Sinodo: raccolti 62 mila euro, già inviati alla parrocchia di Gaza
Roberto Paglialonga ed Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
Sono stati raccolti 62 mila euro attraverso la colletta per le persone vittime della guerra a Gaza. Lo ha reso noto oggi, 8 ottobre, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione del Sinodo, nel briefing con i giornalisti in Sala stampa vaticana, introdotto dal vicedirettore Cristiane Murray. Al tavolo presenti anche tre dei 21 cardinali cardinali eletti da Papa Francesco domenica scorsa: l'arcivescovo di Abidjan in Costa d’Avorio, monsignor Ignace Bessi Dogbo, monsignor Tarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo, e monsignor Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre in Brasile.
Fondi già disponibili a Gaza
Ruffini ha riferito che a dare notizia dell’esito della raccolta è stato il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, prefetto del Dicastero per il Servizio della Carità. In particolare, 32 mila euro sono stati donati dai partecipanti al Sinodo e altri 30 mila sono stati offerti dall’Elemosineria apostolica. I 62 mila euro complessivi, ha fatto presente il porporato, sono stati consegnati attraverso la nunziatura apostolica a Gerusalemme e sono già a disposizione del parroco della chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, padre Gabriel Romanelli. I partecipanti al Sinodo, ha detto Ruffini, hanno accolto con un applauso corale il video di ringraziamento (che è stato mostrato in Sala stampa) inviato dal sacerdote insieme con alcuni ragazzi e parrocchiani.
L'importanza dell'iniziazione cristiana
Inoltre, ha riferito Ruffini, il cardinale Grech ha annunciato all’assemblea che ieri il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha nominato i venti nuovi membri dell’Organismo consultivo internazionale dei giovani (Iyab), nato dopo il Sinodo del 2018. Il porporato, a nome di tutti i partecipanti all'Assemblea, ha fatto gli auguri ai “giovani che si impegnano nel servizio alla Chiesa”. Ruffini ha inoltre reso noto che la parte centrale della mattinata - in Aula Paolo VI erano presenti in 350 - è stata dedicata ad eleggere 7 dei 14 membri della Commissione per la redazione del Documento finale. Il segretario della stessa, monsignor Riccardo Battocchio, prima delle votazioni ha ricordato che la Commissione non redige materialmente il Documento finale ma ne sovraintende il progetto di lavoro. Dopo la votazione della Commissione, ha proseguito Ruffini, è stata la volta delle relazioni per tavoli linguistici, “la novità di questa assemblea”. In particolare, “i relatori hanno messo in luce l’importanza dell’iniziazione cristiana, delle relazioni per arrivare a una Chiesa sempre più sinodale, della conversione sinodale che è necessaria e della conversione relazionale”. È stato poi messo in risalto “il rapporto tra carismi e ministeri” e si è parlato “di come evitare un narcisismo clericale, del ruolo importante della vita consacrata, del ministero dell’ascolto, del discernimento differenziato per quanto riguardo i ministeri legandolo alle missioni e ai contesti culturali e locali”.
Diaconato, carità e missione
Sheila Pires, segretaria della Commissione per l’informazione, ha quindi riferito che “nei 18 interventi liberi sul tema dell’iniziazione cristiana, dopo la pausa, diversi relatori hanno espresso la necessità di mettere al centro le relazioni, la conversione relazionale, come già era stato fatto negli interventi dei relatori dei tavoli linguistici”. In particolare, ha aggiunto, “alcuni hanno evidenziato la necessità di guarire le relazioni ferite dagli scandali nella Chiesa, a partire dagli abusi, sottolineando l’importanza della fiducia per rafforzare il cammino sinodale”. “C’è chi ha proposto un approfondimento del diaconato per rinnovare la Chiesa, mentre altri hanno insistito sull’ecclesiologia del popolo di Dio e sull’importanza della carità e della missione”, ha affermato Pires. “L’amore per i poveri, è stato sottolineato, nasce dall’Eucaristia: bisogna essere caritatevoli, come insegna il Vangelo, soprattutto con coloro che sono emarginati, indesiderati e che si sentono a volte esclusi anche dalla Chiesa”.
