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Uno dei tavoli circolari in Aula Paolo VI per i lavori del Sinodo sulla Sinodalità Uno dei tavoli circolari in Aula Paolo VI per i lavori del Sinodo sulla Sinodalità

Donne, poligamia, poveri, Chiese orientali, web: i Gruppi di Studio al lavoro nel Sinodo

Alla prima congregazione generale dell'Assemblea sinodale di ieri, 2 ottobre, i componenti dei dieci gruppi istituiti dal Papa a febbraio per approfondire teologicamente e canonicamente alcune tematiche, insieme ai rappresentanti di tre Commissioni, hanno illustrato in Aula Paolo VI - in presenza o in video - il lavoro svolto e i programmi futuri. Dialogo costante con padri e madri sinodali, i contributi reciproci confluiranno nelle "risposte" da presentare al Papa nel 2025

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

Il ruolo delle donne e l’ipotesi del diaconato femminile, il rischio della sparizione delle Chiese orientali a causa della guerra, una «pastorale» per i poligami in Africa, l’annuncio del Vangelo nel digitale, il rapporto tra vescovi e sacerdoti e con il popolo di Dio, i criteri di selezione dei candidati all’episcopato, una prospettiva «sinodale» del lavoro dei Nunzi, il dialogo ecumenico. Alla prima congregazione generale dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, aperta ieri pomeriggio con il discorso del Papa e il saluto del cardinale Grech, il relatore generale il cardinale Jean-Claude Hollerich, ha dato parola ai rappresentanti di ognuno dei dieci Gruppi di Studio istituiti dal Papa lo scorso febbraio per approfondire, teologicamente e canonicamente, alcune tematiche. I diversi componenti, introdotti da un breve video e con uno spazio di esposizione di massimo 3 minuti, hanno illustrato all’assemblea il lavoro svolto e i programmi futuri che prevederanno un dialogo costante (contrariamente a chi ipotizzava un percorso “parallelo” al Sinodo) tra padri e madri sinodali e Gruppi stessi. Le «risposte» dovranno essere consegnate al Papa entro il 2025. Quindi un anno dopo la chiusura del Sinodo ma tenendo conto di contributi e frutti della stessa assise. «Compagni di viaggio» e «interlocutori», li ha definiti infatti Hollerich.

Poligamia

Dieci i Gruppi, come detto, più alcune commissioni per l’analisi di precise tematiche. Di una di queste, sulla spinosa questione della poligamia in diversi Paesi africani, ha riferito tramite video il cardinale congolese Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa e presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) presentando un report che trae le mosse dall’interrogativo: come accompagnare pastoralmente «persone che hanno abbracciato la fede cristiana in situazione di poligamia» o «persone battezzate che vivono in poligamia dopo la conversione». La stessa Chiesa africana che mesi fa era opposta alle benedizioni a persone omosessuali introdotte dal documento dottrinale Fiducia Supplicans, si trova quindi ora a doversi interrogare su come rapportarsi a uomini con anche dieci mogli, tenendo conto della presenza di figli, difficoltà economiche, legami affettivi e altre problematiche. In quattro punti il Secam, ha spiegato Ambongo, vuole analizzare le forme del fenomeno, le motivazioni, la dottrina. Quella che afferma che la poligamia «non è l’ideale della coppia voluta da Dio». Oggi però non basta: servono «vicinanza», «ascolto attivo» e «supporto». Il lavoro, svolto da un team di esperti, confluirà in un documento.

Ruolo delle donne e diaconato femminile

Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, il cardinale Victor Manuel Fernández, è intervenuto a nome del Gruppo sulle «forme ministeriali». Preannunciando la «ripresa di alcune intuizioni» del Papa «poco accolte» in documenti come Evangelii Gaudium, Querida Amazonia e Antiquum Ministerium, il cardinale ha concentrato il focus sulla «pressante questione della partecipazione delle donne alla vita e alla leadership della Chiesa». Ambito in cui rientra la questione del diaconato femminile, oggetto del lavoro di due Commissioni istituite dal Papa. «Conosciamo la posizione pubblica del Pontefice che non considera la questione matura», ha chiarito Fernández, «nella mens del Santo Padre ci sono altri temi ancora da approfondire e risolvere prima di affrettarsi a parlare di un eventuale diaconato per alcune donne». Il rischio, secondo il capo Dicastero, è che il diaconato diventi «una specie di consolazione per alcune donne», mentre «la questione più decisiva della partecipazione nella Chiesa resta trascurata». In ogni caso, ha aggiunto, la Dottrina della Fede prosegue il «lavoro di approfondimento» intrecciando l’analisi del profilo di donne che nella storia della Chiesa «hanno esercitato una vera autorità» (Matilde di Canossa, Ildegarda di Bingen, Giovanna d’Arco, Teresa d’Ávila, Mama Antula, Dorothy Day), con l’ascolto di donne che oggi ricoprono ruoli di primo piano nelle Chiese anche di terre lontane come Indonesia e Africa. Così, ha affermato Fernández, la questione del diaconato per le donne «risulta ridimensionata» e «proviamo ad allargare gli spazi per una presenza femminile più decisiva».

