Padre Matteo Ricci, figura profetica di dialogo e inculturazione
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
"Sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù"
Con la supplica alla Vergine di Sheshan ideata da Benedetto XVI nel 2008 quando istituì la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, recitata da una giovane studentessa, Valentina Yang, nell’Aula Magna della Gregoriana, si è aperto questa mattina il convegno Matteo Ricci. Un’eredità di amicizia, di dialogo e di pace. Un evento, della durata di un giorno, organizzato dalla Compagnia di Gesù, dall’Archivio storico dei gesuiti e dalla Georgetown University, insieme allo stesso Ateneo, che ha voluto tracciare un nuovo profilo dello storico missionario: "Una delle figure più rilevanti delle missioni della Compagnia di Gesù che ha realizzato il desiderio di San Francesco Saverio di portare il Vangelo nel cuore dell’Asia orientale", ha detto padre Federico Lombardi, postulatore di padre Ricci, moderatore dell’evento.
Il pensiero di tre Papi
L’opera del gesuita, soprattutto di inculturazione del cattolicesimo in terra cinese, si lega all’attualità quale faro e punto di riferimento per il dialogo avviato ormai da sei anni tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare cinese. A ribadirlo a più riprese, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin che in un lungo e applaudito intervento ha tracciato un excursus del pensiero e delle parole, sempre più convinte e frequenti, degli ultimi tre Papi sull’attualità e l’importanza della figura di Matteo Ricci, nel contesto del crescente rispetto e interesse della Chiesa per le diverse culture dei popoli. San Giovanni Paolo II, anzitutto, che ha parlato ampiamente di Ricci e dell'inculturazione, grazie a cui egli è diventato "un vero ponte fra due civiltà, europea e cinese". Frutto, questo, di "una testimonianza esemplare di vita" e di radicamento del messaggio evangelico in un nuovo e fecondo terreno. Già Wojtyla, ha ricordato il porporato, si dimostrava convinto che l’esempio di dialogo di Ricci con la Cina fosse così durevole, credibile e attuale, da costituire un solido riferimento anche oggi per sviluppare un dialogo rispettoso, leale e costruttivo fra le autorità della Chiesa e quelle della Cina. Una convinzione mantenuta anche da Benedetto XVI che aveva messo in rilievo il rapporto fra Ricci e i suoi amici e interlocutori cinesi: un dialogo da cui egli stesso venne plasmato, e che è stato determinante per il buon risultato della sua missione, ha evidenziato Parolin. Infine Papa Francesco, gesuita anche lui come Ricci, che in innumerevoli occasioni ha indicato il confratello come esempio della inculturazione che è condizione essenziale nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Padre Ricci, ha evidenziato il cardinale, in un certo senso incarna quella "cultura dell’incontro" che il Papa argentino propone e persegue. In ciò il grande missionario non è tanto un personaggio del passato, quanto una figura "profetica" che alimenta la speranza dell’incontro per l’oggi e per il domani.
Coraggio, umiltà, costanza
Ricci non è "un gigante isolato" ma una figura radicata nella Chiesa, ha sottolineato nel suo intervento padre Arturo Sosa S.I., superiore generale della Compagnia di Gesù. Padre Ricci ha ridisegnato un mappamondo e nelle varie tappe del suo itinerario, ha aperto la mente dei cinesi a comprendere la varietà dei popoli ed esprime allo stesso tempo una visione della storia della salvezza che abbraccia il mondo. La sua grandezza, ha detto Sosa, è stata proprio nella sfida del rapporto con una civiltà e una cultura millenaria. Lui l’ha vissuta con straordinario coraggio, costanza nelle difficoltà, umiltà e fiducia nel Signore.
Lo sviluppo della nuova Cina e della Chiesa cattolica
A partire dall’esperienza di padre Ricci, il cardinale Stephen Chow, vescovo di Hong Kong, ha concluso la prima sessione mattutina del convegno con una sorta di lezione di storia – molto apprezzata in aula – della Chiesa in Cina, dal 1949 ad oggi. Nelle parole del porporato, anch’egli gesuita, le varie tappe che hanno scandito "lo sviluppo della nuova Cina" che "ha influenzato anche lo sviluppo della Chiesa cattolica". Dall’arrivo del buddismo indiano, incorporato in una cultura sino-centrica, fino all’arrivo, appunto, dei gesuiti e di Matteo Ricci, il quale aveva capito che bisognava "andare al vertice, passare per l’imperatore, perché accettasse il cristianesimo". Dalle prime proibizioni della fede cattolica alla presa di potere del comunismo al processo di formazione di una identità cinese che portò ai contrasti con l’Occidente e al rifiuto di ogni elemento da lì proveniente, inclusa la Chiesa cattolica. Dalla espulsione dei missionari e le condanne a gruppi come la Legione di Maria o l’Azione cattolica (legione e azione, due termini ambigui), alla scissione interna tra coloro che avevano ancora a cuore l’insegnamento dei gesuiti e coloro che invece «pensavano che seguire il governo non fosse così negativo".
Una Chiesa veramente cinese
Poi la Rivoluzione culturale, l’"ideologia di cambiare la Cina in una realtà socialista", con la Chiesa pure "sottoposta a questa trasformazione" e a "campagne anti occidentali, anti imperialiste", infine gli anni ‘80 con la "politica della porta aperta" e una nuova visione della religione che da "oppio dei popoli" era diventata una "realtà neutra" e gli anni ‘90 con l’apertura al mondo e l’incontro tra studiosi delle religioni al di fuori della Cina con professori in istituzioni religiose, che hanno aiutato a capire che "la religione è parte della civiltà umana, non può essere soppressa con la forza". Anzi, ha detto Chow, "si è capito che essa poteva essere benefica per lo sviluppo della società cinese". Da questa visione "pragmatica" si è giunti ai giorni nostri, con un Paese divenuto seconda economia del mondo, forte nello scenario mondiale, "con i propri sogni" e obiettivi. "La Chiesa cattolica cinese ha di fronte una nuova realtà", ha affermato il vescovo di Hong Kong, parlando di un «processo» in corso per il quale è fondamentale il "dialogo". E "per avere dialogo c’è bisogno di empatia": "Mediante l’empatia possiamo arrivare ad una comprensione reciproca più profonda". Nella speranza di "una Chiesa veramente cinese".
Foto e video
Durante il convegno, le cui sessioni proseguono anche durante il pomeriggio, sono state proiettate alcune foto di un convegno svoltosi proprio alla Gregoriana su padre Matteo Ricci. Fotogrammi storici con Giovanni Paolo II, Fanfani, il cardinale Martini, padre Arrupe, tutti riuniti all'epoca per celebrare il grande missionario. Durante la giornata viene poi proiettato il documentario “Matteo Ricci: Un amico” realizzato da Teresa Tseng Kuang yi e Leonardo Cinieri che ricostruisce la vita e l’impatto culturale del gesuita, si interroga sull'attualità della sua eredità e sulla possibilità della sua beatificazione.
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