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Il briefing del Sinodo nella Sala Stampa della Santa Sede Il briefing del Sinodo nella Sala Stampa della Santa Sede 

Sinodo, nella Chiesa un cammino di rinnovamento

Al briefing nella Sala Stampa vaticana oggi il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, monsignor Manuel Nin Güell, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia, padre Radcliffe e suor Becquart, X.M.C.J., sotto-segretaria della Segreteria generale del Sinodo. Ruffini, presidente della Commissione per l'informazione, ha riferito che nella sessione sinodale odierna è stato presentato il progetto del Documento finale

Tiziana Campisi e Roberto Paglialonga - Città del Vaticano

Il testo del progetto di Documento finale è stato consegnato oggi, 21 ottobre, a tutti i partecipanti al Sinodo e, dunque, «siamo arrivati a un momento fondamentale» ha affermato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione del Sinodo, nel briefing odierno per i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede. «Venerdì pomeriggio si sono svolti gli incontri dei gruppi di studio con i membri del Sinodo sugli argomenti loro affidati» ha anzitutto riferito Ruffini.  E stamani, «prima del momento di lettura personale del testo - ha quindi riferito - c’è stata una comunicazione a braccio del cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, «sul Gruppo 5». Ruffini ha dato lettura integrale del testo (di cui pubblichiamo a parte una sintesi), aggiungendo «che il Papa era presente stamattina alla congregazione generale e che alla fine dell’intervento del cardinale Fernández c’è stato un applauso dei presenti».

Momenti di preghiera e iniziative sinodali

Ruffini ha voluto, inoltre, condividere la gioia che tutti i sinodali portano ancora nel cuore per la celebrazione presieduta ieri dal Papa, in piazza San Pietro, per la proclamazione di 14 nuovi santi: «Un evento significativo anche per essere avvenuto nella Giornata missionaria mondiale e nel cuore del nostro percorso sinodale». E proprio ieri pomeriggio, ha proseguito, «si è svolto un momento di preghiera che ha riunito online i missionari digitali che hanno partecipato al percorso della Chiesa che ascolta" al quale è dedicato anche uno spazio nell’Instrumentum laboris. In conclusione Ruffini ha ricordato che venerdì 25, alle ore 17, a Palazzo San Calisto, ci sarà l’evento “Sinodo dello Sport” - organizzato da Athletica Vaticana con il Dicastero per la Cultura e l'Educazione - a cui molti padri e madri sinodali hanno dato la loro adesione. «Si tratta di uno spazio di dialogo con atlete e atleti rifugiati, paralimpici e olimpici, per un confronto sui temi della pace e del servizio reciproco», ha spiegato.

La presentazione della bozza del Documento finale

A ripercorre la mattina sinodale di oggi è stata Sheila Pires, segretario della Commissione per l’informazione, ricordando che «siamo nell’ultima settimana di questo Sinodo sulla sinodalità». La giornata, ha spiegato Pires, si è aperta con la celebrazione della Messa a San Pietro. Nell’omelia «il cardinale Grech ha sottolineato che il Sinodo deve essere visto come un nuovo inizio, volto a proclamare la Parola di Dio a tutti». Quindi la congregazione generale - 351 i presenti in Aula - «è iniziata con la meditazione di padre Radcliffe, incentrata sui temi della libertà e della responsabilità». E dopo la meditazione è stata, appunto, presentata la bozza del Documento finale proprio - è stato fatto notare - «con lo spirito di libertà essenziale per navigare in questo ultimo tratto del cammino sinodale». È stato il cardinale Hollerich a presentare la bozza del Documento finale, definendolo, appunto, «un testo provvisorio, il che significa che richiede riservatezza: non per mancanza di trasparenza, ma per mantenere un ambiente aperto e sereno per la discussione». «Tutti i partecipanti hanno ricevuto una copia del testo, che è il risultato di un lavoro di collaborazione» ha spiegato Pires. «L’originale è in italiano, con traduzioni disponibili nelle altre lingue del Sinodo, ma è stato sottolineato che la versione italiana è il riferimento per il confronto». «Il Documento finale - è stato ribadito - non è solo il prodotto delle discussioni in aula, ma attinge da un ricco percorso e incorpora tutto il lavoro svolto negli anni durante le varie fasi del processo sinodale» ha fatto presente il segretario della Commissione per l’informazione. «Relatori speciali ed esperti hanno lavorato duramente per ascoltare con attenzione quanto è stato detto e hanno esaminato le relazioni dei circoli minori». Inoltre «i contributi dei teologi sono stati significativi sia per il Documento che per i Forum». E proprio con questo spirito l’assemblea «ha applaudito tutti coloro che hanno contribuito al Documento». «È stato anche ricordato che il Documento trova unità nel Vangelo della risurrezione di Gesù» ha aggiunto Pires, riferendo che «sono stati ringraziati madre Angelini e padre Radcliffe per le loro meditazioni ispirate, che hanno guidato i lavori del Sinodo e la stesura del Documento finale».

