Attorno al Cantico, come a un fuoco: poeti riuniti nel nome di San Francesco
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Francesco è un santo molto amato, ma che si fa fatica a capire, soprattutto ai nostri giorni. Difficile comprendere le sue scelte estreme, radicali. Tutto però diventa più chiaro se, come spiega il cardinale José Tolentino de Mendonça, teologo e poeta lui stesso, ricordiamo che il santo di Assisi era un poeta, e come quello dei poeti il suo sguardo era profetico. Come i poeti provenzali e stilnovisti conosceva bene la differenza tra l'amare e il possedere: perché la vera povertà non è la miseria, ma amare ciò che non si ha.
Nella chiesa di San Francesco a Ripa, con un reading poetico, si è conclusa lunedì 2 dicembre la prima delle tre giornate dell’incontro internazionale di poesia “Nel nome del Cantico”, promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione in collaborazione con il Comitato Nazionale per la celebrazione degli 800 anni della morte di san Francesco d’Assisi. L'evento, in programma fino a mercoledì 4 dicembre, riunisce 18 poeti e poetesse provenienti da sei diversi Paesi ed è realizzato in vista del Giubileo e della grande festa del 2026, anniversario della morte del Santo. Lunedì mattina, prima del reading, i poeti, provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Isreale, Stati Uniti e Argentina, si erano riuniti a porte chiuse presso il Dicastero, per conoscersi e confrontarsi e martedì 3 dicembre, gli artisti della parola, di lingue, culture e religioni diverse, si sono spostati ad Assisi, per trascorrere una giornata alla ricerca delle radici del Cantico delle Creature che ha ispirato le loro poesie e le loro vite.
La capacità del perdono
Il cardinale Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’educazione e Davide Rondoni presidente del Comitato, hanno firmato la prefazione al volumetto che raccoglie le poesie lette durante la manifestazione. “La qualità che Francesco sorprende nell’essere umano - scrivono - è la sua capacità di perdonare, ovvero di segnare con un atto libero le relazioni umane, personali e civili, uscendo da leggi necessarie di natura… Perché solo l’essere umano libero e legato al Mistero può essere un creatore di rinnovata relazione, e soggetto di vera attenzione integrale e non ideologica alla vita e a quel che chiamiamo 'natura', indicando con questo il primo nome del mistero stesso".
La poesia è una torre di Babele all'incontrario
Le letture dei poeti sono state intervallate da diverse versioni in musica del Cantico di Francesco, interpretate dai Solisti dell’Orchestra popolare italiana di Ambrogio Sparagna, mostrando così come il testo sia l’antenato illustre della canzone italiana, perché di fatto la Laude è un brano musicale. E di musica ha continuato a parlare padre Antonio Spadaro, Sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, che ha invitato ad ascoltare i versi, letti in lingue che magari non si conoscono - spagnolo, portoghese, inglese ed ebraico - lasciandoli vibrare nel proprio corpo, ascoltandone la musica, la consistenza della voce. Una Torre di Babele all’incontrario, dove lingue sconosciute diventano musica e diventano intellegibili.
Una spina che si fa spinta
Padre Spadaro, ai microfoni dei media vaticani, spiega come è nata l’idea di questa manifestazione: “Papa Francesco parla della poesia come spina che ti butta da un'altra parte e che ti fa camminare. Ed è proprio così. Il linguaggio della poesia è un linguaggio appuntito, capace non di essere non solo una spina, ma di dare una spinta. Allora in questo momento c'è bisogno di una spinta, c'è bisogno di un approfondimento che arrivi, che tocchi le corde dell'animo delle persone in giorni di grande crisi anche dell'ordine mondiale. La poesia in questo frangente storico diventa non tanto uno strumento, quanto un ambiente di riflessione, di meditazione, in cui le parole, anche le più ordinarie, le più semplici, ci fanno capire la realtà in cui viviamo e ci pongono degli interrogativi, delle domande”.
La poesia è un’arte complessa. Sembra agisca per suggestioni ma è governata da leggi ritmiche, matematiche. Crea una connessione che, come spiega padre Spadaro diventa tensione spirituale: “La matematica è una scienza esatta e la poesia in qualche modo lo è, perché ogni singola parola in una composizione poetica è e deve essere quella. Non per una rigidità logica, ma perché c'è una necessità spirituale, morale. Allora essere in connessione con questa necessità, propria di una poesia che esprime la lode ma anche la tragedia, è un atto spirituale”.
Attorno al fuoco
I reading poetici esistono da sempre, ma questo è veramente speciale: è nel nome di Francesco. L’idea è venuta, spiega Davide Rondoni, “perché credo sia la cosa più naturale che i poeti, non solo italiani, si trovino intorno al Cantico come un fuoco, come una torcia che continua a brillare e quindi dà un po’ di luce e un po’ di inquietudine a tutti. Farlo qui, a San Francesco a Ripa, dove Francesco ha abitato, mi è sembrato il modo migliore anche per valorizzare questo luogo molto importante a Trastevere. E certo, la poesia è sempre stata una trasmissione orale. Lo stesso Cantico era fatto per essere cantato, detto. E quindi non facciamo una cosa nuova. O meglio, è la poesia che fa sempre le cose nuove, un po’ come il Cantico”.
È un modo per incontrare, per onorare Francesco, ma anche per urlare, per far sentire anche la voce dei poeti contro le brutture del mondo, perché questo è un posto di pace, bellissimo, ma fuori purtroppo non è così. “È un modo per protestare - precisa Rondoni - ma Francesco non protestava, portava la sua esperienza, la sua povertà e la sua testimonianza", osserva il poeta forlivese che continua: "Non si tratta di protestare contro il mondo, anche perché facciamo parte del mondo, nessuno è già in paradiso. Credo che più di un atteggiamento di protesta, sia una voce che richiama tutti, magari senza urlare, a un atteggiamento di vera povertà, cioè di vero amore verso il mondo che è amabile non perché è tuo, ma perché un Altro l'ha creato".
La scelta dei poeti è avvenuta dopo una “una conversazione molto tranquilla e libera tra me, il cardinal de Mendonça e padre Spadaro. Molti poeti sono amici che conosciamo da tempo, sia italiani che stranieri, quindi ci è sembrata una bella rappresentanza. Ovviamente da qui in poi, come già è successo, ma succederà più spesso, penso che si moltiplicheranno le letture di poeti e di cantanti intorno al Cantico", conclude Rondoni.
Le letture dei poeti
I poeti si sono avvicendati ciascuno con il proprio stile, il proprio sguardo, la propria musica interiore. C'è chi si spinge lontano, come Claudio Damiani, che guarda il sole e oltre il cielo; chi invece parla dei propri animali nel cortile e di una natura commovente di rosa maestosa ma anche crudele, come Elena Buia, chi immagina Caino e attraversa il viaggio del perdono, come Alessandro Rivali o chi intona una dolente preghiera che chiede "oggi la vita del giorno" come Amir Or, o l'ordinario che è "la casa della grazia, dell'infinito" di Franco Arminio. Ancora, Antonio Colinas che respira insieme al mondo, diventandone parte, dove "polmone è il firmamento racchiuso nel mio petto" e Mary Kerr, che descrive un mondo urbano e moderno rivestito di mistero antico. Ognuno di loro parla secondo il proprio sentire, ovviamente, ma tutti parlano attraverso la geografia del creato, come necessità dell'essere umano. Tutti hanno una cosa in comune, in tutti si sente il desiderio di Dio, perché in ogni verso respira Dio.
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