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L'essenza del cristianesimo è la carità L'essenza del cristianesimo è la carità 

Lo scandalo dello sviluppo della dottrina

In 2000 anni di storia la Chiesa ha sviluppato una dottrina che fonda le sue basi sulla Sacra Scrittura, la Tradizione e il suo magistero vivente, crescendo sempre di più nell'intelligenza della fede

Sergio Centofanti - Città del Vaticano

L’annuncio della modifica del Catechismo della Chiesa Cattolica sul tema della pena di morte ha generato un vivace dibattito in tutto il mondo. Ogni sviluppo della dottrina nella storia della Chiesa ha suscitato consensi o critiche costruttive ma anche resistenze e rifiuti. Oggi può far rumore una nota di Amoris laetitia o un nuovo insegnamento sulla pena capitale, ma guardando indietro, ripercorrendo velocemente 2000 anni di cristianesimo, si nota che tante cose sono cambiate e oramai le diamo per acquisite. Resta il fatto che ogni cambiamento può creare scandalo e sconcerto.    

La pena di morte nella Bibbia

Basta leggere la Bibbia per comprendere quanto cammino si è fatto. Oggi si resta inorriditi di fronte a certi ordini impartiti da Dio a Mosè, come vengono riportati dalle Sacre Scritture. Nel Levitico (Capitolo 20) il Signore comanda di uccidere idolatri, adulteri, sodomiti, incestuosi e anche chi maltratta il padre o la madre deve essere messo a morte. Certo Mosè è vissuto più di 3000 anni fa. Certo, questi ordini sono contenuti nell’Antico Testamento, però alla fine della lettura diciamo sempre: Parola di Dio.

Progressi dottrinali nella prima comunità cristiana

Pensiamo al trauma vissuto dai primi cristiani convertiti dall’ebraismo: quanto coraggio hanno dovuto avere nell’abbandonare leggi fondamentali del loro popolo, come la circoncisione. Quanta apertura di mente e di spirito per accettare nella Chiesa i pagani, considerato allora non lecito. Pietro - raccontano gli Atti degli Apostoli - aveva già ricevuto lo Spirito Santo, ma ancora non lo capiva. Solo davanti a un centurione romano, Cornelio, e alla sua famiglia, viene illuminato e dice: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti”. In questa frase “sto rendendomi conto” c’è tutto il graduale progredire della nostra conoscenza delle verità di Dio. Un cammino che non finisce finché dura la storia. Cresce l’intelligenza della fede.

Primi Concili ecumenici

Pensiamo al cammino della Chiesa nei primi Concili ecumenici nello stabilire le fondamenta delle verità cristiane, a partire dalla Trinità e dai dogmi cristologici. Tante le lotte contro le eresie in questo periodo all’insegna del motto “Extra ecclesiam nulla salus” (al di fuori della Chiesa non c'è salvezza). Niente Paradiso, dunque, per i non battezzati. Eppure, pian piano si è compreso in modo più profondo questo concetto, come dice la Dichiarazione Dominus Jesus firmata dal cardinale Ratzinger: “Circa il modo in cui la grazia salvifica di Dio, che è sempre donata per mezzo di Cristo nello Spirito ed ha un misterioso rapporto con la Chiesa, arriva ai singoli non cristiani, il Concilio Vaticano II si limitò ad affermare che Dio la dona «attraverso vie a lui note»”. Capiamo sempre meglio che Dio vuole salvare tutti.

Eresie e violenza

La lotta contro gli eretici, contro chi la pensa diversamente, si sa, ha portato conseguenze nefaste nella storia: guerre di religione, roghi, inquisizione. Anche se tante leggende nere promosse dalla propaganda anticattolica sono state smontate dagli storici, non nascondiamoci dietro un dito: la Chiesa, figlia del suo tempo, ne ha condiviso spesso la mentalità. Oggi tremiamo nel leggere la Bolla pontificia “Ad Extirpanda” promulgata nel 1252 da Papa Innocenzo IV e confermata da Papa Alessandro IV nel 1259 e da Papa Clemente IV nel 1265: il documento approvava la tortura dei sospetti eretici, anche se molto mitigata rispetto a quanto veniva fatto dai contemporanei: non doveva procurare mutilazioni né fuoriuscita di sangue né la morte. Tutto questo perché si considerava sopra ogni cosa la salvezza dell’anima. Quanti cambiamenti da allora.