I lavori del pomeriggio

«Questo pomeriggio — ha affermato Pires — i partecipanti si riuniranno nei circoli minori per un vero e proprio scambio di doni, come ha detto il cardinale Grech, per “condividere sfide, sogni, dinamiche interiori e nuove motivazioni nate dalla lettura del testo”. È un modo nuovo di vivere un ritiro, forse non usuale.  Sarà quindi una giornata dedicata alla preghiera, alla meditazione e alla condivisione della bozza del Documento finale». Infine, ha concluso Pires, «domani e dopodomani i membri si concentreranno sullo sviluppo dei “modi”». La mattinata si è conclusa con la preghiera per il sacerdote gesuita Marcelo Pérez ucciso ieri nello Stato messicano del Chiapas, poco dopo la messa nella sua parrocchia di Cuxtitali, quartiere di San Cristóbal de Las Casas.

Il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini
Il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini

La ricerca di ciò che unisce

Al briefing hanno preso parte il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, padre Timothy Peter Joseph Radcliffe, assistente spirituale del Sinodo che riceverà la berretta cardinalizia il 7 dicembre, suor Nathalie Becquart, sotto-segretaria della Segreteria generale del Sinodo e monsignor Manuel Nin Güell, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia. Nel suo intervento il cardinale Zuppi ha rivolto anzitutto il suo pensiero alla città di Bologna, sede dell’arcidiocesi di cui è pastore. Al capoluogo emiliano, particolarmente provato dall’alluvione che l’ha colpito in questi giorni e che ha costretto centinaia di persone a lasciare le loro case, mentre un giovane ha perso la vita travolto dalla piena di un torrente, il porporato ha voluto manifestare la sua vicinanza, per la grande sofferenza che la gente sta vivendo. Poi si è concentrato sull’esperienza di dialogo nell’Aula Paolo VI, un dialogo che «non è strumentale, ma fondativo della Chiesa stessa». Ne sono segno i tavoli attorno ai quali ci si siede per parlarsi, ascoltarsi, incontrarsi, in una dimensione che è sempre spirituale, non solo per le meditazioni e le riflessioni - proposte da padre Timothy Peter Joseph Radcliffe, e da madre Maria Ignazia Angelini – ma anche per il fatto che tutto viene vissuto in una dimensione ampia, universale, perché al Sinodo c’è tutta la Chiesa e tutto il mondo. Il cardinale Zuppi ha confidato di essere rimasto colpito, ad esempio, dall’intervento del vicario apostolico del Nepal, monsignor Paul Simick. Dinanzi alla difficoltà, nel mondo di oggi, ad incontrarsi, al Sinodo «si cerca quello che ci unisce», ha detto l’arcivescovo di Bologna, di condividere sensibilità diverse, anche sulla base delle provenienze di ciascuno. «In questo c’è grande ricchezza», ha aggiunto il porporato, «è un grande segno di comunione in un mondo in cui raccontarsi sembra cedevolezza o rinuncia alle proprie idee». Per Zuppi, l’elaborazione stessa del testo del documento finale del Sinodo, che può apparire faticosa, è una grande indicazione di metodo, perché la Chiesa sta vivendo qualcosa che si spera il mondo possa sperimentare, poiché «siamo nella stessa casa» nella quale si aspira di trovare «una fraternità che unisce». «Penso sia una bella esperienza in cui si parla di tutto» ha detto ancora il cardinale, considerando che anche la comunicazione di questa mattina del cardinale Fernández è frutto di un itinerario in cui non ci sono censure di argomenti, cosa «importante per andare avanti» .«Credo sia un grande metodo per tutti, in un mondo in cui molte cose vengono sottese o urlate», ha concluso il porporato, «una bella esperienza spirituale e umana».

