Sui ponteggi del Baldacchino e della Cattedra di San Pietro
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Torna a risplendere il Baldacchino di San Pietro. I teli e i ponteggi del cantiere di restauro che per nove mesi hanno coperto il capolavoro di Gian Lorenzo Bernini saranno rimossi entro il prossimo 27 ottobre in occasione della cerimonia eucaristica presieduta da Papa Francesco a conclusione del Sinodo.
L’annuncio è stato dato ieri mattina dall'arciprete della Basilica Papale di San Pietro, cardinale Mauro Gambetti che ha parlato di “una data altamente simbolica per tante ragioni”: in quel giorno infatti, nel 1986 ad Assisi, si svolse lo storico incontro interreligioso di pace voluto da Giovanni Paolo II.
Verso il Giubileo della speranza
“Papa Francesco è venuto a vedere come procedevano i lavori e ha apprezzato molto” ha detto Gambetti che, pensando al restauro del capolavoro berniniano che copre l'altare maggiore sovrastante la tomba di Pietro e guardando all’ormai prossimo Giubileo, si è detto fiducioso che qualcosa possa cambiare nel segno della speranza: “Dovremmo pensare ad un restauro del nostro cuore e della nostra interiorità perché troppo spesso inseguiamo cose vane, inutili e ci perdiamo l'essenziale, che invece è fondamentalmente l'amore. È nell’Eucaristia che si fa memoria della comunione e della riconciliazione che Gesù ha portato"
"Quando c'è un matrimonio in una famiglia - ha detto padre Enzo Fortunato, direttore della Comunicazione della Basilica di San Pietro - si fanno le pulizie in casa e si preparano i vestiti nuovi. È quello che stiamo facendo per la Basilica di San Pietro in vista del Giubileo”. Il sacerdote francescano ha quindi ricordato gli interventi già messi in atto in occasione dell’Anno Santo. Tra questi la posa in opera di un nuovo vetro a protezione della Pietà di Michelangelo.
Le tracce del passato
Il press tour organizzato ieri mattina dalla Fabbrica di San Pietro, prima che le impalcature siano definitivamente rimosse, ha reso possibile cogliere a distanza ravvicinata la monumentalità delle varie figure che popolano l'opera berniniana alta circa trenta metri, quanto un palazzo di dieci piani: dai putti alle api simbolo di Urbano VIII Barberini, dai motivi vegetali ai colossali angeli, fino alla tiara e alle chiavi pontificie.
Arrampicandosi lungo il fitto reticolato di acciaio che come uno scrigno in questi ultimi mesi ha avvolto il Baldacchino, senza toccarlo, si mostrano la meravigliosa e raffinata tecnica di sbalzo dell’oro, così come la lucentezza dei vari elementi decorativi, ma non solo.
Poco sotto la sommità del capolavoro di Bernini, a circa venti metri di altezza, fin dove è stato possibile salire, graffiti e firme testimoniano la presenza di restauratori e sampietrini che si sono avvicendati nei precedenti interventi di manutenzione.
Durante i lavori, racconta Alberto Capitanucci, responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, sono state ritrovate addirittura la suola di una scarpa di un bambino “che era probabilmente lì per apprendere il mestiere dal papà che lì lavorava” o “un foglio con la lista della spesa risalente al '700”. Sono segni della vita di questo monumento simbolo della Chiesa Cattolica e saranno catalogati e preservati per le future generazioni.
A trenta metri di altezza
“Il Baldacchino gode di buona salute, non abbiamo riscontrato patologie particolari”, precisa Capitanucci. Ciò che colpirà l’occhio del pellegrino e del visitatore è la luce sfavillante emanata dal monumento realizzato da Gian Lorenzo Bernini per Urbano VIII tra il 1624 e il 1635. È composto da vari materiali: bronzo, oro, legno e rame. Alto quasi 29 metri, si innalza su quattro slanciate colonne tortili ispirate alle 2 colonne marmoree disposte attorno alla tomba di Pietro nell’antica basilica.
L’ultimo restauro risaliva al 1758: vi lavorò per tre mesi una nutrita squadra di operai e di maestranze specializzate. Le cronache riferiscono di circa sessanta persone al giorno coinvolte.
