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L'immagine di un crocifisso al tramonto L'immagine di un crocifisso al tramonto  (Renan Dantas - Diocese de Juína) L'angolo della LEV

L’altra faccia della mediocrità, oltre gli eroismi sconnessi della fede

Su L’Osservatore Romano il colloquio con Sylvain Detoc, religioso docente all’Angelicum, che con la Lev ha pubblicato il libro “La gloria dei buoni a nulla”: non vi sentite all’altezza di annunciare il Vangelo? Potete rallegrarvi: Dio “non cerca campioni dell’evangelizzazione, ma, al contrario, s’interessa alle persone meno dotate”

di Charles De Pechpeyrou

Temete di non essere buoni cristiani? Non vi sentite all’altezza di annunciare il Vangelo e vi domandate come, vulnerabile quali siete, possiate partecipare al piano di Dio? Potete rallegrarvi, perché Dio ha una politica di “reclutamento” tutta sua. Lontano dalle logiche di questo mondo, non cerca campioni dell’evangelizzazione, ma, al contrario, s’interessa alle persone meno dotate. Le Sacre Scritture stesse, dalla Genesi fino agli Atti degli Apostoli, traboccano di esempi di persone mediocri, che non brillano necessariamente per il loro coraggio. Ci sono tanti “buoni a nulla” che, malgrado tutto, hanno ricevuto la loro gloria, salvati dall’amore incondizionato con cui Dio li avvolge, nonostante le miserie della loro vita. E questo, come ricorda il profeta Isaia, perché ognuno di noi è prezioso agli occhi di Dio, degno della sua stima e del suo amore. È, in sostanza, il tema del libro del padre domenicano francese Sylvain Detoc, La gloria dei buoni a nulla (Città del Vaticano, Lev, 2024, pagine 144, euro 14).

Nel commentare il senso del titolo del suo libro a «L’Osservatore Romano», il religioso — che insegna all’Istituto cattolico di Tolosa e alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino Angelicum —, mette subito i puntini sulle i. Quando parla di gloria, non intende la «glorietta terrena», ma «un gloria di tipo teologico, una glorificazione alla quale Dio chiama tutti, quali che siano le miserie che ci affliggono. Questa glorificazione non è puramente spirituale — precisa padre Detoc —, ma include tutto l’impasto umano, compresa la pesantezza che gli è propria». Il tema dell’impasto, dell’argilla, del fango, della terra, è di fatto molto presente nel libro, dove l’autore si preoccupa di utilizzare un linguaggio figurato — «semplice, goloso, nutriente» — e numerose metafore sviluppate nel corso delle pagine al fine di rendere il suo discorso accessibile a quante più persone possibili.

La sfida per l’uomo, prosegue padre Detoc, è di passare dal suo corpo di terra a un corpo di gloria, seguendo le orme di Gesù e di sua madre. «Possiamo crederci — scrive —: non c’è nulla dell’essere di Gesù e di Maria che sia stato abbandonato alla corruzione del sepolcro. Tutto ciò che in loro è terreno, è stato trasportato nella gloria». E, aggiunge nel corso della nostra intervista, «in Gesù e Maria contempliamo il primo uomo e la prima donna nei quali si realizza il piano di Dio».

Ma andiamo oltre. Chi sono questi famosi «buoni a nulla»? Stavolta l’autore ricorre al mondo imprenditoriale per spiegare, non senza ironia, come Dio recluta il suo «personale», espressione presa in prestito da Jacques Maritain, ricordando che Gesù stesso, nella sua politica delle risorse umane, si è fatto carico della mediocrità di Pietro. Una scelta confortante per il personale della Chiesa, chiamato prima di tutto al servizio. «Siamo tutti, attraverso il nostro battesimo, servitori di Dio — spiega —, del suo progetto, del suo disegno, di salvare l’umanità. Quindi, in senso lato, tutto il popolo di Dio è servitore dell’umanità intera». Tra questi servitori ci sono i ministri ordinati, molti dei quali, osserva con rammarico il religioso, attraversano oggi in Francia una crisi profonda, segnata in particolare dal dramma degli abusi commessi all’interno della Chiesa. Questi ministri, aggiunge padre Detoc, non devono mai dimenticare che il “potere” che detengono è proprio quello di servire.

A sostegno della sua riflessione, ricorda le nuove comunità nate nel solco del Concilio vaticano II, paragonandole a start-up, dal successo folgorante ma che hanno incontrato poi tante difficoltà, fonti di polemiche. Per evitare di dover dichiarare “fallimento”, devono oggi seguire l’esempio degli ordini religiosi e delle congregazioni pluricentenarie, come i domenicani e i francescani. «Per stabilizzarsi ed entrare nella grande tradizione della Chiesa — commenta il religioso — occorre sostituire al culto del fondatore una struttura collegiale comune con istituzioni, votazioni, capitoli. Questa armatura composta da molteplici contropoteri consente di sfuggire all’idolatria dei fondatori».

È chiaro, si tratta di rompere con una certa immagine di eroismo sconnessa dalla realtà per tornare a un approccio più umano e più spirituale. «Ci sono due modi di essere lucidi sulla propria miseria e su quella degli altri», afferma padre Detoc nella conclusione del libro. «Il primo consiste nel porre il proprio peccato sotto una luce fredda, che mette brutalmente in evidenza ciò che nasconde il cuore dell’uomo. Questa è la tentazione che spesso il diavolo infligge agli amici di Dio per farli disperare della sua misericordia». Il secondo, al contrario, «consiste nel porre il proprio peccato sotto una luce calda: quella, radiosa, dell’amore di Dio». Una vera scuola di speranza.

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14 ottobre 2024, 15:12