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Il cardinale Rolandas Makrickas apre la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore Il cardinale Rolandas Makrickas apre la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore

Santa Maria Maggiore, Makrickas apre la Porta Santa: tutti chiamati alla speranza

Nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio, il cardinale arciprete coadiutore della Basilica Papale compie il rito del Giubileo. Nell'omelia ricorda che siamo chiamati a una speranza gioiosa. Riflette sul dono del tempo, "creatura di Dio", e avverte sull'impatto delle nuove tecnologie che rischiano di non valorizzarlo. Non sono loro a offrire "conforto" di fronte a problemi e preoccupazioni, ma il volto della Vergine, "arca sicura in mezzo al diluvio"

Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano

“Tutti, senza distinzione, siamo chiamati a questa identica speranza. Tutti possiamo camminare in questa strada di speranza gioiosa. Tutti! E Maria è accanto a tutti, nessuno escluso.”

Il primo rintocco è quello della "Sperduta", la storica campana tornata a suonare a Santa Maria Maggiore dopo la rottura avvenuta nel 1884 e la custodia, nei Musei Vaticani, voluta da Papa Leone XIII. È questa campana ad annunciare l'apertura della Porta Santa nella Basilica Papale che, dalle sommità dell'Esquilino, sovrasta tutta Roma. "Apritemi le porte della giustizia, vi entrerò per ringraziare il Signore". Questa la chiusa della formula – ormai familiare, essendo la quarta Porta Santa aperta dall'inizio del Giubileo (dopo quelle di San Pietro e della chiesa del carcere di Rebibbia, aperte dal Papa, e quella di San Giovanni in Laterano – pronunciata oggi, 1 gennaio, dal cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore. 

Il sogno che inaugurò Santa Maria Maggiore

Il primo giorno dell'anno, coincidente con la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, raduna numerosi fedeli raccolti nel perimetro della Basilica tracciato, come tradizione vuole, proprio dalla Vergine. Fu lei ad apparire – nel "sogno di una notte di mezza estate", si potrebbe dire – al ricco patrizio romano Giovanni e a sua moglie nell'agosto del 352 d.C, annunciando che un miracolo avrebbe indicato loro il luogo dove edificare una chiesa. Sognò così anche Papa Liberio, che il giorno seguente trovò l'Esquilino coperto da un'insolita neve estiva. 

In quel luogo sacro così caro al Papa

Makrickas, creato cardinale da Papa Francesco nell'anno appena concluso, è il primo a varcare le soglie della porta bronzea, la cui costruzione è recente, frutto di un concorso indetto in occasione dell'Anno Santo del 2000, con una dedica particolare al terzo millennio. Fu proprio Papa Francesco il primo a spalancarla nove anni fa in occasione del Giubileo della Misericordia.

Il porporato, insieme a fedeli, sacerdoti e canonici del Capitolo di Santa Maria Maggiore, percorre poi la navata della Basilica, quella che vede Francesco "ospite" abituale prima e dopo ogni Viaggio Apostolico. Ad incorniciare la celebrazione, le serie di mosaici che adornano questo luogo di culto, le più antiche dell'intera capitale. Nella Cappella Paolina è conservata anche la Salus Populi Romani, l'icona raffigurante la Madonna e Gesù Bambino, anch'essa profondamente venerata e cara a Francesco. Proprio su questa immagine si sofferma in un passaggio dell'omelia il cardinale lituano. Essa, ricordava Francesco celebrando la Messa per la sua traslazione nel gennaio 2018, "custodisce la fede, protegge le relazioni, salva nelle intemperie e preserva dal male". Dove lei è di casa, "il turbamento non prevale, la paura non vince".

Chi di noi non ha bisogno di questo, chi di noi non è talvolta turbato o inquieto? Quante volte il cuore è un mare in tempesta, dove le onde dei problemi si accavallano e i venti delle preoccupazioni non cessano di soffiare! Maria è l’arca sicura in mezzo al diluvio. Non saranno le idee o la tecnologia a darci conforto e speranza, ma il volto della Madre di Dio. 

La pienezza del tempo si ricerca non con computer e telefoni 

Proprio partendo dalla "Sperduta" si snoda l'omelia di Makrickas. La campana "trasforma in suono" l'ideale "di guida e segnavia" che i fedeli ascrivono a Maria. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna", scriveva San Paolo ai Galati nel passo indicato per la seconda lettura della celebrazione. Il porporato sottolinea l'immagine di "pienezza del tempo" incarnandola in Maria, "via scelta da Dio" e "punto di arrivo" per chi ha "preparato la venuta del Signore nel mondo". 

Il tempo acquista la sua pienezza quando è unito all’eternità, cioè con il tempo infinito di Dio

Il tempo, la "grande creatura di Dio" che l'uomo disperde nel tentativo di aumentarlo o perfezionarlo attraverso le nuove tecnologie. Alle ore trascorse su computer e telefoni, che del tempo divengono spesso i "peggiori nemici", il porporato contrappone i momenti vissuti "con Dio", nei quali è impossibile sentirsi "sperduti, persi o stanchi".

Maria, conforto e sicurezza per i pellegrini

Le mani della Vergine "accarezzano" le nostre esistenze così come quella del Bambino Gesù. Da questa fonte di conforto ripartiranno i pellegrini del Giubileo: dalla "sicurezza" di essere accompagnati "dalla grazia, dalla protezione, dalla cura e dalla tenerezza materna di Maria". Makrickas evidenzia la dinamicità della Salus, la cui effigie viene sorretta da angeli che "la portano verso di noi", accompagnando ogni fedele "così come ha seguito il suo figlio Gesù: dalla nascita fino alla morte, nei momenti gioiosi e nelle ore buie di dolore".

Maria, madre di Dio e nostra madre, come è stata decisiva nella pienezza del tempo, così è determinante per la vita di ogni cristiano. Perché nessuno meglio della madre conosce i tempi e le urgenze dei figli.

Dalla Sacra Culla, i primi pellegrini del Cristianesimo

Altro simbolo di Santa Maria Maggiore è la reliquia della Sacra Culla, "la prima umile e povera casa di Gesù", testimone "silenziosa" della sua nascita, capace di definire "il nostro tempo". Dall'umile mangiatoia di Betlemme si mossero i primi pellegrini del Cristianesimo, racchiudendone "l'essenza", ovvero "mettersi in cammino per incontrare il Signore, seguire la sua stella". Viene sottolineato così che da milleseicento anni questa basilica è come la stella di Betlemme, che diffonde l’annuncio angelico rivolto ai pastori: non abbiate paura, ma mettetevi in cammino verso il Signore. 

La Sacra Culla di Santa Maria Maggiore
La Sacra Culla di Santa Maria Maggiore

Sperimentare la vicinanza "della più affettuosa delle mamme"

Il cardinale dedica l'ultima parte della sua meditazione all'Anno Giubilare, auspicando che possa instillare nei pellegrini "preoccupazione autentica e sincera", specialmente per chi ha "smarrito la strada della verità, della gioia e della pace". L'invito è a raccogliere l'appello del Papa nella Bolla di indizione Spes non confundit, di "sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme". A Maria l'affidamento di una preghiera finale: "Ci conduca a Gesù: la pienezza del tempo, di ogni tempo, del tempo di ognuno di noi".

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01 gennaio 2025, 18:52