Nuovi modi di essere Chiesa

Padre Radcliffe si è soffermato sul cammino di rinnovamento che la Chiesa sta compiendo, un cammino che emergerà nel documento finale, nel quale non si dovranno cercare decisioni, titoli da lanciare. Dinanzi alla disintegrazione della società, alla guerra, a questo momento difficile che il mondo sta vivendo, la Chiesa ha come vocazione particolare quella di essere segno di Cristo, di pace, e di essere in comunione con Cristo, e attraverso questo Sinodo sta emergendo un nuovo modo di immaginare la Chiesa. Per il religioso domenicano il documento finale offrirà delle immagini, così come Gesù per annunciare il regno offriva delle parabole. «La sfida di questo documento è come possiamo essere insieme in modi diversi, e questo sarà più chiaro attraverso immagini che non con dichiarazioni», ha specificato ricordando il Papa che ha lavato piedi ai detenuti, il sacerdote americano, conosciuto nel Pakistan del nord, pastore tra la gente, dall’odore delle pecore. Immagini attraverso le quali si può comprendere in che modo il Vangelo può toccare e rinnovare la Chiesa. Padre Radcliffe ha evidenziato che questo è il modo per leggere il documento finale del Sinodo, guardando a nuovi modi di essere Chiesa, che consentono di essere in comunione «tra noi e con Cristo».

L'esperienza di condivisione con i delegati fraterni

Del clima di fratellanza che si respira con i delegati fraterni ha informato suor Nathalie Becquart, sotto-segretaria della Segreteria generale del Sinodo, coinvolta nella commissione per l’ecumenismo. «Il sinodo ci da una nuova immagine di essere Chiesa», come quella offerta dal Papa presente fra i tavoli ad ascoltare, o quella emersa durante la preghiera ecumenica, ha sottolineato, quando «tutti insieme abbiamo pregato ricordando il martirio di San Pietro», cosa che ha aperto una nuova fase per i rapporti ecumenici e per l’unità dei cristiani, perché in questo Sinodo c’è un nuovo modo di intendere l’esercizio del primato papale e la collegialità dei vescovi e di tutto il popolo di Dio. «Sono stata colpita dalle differenze rispetto allo scorso anno», ha detto ancora la religiosa saveriana riguardo ai lavori in Aula, «c’è tanta qualità di ascolto reciproco, partecipazione”» E poi le donne stanno esercitando una sorta di autorità con i loro interventi e contributi, ha continuato, inoltre ci sono più donne a rappresentare i gruppi. «Sono piccoli passi» ha proseguito suor Becquart ribadendo, come detto dal cardinale Fernández, che, andando avanti passo dopo passo, le donne potranno avere determinati ruoli nella Chiesa. «Le cose cambiano attraverso la sperimentazione - ha terminato la religiosa – e questo sinodo offre proprio una opportunità di sperimentazione perché tutti portano i propri doni e carismi». Così sta accadendo tra i delegati fraterni e con le donne presenti al Sinodo.

Un momento del briefing
Un momento del briefing

I cattolici orientali in Grecia

I lavori sinodali stanno offrendo la possibilità di conoscersi, ha spiegato monsignor Manuel Nin Güell, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia, alla guida di una piccola comunità - nata circa cento anni fa, quando, dopo la guerra turco-greca, tanti profughi greci sono arrivati ad Atene . he comprende due parrocchie: una è la cattedrale ad Atene, l’altra a circa 500 chilometri a nord, vicino Salonicco, a Yannitsa. Ci sono 7 sacerdoti, 2 greci, uno slovacco, uno caldeo, dunque una varietà di provenienze etniche. Le tre comunità dell’esarcato, sono i fedeli greci, i fedeli ucraini, arrivati circa 28 anni fa alla caduta del comunismo in Ucraina, e altri arrivati recentemente inseguito alla guerra, e i fedeli caldei, ossia i cristiani iracheni di tradizione siro-orientale. L’esarcato ha anche una Caritas che lavora anche con ortodossi e musulmani, e c’è pure una fondazione per malati autistici. L’esarcato in Grecia è una Chiesa sui iuris, nella tradizione cattolica. Non tutti sono consapevoli di questo, ha fatto notare l’esarca, e il Sinodo ha offerto la possibilità di conoscersi, di conoscere la Chiesa orientale cattolica e il ruolo delle Chiese orientali cattoliche, che hanno le stesse liturgie, la stessa teologia, la stessa spiritualità, le stesse discipline canoniche delle nostre Chiese sorelle ortodosse e con le quali si vuole avere un dialogo ecumenico, per essere ponti.

Le domande dei giornalisti

Pace, responsabilità dei laici nei processi sinodali e ruolo delle donne nella Chiesa sono stati i temi principalmente dibattuti nel corso della sessione dedicata alle domande dei giornalisti. Della pace, ha esordito il cardinale Zuppi, «il Sinodo si è occupato sia in maniera esplicita sia come visione: la mia missione — in relazione alla sua recente vista a Mosca, come inviato del Pontefice, nell’ambito della crisi tra Russia e Ucraina, — è nata proprio perché la Chiesa è, come tante volte ha detto Papa Francesco, un ospedale da campo, spirituale otre che materiale, e quindi  deve stare dove la gente soffre ed è nel bisogno».

