamo invitato e lui ha partecipato volentieri alla nostra assemblea. Un altro esempio è il gruppo di studio che abbiamo avuto 15 giorni fa sul tema della vulnerabilità. Abbiamo invitato alcuni esperti del mondo, ma anche inviato una lettera ai diversi Dicasteri che hanno responsabilità su questi temi. Sul tema della vulnerabilità tutti hanno partecipato a questo incontro, a questo gruppo di lavoro. Perciò posso dire che in questi mesi ci siamo sentiti accolti nella Curia romana e che possiamo lavorare insieme con moltissimi Dicasteri.

Monsignor Ali Herrera ospite degli studi di Radio Vaticana - Vatican News
Monsignor Ali Herrera ospite degli studi di Radio Vaticana - Vatican News

Un focus nel Rapporto è sulle Chiese locali. Si parla concretamente di costruire capacità di salvaguardia a livello locale. Nella pratica cosa significa?

Significa che le Chiese locali devono prendersi la responsabilità nelle politiche di safeguarding, di tutela o quando appare una denuncia di un abuso. Una scoperta che abbiamo fatto in questo Annual Report è la sproporzione nelle Chiese locali riguardo alle politiche di tutela e al lavoro con le vittime. Alcune Conferenze Episcopali hanno cominciato da vent’anni, altre quando il cardinale Levada dodici anni fa ha inviato una lettera della Congregazione per la Dottrina della fede per spingere il lavoro degli episcopati a seguire le sue linee guida. Altre nazioni o Conferenze Episcopali, invece, non hanno neppure cominciato. Per questo noi della Commissione pontificia abbiamo avviato un programma che si chiama Memorare che, appunto, aiuta le Chiese particolari a sviluppare prima un’attenzione adeguata alle vittime, come chiede il Motu proprio Vos estis lux mundi, poi una rete di professionisti e un lavoro di formazione nella prevenzione per chi ha ruoli di responsabilità nella Chiesa ma anche per tutti coloro che si prendono cura di bambini, ragazzi e adulti vulnerabili.

Come fa la Pontificia Commissione Tutela Minorum a garantire la propria trasparenza e responsabilità?

Questo è un tema di spicco nel Rapporto Annuale. Noi non possiamo essere estranei a questo compito della trasparenza e della responsabilità, perciò in questo momento abbiamo all’interno della Commissione due gruppi di controllo. Uno si chiama Executive Council, è un gruppo composto da membri ma anche da un consultore esterno che si prende cura di tutti i programmi e anche del budget che stiamo sviluppando. Poi c’è un comitato proprio per il budget che ci dice se stiamo svolgendo bene tutto il lavoro per raggiungere i mezzi volti ad aiutare le persone che hanno bisogno. Questo a livello interno, a livello esterno mettiamo a disposizione della Segreteria per l’Economia tutta la documentazione che ci viene chiesta e offriamo anche una un’informazione costante alle Conferenze Episcopali che ci aiutano per l’iniziativa Memorare e alla Fondazione esterna che ci sostiene con esperti regionali. Tutto ciò lo facciamo per garantire un rendiconto delle le nostre attività e quindi la trasparenza. Nell’ultimo capitolo del Rapporto Annuale appaiono infatti i dati del budget raccolto finora dalla Commissione.

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30 ottobre 2024, 11:00