Papi, onde e fratellanza: un ricordo di Pier Vincenzo Giudici
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Il destino è talvolta una questioni di fili. O, nel caso di questa storia, di fili e qualche altro pezzo da radioamatore. È così che l’uomo che trascorrerà quasi metà della sua vita nella Radio del Papa come ingegnere, di cui 25 anni da vicedirettore tecnico - rappresentandola più volte nei consessi internazionali di radiofonia - ne scopre l’esistenza già a nove anni, in un contesto difficile, in piena guerra e con l’armistizio firmato pochi mesi prima che ha aperto un dramma nel dramma.
La scoperta della Radio Vaticana
Pier Vincenzo Giudici, scomparso ieri a Roma all’età di 90 anni, aveva raccontato questo episodio alla nostra emittente alcuni anni fa. “Era la fine del 1943. Per poter ricevere la radio, mio padre mi regala il diodo, un condensatore variabile, una bobina, un pezzo di filo d'antenna lungo qualche metro e una cuffia. Allora io ricevo il segnale di Radio Vaticana perché stavamo lì vicino, a qualche centinaio di metri dalla Radio. E tra le prime cose che sento ci sono gli annunci fatti in italiano e poi in inglese, francese e tedesco per ricercare persone”. Quel ragazzino è testimone inconsapevole di una delle pagine più belle e nobili della Radio Vaticana, il servizio svolto dall’Ufficio Informazioni che tra il ’40 e il ’46 trasmette oltre un milione e 200 mila messaggi per aiutare le famiglie ad avere notizie dei propri cari dispersi o prigionieri.
Il Concilio "in remoto"
Al suo arrivo nell’emittente papale il giovane ingegnere si ritrova coinvolto in un progetto di alto profilo tecnico e non solo. Siamo nel ’62, il Concilio è agli inizi e Giovanni XXIII, che ha voluto e aperto un’assise destinata a trasformare la Chiesa contemporanea, vuole seguirne i lavori ma non può farlo sempre in presenza. Oggi bastano pochi clic per collegarsi da remoto, sessant’anni fa era piuttosto un’impresa. Che in quella circostanza viene risolta montando un televisore nello studio privato del Papa collegato a due telecamere che inquadrano gli scranni dei padri conciliari in basilica e sono in grado di muoversi e zoomare su chi sta parlando. Una cosa avveniristica cui Giudici lavora per quanto riguarda la parte audio.
A cavallo tra due sistemi
Onde corte, medie e modulazione di frequenza sono il pane quotidiano dell’ingegnere, che nel 1975 viene nominato vicedirettore tecnico della Radio Vaticana. È la fase che vede un consolidamento sempre più forte e strutturato delle trasmissioni hertziane, che permettono all’emittente di portare il messaggio dei Papi praticamente ovunque sul pianeta, come ovunque lo porterà di persona Giovanni Paolo II in quello stesso periodo. Un lavoro di aggiornamento continuo, che per Giudici si conclude col pensionamento arrivato nel Duemila quando, quasi emblematicamente, il sistema analogico di trasmissione comincia a lasciare spazi maggiori al nuovo orizzonte digitale.
Pazienza e fratellanza
“Se c’è un Papa che chiede di fare qualche cosa, va fatta”, ha detto Pier Vincenzo Giudici nel corso di un’intervista ai nostri microfoni nel 2021, definendola una “battuta” personale e soprattutto una linea di condotta della sua esperienza professionale. E alla domanda finale “cosa direbbe oggi ad un giovane in virtù della sua lunga esperienza come ingegnere alla Radio Vaticana”, ha risposto: “Oltre la pazienza che bisogna avere, quella della fratellanza che è da scoprire. Molta fratellanza si riesce a capirla guardandosi attorno”.
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