Una sinodalità vissuta nella vita concreta

Preoccupazione da alcuni rappresentanti della stampa è stata espressa circa la possibilità che, terminata l’assise, possano rimanere ostacoli o difficoltà nei processi sinodali all’interno delle diocesi di appartenenza. Ma in realtà, ha detto suor Becquart, «occorre avere presente che in concreto c’è sempre la libera iniziativa dei laici, come peraltro previsto nel Diritto canonico». Infatti, ha spiegato richiamando la meditazione della mattina di Radcliffe, «tutti sono invitati a contribuire a tale processo secondo il proprio carisma». Inoltre, «siamo chiamati a credere che tutti possano cambiare, anche coloro che oggi sono magari più renitenti ad accogliere il percorso del Sinodo». E, citando la testimonianza di un vescovo statunitense, ha sottolineato come in molti «l’esperienza di queste settimane stia cambiando il modo di vedere la Chiesa, grazie all’opera dello Spirito Santo». Perciò, «ciascuno è responsabile, ciascuno ha la possibilità di trovare un modo per dialogare e discernere. Durante le sessioni dell’assemblea si è visto come chi viva la sinodalità direttamente, poi finisca per adottarla» ha chiosato, portando l’esempio della riunione preparatoria dello scorso anno, nel corso della quale molti parroci, arrivati con scetticismo, alla fine siano ripartiti entusiasti e cambiati. In tal senso, ha aggiunto con riferimento al lavoro del Gruppo 5, che ha la particolarità di affrontare un argomento (il diaconato femminile) non direttamente oggetto del Sinodo, «la sinodalità è in azione in ciascun gruppo di lavoro».

Il ruolo delle donne

E proprio sul ruolo della donna si è concentrata la parte conclusiva del briefing. Su questo punto, Radcliffe ha invitato a non focalizzarsi solo sugli ordini sacri, considerando invece «le posizioni più alte che hanno acquisito nei secoli di storia le tante donne diventate dottori della Chiesa. Se non teniamo presenti che fondamentali sono i sacramenti e gli insegnamenti della Chiesa, misurando tutto con il metro dell’ordinazione rischiamo di scivolare solo in posizioni molto clericali». «È vero — ha aggiunto monsignor Güell — leggendo i testi dei padri della Chiesa, si vede come molti “apoftegmi” appartengano a madri del deserto, con una profondità teologica, umana e psicologica notevolissima: evitiamo la tentazione di sottolineare il ruolo della donna con il clericalismo». A far loro eco, la stessa sotto-segretaria Beqcuart, che ha evidenziato come sia importante la prospettiva con cui si guarda la Chiesa. «Oggi ci sono già donne in ruoli apicali, presidenti di università cattoliche, di organismi come le Caritas o di sezioni di Conferenze episcopali». Dunque,  «ci sono tanti modi per promuovere la leadership femminile, basti pensare anche ai tanti vescovi che stanno nominando donne come delegati generali diocesani, con la possibilità quindi di concorrere nella governance dell’istituzione».

Serve una conversione della mentalità

Quando si affronta questo argomento, ha aggiunto Zuppi, «si ha la sensazione che nella prassi, già oggi e non solo nella storia del pensiero cristiano e cattolico, ci sia molto di più di quanto comunemente si vede». Dopo di che, occorre anche dire, ha proseguito Becquart, «che permangono tuttora ostacoli e difficoltà, rinvenibili soprattutto a livello culturale e sociale. Perché la Chiesa fa parte della società. Lo riscontro, per esempio, parlando anche con vescovi di fede anglicana o ambasciatrici. Se in un consesso diplomatico interviene un uomo, a quel discorso si dà un peso, se interviene una donna, la considerazione è minore: spesso è un qualcosa di inconscio. Ma ciò mi convince del fatto, ha concluso, che è necessaria una vera conversione della mentalità, e ci vuole tempo: perché noi la mentalità la ereditiamo non solo dalla Chiesa ma anche dalla società in cui viviamo». Infine, sul timore richiamato da Radcliffe nella sua meditazione della mattina relativamente alla delusione che alcuni potrebbero provare nel momento dell’approvazione del Documento finale, il teologo domenicano ha invitato a «superare la difficoltà a capire la vera natura del Sinodo», che — come detto più volte dal Papa — «non è un parlamento, ma un luogo di ascolto nella comunione».

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21 ottobre 2024, 16:39