VNS – CROAZIA Rapporto Matić su aborto. I vescovi: la salute delle donne non può essere equiparata all’inesistente diritto all’aborto

VNS – CROAZIA Rapporto Matić su aborto. I vescovi: la salute delle donne non può essere equiparata all’inesistente diritto all’aborto

(VNS) – 24giu21 – La Commissione Gustitia e Pace della Conferenza episcopale croata – come si legge sul sito dell’Episcopato - ha pubblicato ieri una dichiarazione dal titolo “La salute della donna non può essere equiparata all'inesistente diritto all'aborto” per spiegare le proprie posizioni sulla materia in vista della discussione e votazione, oggi,  della proposta di risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’Ue, nel quadro della salute delle donne, denominata Rapporto Matić.

Nella dichiarazione, firmata dal presidente della Commissione e arcivescovo di Đakovo-Osijek, monsignor Đuro Hranić, si ribadisce che Giustizia e Pace si batte – appunto - per la giustizia e per la pace, si occupa della ricerca del giudizio etico degli eventi sociali e dell'adozione di atti finalizzati alla protezione della dignità e dei diritti umani, specie dei gruppi più vulnerabili. Di conseguenza, individua nel cosiddetto Rapporto Matić, una grave violazione dei diritti umani protetti, in particolare i diritti del bambino.

La Commissione, inoltre, si dice preoccupata per il fatto che la lodevole attenzione per la salute della popolazione, in particolare delle donne, venga sfruttata per promuovere questioni ideologiche e di visione del mondo, classificando l'aborto come un diritto umano inesistente: “Al fine di cambiare il quadro giuridico europeo, al di là di ogni regolamentazione, questo Rapporto senza alcuna base giuridica crea alcuni nuovi diritti umani come quello all'aborto appunto, amputa alcuni diritti umani esistenti come il diritto dei genitori a crescere figli e travalica i poteri dell'Unione Europea ai sensi dei trattati istitutivi e viola direttamente la Carta dei diritti fondamentali dell'Ue”.

“La salute della donna non può essere equiparata all'inesistente diritto all'aborto, se non in situazioni eccessive in cui la gravidanza mette in pericolo la vita o la salute di una donna, per il semplice motivo che la gravidanza non è una malattia – insiste - in questo senso, non è opportuno rivendicare la necessità di garantire l'accesso a tutti i servizi sanitari per esercitare il diritto umano alla salute, perché nel caso dell'aborto non si tratta di un diritto alla salute, e quindi non di un servizio sanitario, ma un servizio medico”.

Preoccupazione viene anche espressa per “l'apertura del Rapporto all'aborto, collocandolo nel contesto del diritto alla libertà e alla privacy. Vale a dire, il diritto alla libertà si applica qui illimitatamente e individualisticamente, senza notare che il diritto alla libertà non può riguardare solo un uomo, ma anche il diritto del nascituro a nascere, il suo diritto alla vita. La libertà di ogni essere umano, infatti, è limitata dalla libertà di un altro essere umano, compreso il nascituro”.

“In relazione all'appello della coscienza, il Rapporto lo affronta relativizzandone il significato – continua la Commissione - l'appello della coscienza nasce dalla libertà di coscienza come diritto umano garantito da molti strumenti internazionali, tra cui la Carta europea. Inoltre, l'appello di coscienza è anche uno dei diritti naturali che esistono prima e indipendentemente da qualsiasi legislazione positiva scritta”.

In conclusione, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale della Croazia ritiene che il Rapporto Matić sull’aborto e la risoluzione debbano essere respinte dai membri del Parlamento europeo perché “non solo non esiste una base giuridica per la loro adozione, ma sono contrarie ai documenti europei e mondiali. La cura della salute delle donne e dei bambini dovrebbe essere diretta verso problemi di salute reali e non verso l'aborto e questioni di visione del mondo”.

Vatican News Service - RB

24 giugno 2021, 12:01