Accompagnare i nuovi battezzati
È stato anche osservato come “nel mondo secolarizzato il processo di iniziazione cristiana diventa sempre più fondamentale”, ha riferito Pires. “Per essere testimoni del Vangelo bisogna diventare profeti e occorre un processo di formazione nella fede già da piccoli, che coinvolga tutta la comunità”. L’assemblea, “è stato anche sottolineato, deve parlare della partecipazione delle donne alla leadership della Chiesa”. Inoltre, è stato affrontato “il tema del perdono legato all’amore di Cristo ed è stato ribadito che non può esserci iniziazione cristiana senza comunità”. E, “per questo, c’è chi ha chiesto maggiore impegno nell'accompagnamento dei nuovi battezzati”. Infine, ha concluso, “è stata anche segnalata una insufficiente menzione nell’Instrumentum laboris, di alcune realtà ecclesiali, di alcuni movimenti, mentre ne dovrebbe essere valorizzata l’importanza nella vita della Chiesa”. E, nuovamente, “si è chiesto di utilizzare nei documenti della Chiesa, anche del Sinodo, un linguaggio comprensibile a tutti”.
Modificare il modo di vivere la Chiesa
Riprendendo uno degli argomenti principali dei lavori del Sinodo, il cardinale eletto Ignace Bessi Dogbo ha voluto mettere l’accento proprio sul sacramento del Battesimo. "Grazie a esso siamo conformati a Cristo e possiamo tutti riconoscerci come figli di Dio e fratelli in Cristo". E questo "consente a ciascuno di noi, a nostra volta, di vedere e ritrovare nel prossimo la persona e il volto di Gesù". Facendo poi un parallelismo tra quanto avviene nella Chiesa universale e, in queste settimane, all’interno dell’assemblea sinodale, monsignor Bessi Dogbo ha sottolineato l’importanza dell’ascolto reciproco e delle relazioni che si stanno vivendo nell’Aula Paolo VI, "in un clima straordinario di comunione e condivisione". "Siamo consapevoli che non stiamo cambiando materialmente la Chiesa, ma siamo in un processo che porterà a modificare il modo di vivere la Chiesa nel prossimo futuro". E la capacità di ascoltare - ha quindi concluso l'arcivescovo di Abidjan - viene proprio dal riconoscimento reciproco, che "consente a ciascuno di avere il proprio posto nella vita della comunità ecclesiale".
Una base comune nel solco della sinodalità
Dell’ascolto ha parlato anche il cardinale eletto Kikuchi, che si è soffermato in particolare sull’esperienza vissuta in Giappone. "Tra le due Sessioni sinodali, nel mio Paese, abbiamo gettato le basi di una vera sinodalità" ha detto l'arcivescovo di Tokyo. Si è tenuta "una congregazione nazionale con la partecipazione di tutte le 15 diocesi, i presbiteri, i laici, i volontari, i ministri coinvolti nelle differenti attività, nel corso della quale si è andata via via rafforzando la nostra conversazione nello Spirito, che stiamo praticando anche qui in Vaticano, in questi giorni di lavori al Sinodo". L’obiettivo condiviso, ha chiosato il cardinale eletto Kikuchi, che da maggio 2023 è anche presidente di Caritas Internationalis, è quello di "cercare, trovare e costruire una base comune nel solco della sinodalità".
La scoperta dell'elezione al cardinalato
Della sorpresa per l’elezione al cardinalato, ha parlato monsignor Jaime Spengler, stimolato da una domanda di Murray, sua connazionale. "Stavo finendo di leggere un bellissimo libro di Carlo Maria Martini, intitolato Sequela Christi, quando il mio telefono ha iniziato a squillare e vibrare. Leggevo moltissimi messaggi di auguri e congratulazioni ma non ne sapevo il motivo. Poi i tanti amici che mi scrivevano mi hanno avvisato di guardare l’Angelus del Papa, perché mi stava citando, e lì ho capito" ha spiegato. "È stata naturalmente una gioia immensa, nella consapevolezza che essere cardinale significa servire il Papa e la Chiesa. Sono grato al Santo Padre - ha dichiarato con commozione - per la possibilità di collaborare in questo momento così delicato per la storia del mondo, dell’umanità e della stessa comunità ecclesiale".