I tavoli con i membri del Sinodo sulla sinodalità
I tavoli con i membri del Sinodo sulla sinodalità

Il grido dei poveri

Il tema delle donne è al centro pure degli studi del Gruppo dedicato all’«ascolto» del grido della terra e dei poveri. Come rinsaldare il legame tra comunità cristiana e chi quotidianamente opera a servizio di carità, giustizia, sviluppo, è la traccia delle riflessioni illustrata dalla coordinatrice, l’australiana Sandie Cornish, che ha evidenziato come «le donne, in ogni parte del mondo, appartengono ai gruppi più poveri tra i poveri». Il lavoro del Gruppo «sarà strutturato a partire dalle loro voci», ma anche di quelle di volontari e professionisti che «camminano» con chi vive povertà ed emarginazione. Si terrà conto dei «gruppi esclusi da anni, come le vittime di discriminazione delle caste» e saranno coinvolti vescovi e leader diocesani con i quali si è già discusso dei diversi «ostacoli» che, tuttavia, ha detto Cornish, stimolano creatività e risposte concrete.

Le Chiese orientali sconvolte dalla guerra

Uno sguardo all’attualità ha aperto l’intervento del cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, che ha posto sotto gli occhi dei presenti «la situazione drammatica di questi giorni: bombe, carri armati che distruggono in maniera drammatica non solo le persone ma anche le speranze» e vanno a colpire una «categoria piccola e fragile» quale le Chiese orientali cattoliche nelle aree di guerra. «Sono in pericolo di scomparire», ha denunciato il capo Dicastero, «la loro perdita sarebbe irreparabile per la Chiesa». Il Gruppo vuole assumersi quindi il compito di «chiedere ai latini, più forti e organizzati, di aiutare questi nostri fratelli a vivere in maniera migliore dopo le pesanti emigrazioni dalle loro terre d’origine». Per alcune Chiese, infatti «la percentuale maggiore di fedeli si trova in diaspora e non nelle proprie terre, sconvolte dalle guerre». In programma, ha annunciato il cardinale, ci sono un questionario e l’avvio di un itinerario anche dopo il contesto sinodale, a cura del Dicastero per le Chiese Orientali.

Il digitale e l’annuncio del Vangelo

Dal mondo reale a quello digitale, l’esperta statunitense Kim Daniel ha illustrato il lavoro del Gruppo sulla evangelizzazione nel mondo virtuale. Una «nuova pagina missionaria della vita della Chiesa», ha sottolineato Daniel, che «permette di raggiungere le periferie» e rappresenta «un primo annuncio del Signore in un mondo che non Lo conosce». Certo, bisogna discernere opportunità e sfide di questo «luogo fluido» che implica una dinamica di «inculturazione» della Chiesa. Il Gruppo riunisce esperti provenienti da diversi settori della Chiesa e del mondo accademico; il lavoro è scandito da un ampio ascolto specie dei giovani coinvolti in reti di cultura digitale, nel progetto La Chiesa ti ascolta e nella riflessione pastorale del Dicastero per la Comunicazione sui social media Verso una piena presenza.

Il primato petrino in un quadro ecumenico

Il legame tra sinodalità e primato, l’ospitalità eucaristica, il rapporto con i movimenti di rinascita di ispirazione cristiana, sono i punti che analizzerà il Gruppo di Studio di cui si è fatto portavoce monsignor Paul Rouhana, vescovo ausiliare di Joubbé, Sarba e Jounieh dei Maroniti. Nel programma, ha spiegato, ci sono l’analisi dei «frutti della ricezione del cammino ecumenico nelle prassi ecclesiali» e alcune «proposte pratiche per l’esercizio del ministero petrino in un nuovo quadro ecumenico». Base di riunioni e riflessioni sarà il documento Il Vescovo di Roma; le esperienze di matrimoni, famiglie interconfessionali e movimenti aiuteranno ad allargare la riflessione sulla ospitalità eucaristica. Mentre si guarderà «in modo positivo» ai movimenti non confessionali per capire «cosa imparare da loro, in uno spirito dello scambio di doni».

