La forza dei papà per i neonati ricoverati al Bambino Gesù
Marina Tomarro-Città del Vaticano
“Riccardo è nato il 19 dicembre, e il giorno dopo la sua nascita è stato subito trasportato al Bambino Gesù. Io e mia moglie abbiamo saputo, non molto tempo prima, che aveva un problema cardiaco e che avrebbe dovuto affrontare, ancora così piccolo, un'operazione”. Federico Porro , un giovane papà di Roma, racconta con fatica il percorso di guarigione del suo piccolo. Si ferma e respira, si guarda intorno cercando fuori la finestra dell'ospedale quei segni di primavera che possono presagire una rinascita. Riccardo è uno dei piccoli ricoverati nell'Unità di Terapia Intensiva Neonatale. È dedicata a loro la campagna di raccolta fondi promossa dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in occasione della festa di San Giuseppe, in cui si celebra la festa del papà, che ha come tema “La tua vicinanza, l'abbraccio dei papà anche in ospedale”.
Un aiuto non solo per i neonati ma anche per i genitori
"Quando i neonati arrivano da noi - spiega Andrea Dotta , responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva Neonatale - spesso nei primi giorni non sempre è possibile la presenza della madre, che magari è ancora ricoverata nell'ospedale nel quale ha partorito. E allora con loro ci sono i papà, che diventano una presenza importantissima, un ponte tra noi e la madre che ha bisogno di essere rassicurata, in un momento delicato, quando il figlio è da noi per essere curato". I bambini che arrivano al Bambino Gesù non sono tutti di Roma, ma arrivano da tutta Italia e anche dall'estero. Spesso i genitori si trovano senza punti di riferimento, e dopo i primi giorni trascorsi in un hotel hanno bisogno di trovare un alloggio più stabile, dove poter soggiornare anche per lunghi periodi. "Il nostro ospedale - continua il professore Dotta - ha un servizio dedicato all'accoglienza. Spesso queste persone sono costrette ad affrontare spese molto grandi, a fare tanti cambiamenti nella loro vita lavorativa, e noi cerchiamo di dare loro una mano, almeno dal punto di vista dell'alloggio".
Condividere la sofferenza ma anche i momenti di gioia
E questa vicinanza dell'ospedale fa sentire i genitori più sereni e positivi anche sul percorso di guarigione dei loro figli. "Quando sono arrivato - racconta Federico Porro - ero spaesato e anche un po' spaventato, poi con mia moglie ci siamo fatti coraggio e abbiamo iniziato ad adattarci a questa situazione, cercando di trovare anche lati positivi. Il primo è stato quello di avere la certezza di uscirne presto tutti e tre insieme e iniziare la nostra nuova vita in famiglia, e questo ci ha dato tanta forza". In ospedale Federico e la moglie hanno stretto amicizia anche con altre famiglie che vivevano situazioni simili alla loro. “Abbiamo trovato dei nuovi amici – continua Federico – con i quali dividere il peso di ciò che stavamo vivendo e dandoci spesso una mano gli uni con gli altri”. E adesso il traguardo agognato di tornare a casa insieme al piccolo Riccardo è sempre più vicino. “Non abbiamo ancora tolto l'albero di Natale – dice il padre sorridendo – aspettiamo di tornare a casa con Riccardo perché lui è stato il più bel regalo che la vita potesse farci!”
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui