Un'immagine delle strutture di accoglienza della Fraternità di Romena, in provincia di Arezzo Un'immagine delle strutture di accoglienza della Fraternità di Romena, in provincia di Arezzo

Don Luigi Verdi: con la “Dilexit nos” ritroviamo il ritmo del cuore

Per il sacerdote toscano, fondatore della Fraternità di Romena, l’enciclica di Francesco sulla devozione al cuore di Gesù Cristo ci ricorda che l’amore è concreto e l’umanità ha bisogno di consolazione

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

“Rimettere al centro la devozione per il Cuore di Gesù in questo momento storico è una scelta importantissima e vitale. Ormai sono anni che cerchiamo in modo affannoso una direzione, un’identità e credo che ci siamo trovati con un cuore che non sa più dove rifugiarsi”. Don Luigi Verdi, sacerdote, fondatore della Fraternità di Romena, autore di libri di spiritualità, ha accolto con entusiasmo la recente enciclica di Papa Francesco Dilexit nos, dedicata, come recita il sottotitolo, all’amore “umano e divino del cuore di Gesù Cristo”. A chi l’ha considera un documento che ripropone una devozione spirituale del passato, don Luigi risponde sottolineando come in un’epoca malata di astrazione sia invece urgente e opportuno riproporre la centralità del cuore e cioè dell’amore - come scrive il Papa - “con tutte le sue componenti spirituali, psichiche e anche fisiche”. Insomma, riscoprire la mistica del Sacro Cuore non è nostalgia di un certo spiritualismo, ma attuare una terapia che nasce da una diagnosi severa: l’umanità vive a un ritmo malato e ha bisogno di consolazione. La Chiesa può offrirla se rimette a fondamento la devozione per il Cuore di Cristo che - come ricorda l’enciclica - “con la sua dimensione comunitaria, sociale e missionaria”, “invia ai fratelli”. Ripartire dunque dalla misericordia di Dio Padre per l’umanità, espressa dal sacrificio di Cristo, per realizzare la fraternità.

L'intervista a don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità di Romena

Una generazione malata d’astrazione

“Io credo che nei momenti di crisi sia un po’ come quando siamo in un mare agitato, più ti agiti e più affoghi. Oppure è come quando c'è un terremoto che il posto più sicuro è la strada, quindi bisogna tornare a vivere e a camminare”, spiega don Luigi Verdi. “La parola crisi in sanscrito vuol dire ‘depurare’ e quando sei in crisi è il momento in cui devi ripulire ciò che è inutile e andare al nocciolo, capire cosa vale”. Come dice Papa Francesco, ciò che vale è la misericordia, la tenerezza, ma soprattutto il cuore. “Dov'è il tuo tesoro sarà anche il cuore - continua don Gigi -  e io credo che il nostro cuore non sappia più davvero dov'è il tesoro della nostra vita”. “Pasolini diceva che l'astrazione è il male di quest'epoca, una generazione più astratta della nostra non c’è mai stata”, continua il sacerdote. “Siamo spesso sospinti dall'esterno verso degli obiettivi troppo astratti, mentre la vita ha il suo tesoro nelle persone, nei gesti, nei luoghi di ogni giorno e dobbiamo ricordarci che l'amore è concreto, non siamo in astratto, siamo un volto, siamo un corpo, siamo degli occhi”.

L’ingiustizia che nasce dalla durezza del cuore

Nell’enciclica Francesco descrive una società a cui manca il cuore, definendola “sempre più dominata dal narcisismo e dall'autoreferenzialità”. Un allarme che don Verdi condivide. “La nostra natura strutturalmente è debole - spiega - facilmente condizionata da conformismo, pigrizia, paura, narcisismo. E ci tiene prigionieri e ci toglie soprattutto il coraggio di osare”. “Credo che oggi l'ingiustizia più grande sia togliere la dignità alle persone, non considerare il valore dell'umanità e soprattutto la durezza del cuore. In fondo, di fronte all'uomo disperso di oggi, ci è chiesto di arrivare a fare quello che ci diceva Isaia: ‘Consolate, consolate il mio popolo’ ”.

Don Gigi Verdi a Romena
Don Gigi Verdi a Romena

Quel bisogno di consolazione

L’antica pieve romanica di Romena è il cuore della fraternità omonima fondata da don Luigi nel 1991 in una valle toscana intrisa di spiritualità. Come per i pellegrini del Medioevo, in marcia verso Roma, rappresentava un punto dove fermarsi per rifocillarsi e ripartire, così oggi la Fraternità offre un luogo di sosta ai viandanti. “Io vedo che le persone che passano di qui - spiega don Verdi - hanno proprio bisogno di consolazione. Hanno bisogno di sentirsi ‘parlare al cuore’, come dicono le Scritture, per poi sentirsi ‘gridare’ che è finità la schiavitù. “Credo sia il momento in cui c'è davvero bisogno di aiutare le persone ad ascoltarsi, perché non si ascolta più nessuno, ad alzarsi invece di accomodarsi, aprire gli occhi e guardare meglio”.

Riguadagnarsi le persone

Secondo don Gigi Verdi anche la Chiesa deve riscoprire la centralità dell'amore di Cristo e può farlo ripartendo da un preciso modello evangelico.  “Ormai penso che il futuro della Chiesa sia nei discepoli di Emmaus”, spiega. “Bisogna riguadagnarsi le persone. Con i discepoli di Emmaus Gesù non si fa nemmeno riconoscere: cammina con loro, poi condivide il loro dolore, gli domanda perché sono tristi”. “Ma soprattutto, ed è geniale, - commenta don Gigi - fa finta di andare via, li lascia liberi e devono essere loro a dire: rimani a cena con noi e quindi fargli battere il cuore”. “Il mio babbo che mi diceva che quello che ti rimane negli occhi e nel cuore ti aiuterà a crescere. E allora bisogna aiutare le persone a vedere cosa gli rimane negli occhi, cosa gli rimane nel cuore, perché la vita non è altro che un pellegrinaggio verso questo luogo del cuore”.

Ritrovare il ritmo del cuore

Si potrebbe dire che da questa recente enciclica del Papa viene anche un insegnamento: la dimensione sociale del cristianesimo, anche quella morale, devono avere un fondamento mistico. “C'è una frase terribile del poeta francese René Crevel che dice: ‘Il mio corpo non mi ha insegnato niente’ ”, ricorda ancora il fondatore di Romena. “In realtà la mistica del Sacro Cuore di Gesù afferma esattamente il contrario, come spiega Michel de Certeau, ‘il corpo è informato’ e io credo che questa informazione che il corpo porta è la conseguenza proprio del mistero dell'incarnazione”. “Possiamo dire che nella mistica del Sacro Cuore il divino non sfugge alla potenzialità di questo corpo, della sua grammatica”, continua don Verdi. “Dentro la vita quotidiana delle persone c'è davvero qualcosa di essenziale, perché la natura alla fine ci immerge in un ritmo, in un respiro. Baudelaire diceva che il ritmo di una città è più veloce del ritmo del cuore dell'uomo, allora forse dovremmo avere il cuore di coloro che abitano il mondo - un mondo che alla fine muore di miseria, di pesantezza, di ritmi folli - e ritrovare il ritmo del cuore”.

I bambini e gli innamorati

“La missione, intesa nella prospettiva di irradiare l’amore del Cuore di Cristo, richiede missionari innamorati”, scrive Francesco nella Dilexit nos. “In un libretto - commenta il sacerdote toscano - ho detto che in questo mondo l'unica salvezza sono i bambini e gli innamorati. I bambini perché rimangono sensibili, creativi, leggeri. Gli innamorati perché alla fine, tutto il corpo, tutta l'anima in quella persona, è lì, nel cuore”. “Pensando alla parabola del Buon Samaritano spesso mi sono chiesto perché il sacerdote non si ferma e il samaritano sì. Lo dice il Vangelo, perché il sacerdote era lì per caso, il samaritano era in viaggio e quando sei in viaggio sei molto più attento”. “Il samaritano non fa un'opera di misericordia - spiega don Gigi Verdi - ma ha un cuore misericordioso, per cui sarebbe attento a qualunque ferita del mondo”. “Io credo poi che il cuore alla fine non sia un granché buono, come spesso si dice”, conclude. “Il cuore ha un'energia, l'unica che non si disperde ma esce e torna, che è il sangue. Per cui, dipende: se da te esce odio torna odio, se da te esce benevolenza torna benevolenza. E allora, come ci dice Gesù, amate con tutta la mente, il corpo e l'anima e questo è essere innamorati”.

La Fraternità di Romena
La Fraternità di Romena

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26 novembre 2024, 13:15