La governance del Sinodo
Al termine degli interventi, è stato riservato uno spazio alle domande della sala stampa. Il cardinale eletto Spengler, interrogato sullo stile di governance che il Sinodo dovrà intraprendere, ha notato la “complessità” della domanda in un mondo colpito da una "crisi delle democrazie" allargata alle "istituzioni di mediazione nella società" dove, di conseguenza, la “questione dell’autorità” è decisiva. L'arcivescovo di Porto Alegre ha richiamato le parole di Paolo VI, che spiegava come l'essere umano "senta con molta più attenzione i testimoni dei maestri, e se ascolta i maestri è perché sono testimoni”. Il potere non deriva quindi da un “fattore sociologico” ma da una testimonianza “etica, morale e religiosa”. Un concetto ripreso anche dal cardinale eletto Kikuchi, che ha affermato la necessità di lasciare uno stile "piramidale" per uno "sinodale". Ciò non deve risultare in una presa di provvedimenti basata esclusivamente sul "consenso". “Dobbiamo essere sicuro di intende la sinodalità nello stesso modo”, ha spiegato l’arcivescovo di Tokyo. Anche attraverso un "discernimento comune, c'è poi qualcuno che deve prendere le decisioni finali".
L'identità delle comunità cattoliche
Ai tre cardinali eletti, provenienti da tre aree del mondo molto differenti tra di loro, è stato chiesto di individuare un tratto identitario delle loro comunità. Tutti sono stati concordi nell'aderenza all'ideale sinodale di "scambio dei doni". Esso "prima avveniva da Occidente ad Oriente, dai Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo", ha notato il cardinale eletto Kikuchi, soffermandosi su un cambio di paradigma che vede quelle "periferie" citate da Papa Francesco come ormai parte integrante anche del continente Europeo. Il cardinale eletto Bessi Dogbo, dal canto suo, ha rivendicato la ricchezza "spirituale" delle diocesi africane, dove "la fede viene vissuta con gioia". L'arcivescovo di Abidja, in Costa d’Avorio, ha raccontato come alla notizia della sua elezione a cardinale, la comunità del suo villaggio si sia riversata nelle strade e la banda locale abbia suonato a festa. "L'Africa deve condividere questa gioia semplice delle persone povere, umili, felici delle piccole cose". Il futuro cardinale Spengler ha poi notato il contributo dei migranti “tedeschi, italiani, polacchi, ucraini e giapponesi”, tra gli altri, nel processo di evangelizzazione dell'America latina. Essi spesso sono stati “ingannati”, hanno “sofferto”, ma possedevano “un valore molto bello: la determinazione".
L'ipotesi di riti specifici per l'Amazzonia
L'arcivescovo di Porto Alegre ha anche risposto ad alcune domande relative all'Amazzonia e alla possibilità della creazione di un rito specifico per le comunità indigene dove "passano mesi, ma addirittura anni senza una celebrazione eucaristica". Nell'ambito del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) di cui Spengler è presidente, sono presenti gruppi che lavorano alla possibilità di tale integrazione. A questa ipotesi, si affianca quella di una "inculturazione" del tradizionale rito romano nelle popolazioni locali. Il futuro cardinale Spengler ha ricordato la "dignità" dei fedeli indigeni nello svolgere le funzioni tradizionali. "Un valore che a volte non vediamo più nelle nostre Messe, per quanto solenni possano essere". Non è mancata una domanda posta in relazione al cambiamento climatico e ai recenti, e ingenti, danni causati dalle alluvioni Rio Grande do Sul, il più grande disastro naturale della sua storia. Tra le varie “relazioni” analizzate dal Sinodo, grande attenzione va rivolta, secondo il cardinale eletto Spengler, a quella con “la casa comune”. Un approfondimento che va oltre la sola minaccia alla sopravvivenza dell’umanità, ma che assume “un livello di dignità ancora maggiore” quando si considera il pianeta come frutto della creazione divina.
Il tema del celibato sacerdotale
L'arcivescovo di Porto Alegre è stato infine interrogato sul tema a suo dire "delicato" del celibato per ciò che concerne i sacerdoti. "C'è bisogno di franchezza e apertura", ha affermato, citando il caso di un vescovo nominato nella regione del Rio Xingu, al centro del Brasile e vasta due volte l'Italia. Il giorno dopo la festa d'insediamento, "si sono ritrovati lui e soltanto un altro sacerdote". A partire dall'esperienza del "diaconato permanente", ha concluso il futuro cardinale, "forse, in futuro, questi uomini potranno essere ordinati presbiteri per una comunità specifica". La strada? "Non la so, ma possiamo affrontarla tenendo a mente gli aspetti teologici così come i segni del tempo".
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