Graduale comprensione della libertà di coscienza

E quanta strada è stata fatta rispetto alla dottrina dell’Enciclica Mirari vos di Papa Gregorio XVI,  del 1832. E’ ovvio, siamo in un contesto storico difficilissimo per il Papato, sono passati quasi 200 anni, ma alcune frasi ci fanno comprendere meglio le ragioni dei progressi dottrinali. Gregorio XVI definisce la libertà di coscienza come un “delirio” un “errore velenosissimo” che apre la strada a “quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato”, in aggiunta a “quella pessima, né mai abbastanza esecrata ed aborrita «libertà della stampa» nel divulgare scritti di qualunque genere”. La Chiesa ha imparato meglio a comprendere cosa sia la libertà anche da quelli che non sono nella Chiesa.

Scandalizzati da una dottrina che cambia

Lo scandalo dello sviluppo della dottrina nasconde un problema centrale della fede: una Legge che non cambia dà sicurezza e potere all’uomo che in questo modo riesce a controllare i suoi comportamenti religiosi e anche a manipolare le esigenze delle norme divine. Una Legge che cambia, toglie questo potere e lo dà nelle mani di un Altro. Questo è stato lo scontro immane di Gesù con i farisei. Gesù si è posto come Legge vivente, mentre i farisei chiedevano una Legge scritta e muta che potevano gestire. Se la Legge è vivente, non smette di parlare e di dire cose nuove e soprattutto ci costringe a cambiare. Questo non ci piace perché in ognuno di noi c'è sempre un fariseo che rispunta con le sue ragioni immutabili e immobili. La Legge dell’amore, invece, ci muove, ci spinge a un continuo esodo dall’io al tu. E’ un continuo progredire nella conoscenza della verità assoluta che è Dio e Dio è amore. E l’amore ci costringe a cambiare per l’altro. Il bello è che anche Dio - che è lo stesso ieri, oggi e sempre - è cambiato per amore nostro: e si è fatto uomo.

Appartenere alla Verità

Tornando a Pietro davanti ai pagani, stava imparando che non era lui il padrone della verità ma che apparteneva alla Verità. Mentre parlava, lo Spirito Santo scendeva sopra tutti coloro che ascoltavano il suo discorso: “E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?»”. E’ Dio che ci fa comprendere sempre meglio Se stesso. Ci fa comprendere che l'essenza del cristianesimo è l'amore.

Nessun Pietro sarà contro la Chiesa

Infine, per quanti contrappongono Benedetto XVI e Giovanni Paolo II a Francesco, si possono ricordare le parole consolanti pronunciate da Papa Ratzinger il 27 maggio 2006 a Cracovia, davanti a un milione di giovani. Ai ragazzi cresciuti nella fede da Papa Wojtyla, Papa Benedetto dice con forza: “Non abbiate paura a costruire la vostra vita nella Chiesa e con la Chiesa! Siate fieri dell'amore per Pietro e per la Chiesa a lui affidata. Non vi lasciate illudere da coloro che vogliono contrapporre Cristo alla Chiesa! (…) Voi giovani avete conosciuto bene il Pietro dei nostri tempi. Perciò non dimenticate che né quel Pietro che sta osservando il nostro incontro dalla finestra di Dio Padre, né questo Pietro che ora sta dinanzi a voi, né nessun Pietro successivo sarà mai contro di voi, né contro la costruzione di una casa durevole sulla roccia. Anzi, impegnerà il suo cuore ed entrambe le mani nell'aiutarvi a costruire la vita su Cristo e con Cristo”.

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04 agosto 2018, 11:49