I lavori del Sinodo in Aula Paolo VI
I lavori del Sinodo in Aula Paolo VI

Il rapporto tra popolo e pastori

Più strettamente ecclesiale il lavoro del Gruppo sul servizio di vescovi, preti e diaconi e le loro relazioni con il popolo di Dio. Il pastore di Münster, Felix Genn, ha sottolineato la necessità di «approfondire il rapporto tra vescovo e Chiesa locale», alla luce anche delle «aspettative del popolo di Dio» su una maggiore «trasparenza», un maggiore rispetto della realtà locale, un «maggiore coinvolgimento della Chiesa locale nella selezione dei candidati così da evitare il sospetto di intrallazzi» e ridare l’immagine di «una Chiesa veramente sinodale».

Vita consacrata

«Comunione», «gerarchia», «sinodalità», ma anche «fiducia», «fraternità», «sorellanza» sono le parole-chiave che orientano il Gruppo di studio sui rapporti tra vescovi e consacrati e la collaborazione con Conferenze episcopali, superiori maggiori, aggregazioni ecclesiali, Chiese locali. Suor Simona Brambilla, segretario del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata, ha spiegato che in particolare si esamineranno «differenze e sfumature sulla modalità di vivere le relazioni tra vescovi e vita consacrata». In alcune parti del mondo, infatti, «il rapporto è efficace e fecondo, in altre faticoso e la vita consacrata vista in modo funzionalistico».

La revisione sinodale della Ratio sui sacerdoti

In video è intervenuto il cardinale José Cobo Cano per il Gruppo deputato alla revisione «in prospettiva sinodale missionaria» della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, il documento del 1985 su vita, formazione, ministero dei sacerdoti. La Ratio «è ancora in fase di recepimento e ha bisogno di indizi chiari», ha affermato l’arcivescovo di Madrid; attraverso tanti «pezzetti» di proposte e spunti si preparerà un grande «mosaico» di orientamenti su questioni come la formazione nei seminari, la relazione quale «modo di definire l’identità della Chiesa», il popolo di Dio come «soggetto» nella formazione dei preti.

I Nunzi, il servizio alle Chiese locali, trasparenza e responsabilità

Un altro video-intervento è stato quello del cardinale Oscar Gracias, arcivescovo di Bombay, circa il Gruppo su figura e ruolo dei Nunzi. «Come possono contribuire ai legami di comunione tra Chiesa universale e Chiese locali e con il Papa facendo conoscere bisogni e aspirazioni delle realtà in cui operano», è la traccia. I binari su cui svilupparla: «Trasparenza, accountability, corresponsabilità». Il Gruppo analizzerà «il ruolo dei rappresentanti pontifici nei processi decisionali», «una maggiore partecipazione dei laici nelle nomine episcopali», «la formazione del personale delle Nunziature».

La prima congregazione generale di ieri, 2 ottobre, alla presenza del Papa
La prima congregazione generale di ieri, 2 ottobre, alla presenza del Papa

Questioni etiche e dottrinali

Per il lavoro del Gruppo sulle questioni «dottrinali, pastorali, etiche controverse» il gesuita padre Carlo Casalone ha spiegato che la riflessione si dividerà su due «fuochi», due «ellissi»: una sul piano sociale, «casa comune, pace, fraternità di fronte ai conflitti»; una per approfondire il significato di temi come «coniugalità, generazione, sessualità, cura della vita».

La Commissione dei Canonisti

In assemblea anche l’intervento del segretario della Commissione dei Canonisti, don Gianluca Mellini, circa il progetto di riforma delle norme canoniche implicate nel processo sinodale e l'«obbligo» per i vescovi di avere in Diocesi e consultare i vari Consigli (episcopale, diocesano, eparchiale, presbiterale, parrocchiale), a cui chiedere osservazioni, verifiche, pareri. All’interno di questi Consigli, è preferibile una maggioranza di laici.

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03 ottobre 2024, 15:50