Dai tempi di quell’intervento una coltre di polvere umida aveva offuscato la brillantezza dell’oro, e la tonalità originale del bronzo: “È stupefacente l’effetto color cuoio del bronzo in contrasto con lo sfavillio dell'oro", sottolinea ancora l’ingegner Alberto Capitanucci: "Non si tratta di una patina, ma di un trattamento di fonderia mirato ad un risultato di ricercata leggerezza e profondità: questo monumento doveva dare l’idea di una macchina processionale, con la stoffa del cielo sostenuto da aste rivestite in cuoio. Il grande tendone è di legno e rame, ma dalle quattro aste emerge il cuoio ed è un risultato inaspettato di questo restauro”, afferma.
Un lavoro di squadra
Particolarmente delicato è stato l’allestimento del ponteggio su cui, in ragione dell’esiguità di spazio, si è svolto un restauro quasi acrobatico. “Non potevamo appoggiarci al Baldacchino e dovevamo consentire una struttura che garantisse lo svolgimento della liturgia durante l’anno”, spiega ancora il responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro. I ponteggi pesanti diverse tonnellate sono frutto di sofisticati calcoli ingegneristici mirati a distribuire equamente il carico per non gravare eccessivamente sul pavimento sotto il quale si trovano le Grotte e la Necropoli vaticane.
In collaborazione con il Gabinetto di Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani si è proceduto ad individuare i materiali più idonei per intervenire e ripulire l'opera dal particolato di polvere e condensa dovuta al grande flusso di pellegrini in Basilica. È stato un lavoro corale, di squadra reso possibile grazie al sostegno economico dei Cavalieri di Colombo: tecnici, restauratori, storici dell’arte, archivisti, ingegneri.
Tutti insieme, ognuno con la sua specificità. Lo sottolinea anche il restauratore Giuseppe Mantella che mette in luce l’importanza di tutte le fasi da quella progettuale, a quella dello studio dei documenti: "I documenti ci hanno aiutato a comprendere come è stato realizzato questo importante monumento che è un'opera policroma: oro, bronzo, rame dorato. Abbiamo ripercorso quanto è accaduto dal restauro del 1758, momento in cui si passa da una doratura a mercurio, quindi a fuoco, indelebile, rimasta in modo straordinario sulle superfici, ad una doratura a missione, a foglia d'oro".
Il restauro della Cattedra
Le competenze maturate sui ponteggi del Baldacchino hanno consentito l'avvio, nelle ultime settimane, di un altro importante restauro che terminerà a novembre: quello sulla Gloria dell'Altare della Cattedra di San Pietro, eseguita alle spalle del Baldacchino sempre da Bernini nel 1666.
Dal monumento è stato estratta temporaneamente la reliquia della Cathedra Sancti Petri Apostoli, un antico seggio ligneo con intarsi in avorio, di epoca carolingia che, collocato in questi giorni nella sagrestia Ottoboni della Basilica di San Pietro, è stato mostrato a Papa Francesco. Terminata la fase di studio da parte degli specialisti, dal 27 ottobre all'8 dicembre sarà esposto ai piedi dell’Altare Maggiore per poi essere ricollocato nella sua sede.
Un seggio di epoca carolingia
“Erano 50 anni che non veniva estratto dal monumento”, ricorda Pietro Zander, responsabile della sezione Necropoli e Beni Artistici della Fabbrica di San Pietro:
“Si tratta di un seggio ligneo antichissimo, certamente di epoca carolingia. Ce lo dicono le indagini scientifiche che furono condotte sui legni nel 1974, ma ce lo dice anche il seggio stesso, perché c'è un fregio in avorio dove al centro si vede l'imperatore Carlo il Calvo, quindi un imperatore carolingio, incoronato da due angeli. L'incoronazione si svolse nell’875 proprio qui nella Basilica di San Pietro. Questo seggio forse ha degli elementi più antichi come le formelle che sono sul frontale con le fatiche di Ercole, con delle costellazioni. Le indagini ci diranno se possono essere ascritte, come alcuni studiosi vogliono, addirittura al III secolo".
"Quindi - conclude Zander -è possibile che questo manufatto racchiuda in sé i resti di un seggio ancora più antico che per la devozione popolare, rappresentando il primato del Papa nella guida della Chiesa Universale, nel tempo ha assunto anche un valore devozionale di reliquia ed è stato considerato il seggio di Pietro. Le indagini, in sinergia con il Gabinetto Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani, vengono svolte principalmente per valutare lo stato di conservazione, ma potrebbero rivelarci anche particolari inediti o non conosciuti, utili per comprendere meglio la genesi di uno straordinario reperto”
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