La Santa Sede: sostenere le operazioni di pace dell'Onu
Roberto Paglialonga - Città del Vaticano
"L’importanza delle missioni" di mantenimento della pace, nell’attuale "contesto delle crescenti tensioni geopolitiche, delle crisi ambientali e dell’aumento delle violazioni dei diritti umani", assume un valore "più grande che mai"; e tuttavia "è deplorevole notare che queste missioni incontrano difficoltà nel garantire il sostegno coerente e unificato da parte degli Stati membri". Così l’arcivescovo Gabriele Caccia, rappresentante permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, nell’ambito di un comitato dell’Asemblea generale Onu dedicato alle operazioni di peace-keeping.
Gli attacchi al personale di mantenimento della pace
Caccia ha espresso "profonda preoccupazione per i recenti attacchi al personale di mantenimento della pace" (come avvenuto all’Unifil in Libano, nell’ambito della guerra tra Israele e Hezbollah, ndr), che "non solo mettono a repentaglio la sicurezza di coloro che prestano servizio, ma minano anche gli sforzi più ampi volti a promuovere la stabilità e proteggere le popolazioni vulnerabili". Occorre ricordare, ha detto ancora l’arcivescovo nel suo intervento, che tali operazioni delle Nazioni Unite "costituiscono una potente dimostrazione della solidarietà degli Stati membri per ripristinare la pace nelle regioni colpite da conflitti. Lavorando insieme, gli Stati membri aprono la strada a società stabili e sicure, incarnando la loro responsabilità condivisa di proteggere" i più deboli e di cercare di promuovere una pace che non sia solo temporanea, ma duri nel tempo.
Sostegno a operazioni "vitali"
L’intera comunità internazionale è perciò invitata a un "rinnovato impegno nel promuovere un ambiente in cui la pace possa prosperare", e gli Stati membri devono tornare a "garantire la sicurezza del personale di mantenimento della pace e unirsi a sostegno di queste operazioni vitali" per la stabilità nel mondo.
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