L'arte allo specchio, ai Musei Vaticani gli autoritratti della collezione Nobili
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un’esperienza di visita che sovverte gli abituali schemi di fruizione di una mostra d’arte. Visitando l’esposizione “Io Dipinto”, allestita nelle salette della Torre Borgia dei Musei Vaticani fino all’11 gennaio 2025, non si ha solo l’impressione di guardare e contemplare l’arte, piuttosto di essere guardati dall’arte.
Osservati dall’arte
Gli occhi, penetranti, pensosi, severi, a volte malinconici, sorridenti o beffardi dei 64 autoritratti in rassegna accompagnano il visitatore lungo l’intero percorso. Nomi noti dell’arte italiana come Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Mino Delle Site, Emilio Greco, Pietro Marussig, Ottone Rosai, esponenti della scuola romana come Ferruccio Ferrazzi, Franco Gentilini, Virgilio Guidi, Mario Mafai, Fausto Pirandello e Alberto Ziveri, assieme a qualche presenza estera come Xavier Bueno, Jean Cocteau e José Ortega e a quella di scrittori-artisti come Carlo Levi, Trilussa e Mino Maccari si susseguono nelle sale della mostra organizzata su due piani.
Una nuova casa
Le opere costituiscono il corpus della collezione dell’imprenditore e dirigente romano Franco Nobili e di sua moglie Maria Antonietta, donata, in ossequio al loro desiderio, dalla famiglia ai Musei Vaticani nel 2021. “Era il 2018 – ricorda il direttore Barbara Jatta - quando ho incontrato per la prima volta le figlie dei coniugi Nobili. In quell’occasione mi anticiparono il desiderio che i genitori avevano avuto, e la loro volontà di concretizzarlo, di destinare una parte dell’importante collezione d’arte che avevano con amore e passione raccolto nel corso della loro vita insieme, ai Musei Vaticani, una nuova ‘casa’ all’interno di un Museo di pubblica fruizione”.
In dialogo con la cultura contemporanea
Il lascito ha arricchito la sezione d’arte moderna e contemporanea inaugurata nel 1973 da Paolo VI e curata da Micol Forti: “la nostra collezione – spiega ai media vaticani - ha da sempre la missione di non interrompere il dialogo con la cultura contemporanea. È importante farlo attraverso gli artisti ed i collezionisti”.
Le potenzialità dell'autoritratto
L’allestimento presenta una suddivisione tematica libera da cronologie, con l’intento di mettere in luce il gusto della famiglia Nobili, il loro amore per Roma e la cultura, e di porre in relazione volti, sguardi, gesti e cromie, fra analogie e contrasti: “abbiamo pensato ad una mostra che desse modo di comprendere le molteplici sfaccettature e potenzialità dell'immagine come autoritratto”, spiega la curatrice Rosalia Pagliarani.
Una riflessione sull’identità
Tra le varie opere Pagliarani si sofferma in particolare sull’autoritratto di Xavier Bueno: “È un artista nato in Spagna e poi stabilitosi in Italia nel 1940. Cita la pittura olandese del Seicento, in particolare gli interni di Vermeer. Lo guardiamo da quella che ci appare come una finestra aperta sul dipinto. In realtà è uno specchio e lo capiamo dalla posizione della pipa che è duplicata specularmente nel quadro”. In un gioco di rimandi il quadro ci interroga: stiamo vedendo l’artista o è quest’ultimo a vedere il riflesso di sé stesso? Xavier Bueno propone una riflessione sul sé e sull’identità. “C’è una differenza enorme fra il mondo dei selfie e il mondo dell'autoritratto”, prosegue la curatrice della mostra: “Non esistono autoritratti che non siano d'artista. Solo l'artista è in grado di autoritrarsi attraverso la pittura e quindi tutto quello che c'è dentro riguarda profondamente la pittura e la capacità dell'immagine di parlarci”.
Arte e psicanalisi
“L'autoritratto è una forma di guardarsi, di presentarsi e di riflettere su quale volto, quale identità si vuole offrire all'altro”, aggiunge Micol Forti soffermandosi sull’influsso esercitato dalla psicoanalisi nella cultura del Novecento, un secolo in cui “l’io ha molte facce, molti volti, spesso celati a noi stessi”.
La sigaretta spenta sulla firma
Tra i dipinti che rivelano gli interessi umanistici della famiglia Nobili spiccano gli autoritratti di Carlo Levi, di Adriana Picherle, sorella di Alberto Moravia e di Trilussa: “Ad oggi – precisa Pagliarani – è il suo unico autoritratto noto. È vestito in frac, molto elegante, con un volto caricaturale e compie il gesto di spegnere la sigaretta sulla sua stessa firma”.
Affascinante e ancora poco nota è la figura della veneziana Linda Buonajuti: il suo autoritratto come Amazzone a figura intera accoglie il visitatore all’ingresso della mostra il cui accesso è incluso nel biglietto d’ingresso ai Musei Vaticani.
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