Un momento della Messa di beatificazione a Barcellona (foto: Guillermo SIMÓN-CASTELLVÍ SEMERARO) Un momento della Messa di beatificazione a Barcellona (foto: Guillermo SIMÓN-CASTELLVÍ SEMERARO) 

Barcellona, Semeraro beatifica due martiri della guerra civile spagnola

Nella basilica della Sagrada Familia, il cardinale prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi ha elevato agli altari Gaietà Clausellas e Antoni Tort, un sacerdote e un laico uccisi nel 1936

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

Due storie tra dramma e cielo, come tutte quelle che raccontano di un martirio contro persone di fede. E di schiene che restano dritte anche con una pistola puntata in faccia, che non si piegano pure se sanno che la fedeltà al Vangelo sta per essere fatale, tra spregio e violenza. Sono le storie di un prete, Gaietà Clausellas, e di un laico, Antoni Tort, che stamattina il cardinale Marcello Semeraro ha proclamato beati durante la cerimonia presieduta nella basilica della Sagrada Familia a Barcellona.

Il cardinale semeraro durante la Messa di beatificazione
Il cardinale semeraro durante la Messa di beatificazione

Mitezza contro ferocia

“Nel suo decreto, la loro personale vicenda il Papa l’ha descritta con l’immagine evangelica del buon Samaritano”, ha detto all’omelia il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi che ha presieduto la Messa. Don Gaietà, un sacerdote che aveva scelto l’umiltà come suo abito, diviso tra preghiera, anziani e poveri, cui dava da mangiare andando a cercare quelli che stavano peggio. Quando i miliziani vengono a prelevarlo 14 agosto 1936, li riceve gentilmente, saluta la cognata, e li segue recitando il Te Deum. Gli sparano alle spalle dopo aver fermato la macchina in mezzo alla strada.

Antonio Tort è un eccellente orefice e un fervente cattolico, marito e padre di 13 figli, che porta l’eucaristia a chi non può riceverla e la domenica mattina va a fare la barba ai malati di tubercolosi dell’ospedale San Lázaro e il pomeriggio tiene il catechismo in parrocchia. La sua “colpa”, in piena guerra civile e odio anticristiano, è di dare ospitalità al suo vescovo e a quattro suore e quando il 3 dicembre del ’36 gli piombano in casa strappa dalle mani del miliziano che stava per profanarle le ostie consacrate e le distribuisce ai presenti, anche a suo figlio di 5 anni dicendogli “Ti tolgono il padre tuo della terra e io ti do il Padre tuo del cielo”, poi segue i suoi carnefici al cimitero di Montcada, dove viene ammazzato a 41 anni e buttato in una fossa comune.

La Messa di beatificazione nella Sagrada Familia di Barcellona
La Messa di beatificazione nella Sagrada Familia di Barcellona

Vita, dono e non possesso

Alla loro “testimonianza della carità l’uno e l’altro rimasero fedeli, anche quando ciò espose al pericolo la loro stessa vita”, sottolinea il cardinale Semeraro, aggiungendo che queste “testimonianze di martirio, così intense e pure commoventi” vanno intese alla luce dell’esempio di Cristo, ovvero di un modo di considerare la propria vita non come “un possesso da tenere con avarizia, come un bene unico da difendere a tutti i costi, ma, al contrario, aprendola all’incontro, alla misericordia, alla cura dell’altro e questo non soltanto per solidarietà e filantropia, che pure sono gesti importanti e meritevoli di stima”, ma appunto “imitando Gesù”.

Imitatori di Gesù

La testimonianza che ci giunge dai beati, afferma il cardinale prefetto, è in sostanza quella di “seguire Cristo”. Come Mosè cui Dio disse “che avrebbe potuto vederlo solo di spalle” - e dunque in certo modo solo seguendolo, come commentò san Gregorio di Nissa - “in fin dei conti”, conclude il cardinale Semeraro, è “quello che hanno fatto i nostri due beati: hanno lasciato a Dio la scelta della loro strada. Certo, una scelta di vita cristiana l’avevano già fatta ambedue rispondendo ad una vocazione: uno scegliendo il ministero sacerdotale e l’altro la missione di marito e di padre” E tuttavia “hanno accettato di essere condannati come lui per il dono agli altri della propria vita. È questo che fa il martire: l’imitazione di Cristo, anche quando il seguirlo porta alla scelta di accettare la morte”.

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23 novembre 2024, 12:40