Card. Bagnasco: missione di un’Europa unita è umanesimo integrale
Giada Aquilino - Città del Vaticano
La Chiesa “crede nell’Europa” e i vescovi ritengono “che l’Europa divisa sarebbe un dramma, forse la fine del Continente”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), intervenendo oggi a Roma al Convegno “Unione Europea: un percorso comune valorizzato dall'armonia tra identità diverse”.
Potenzialità del cammino comune
All’incontro presso l’archivio storico del Quirinale, alla presenza del capo di Stato italiano Sergio Mattarella, il porporato si è soffermato sul “momento di difficoltà” vissuto dal Vecchio Continente, dovuto a “circostanze di carattere politico e culturale, fenomeni nuovi, spinte contraddittorie”, che “sembrano determinare sentimenti diversi, sensibilità che fanno fatica a dialogare e a comprendersi”. Oggi si registrano, nota il cardinale Bagnasco, “delle chiusure, forse riaffiorano ricordi non riconciliati”, “certe prassi sembrano troppo pesanti o poco motivate, circola la percezione che i pesi non siano distribuiti in modo equo, che le diverse identità siano considerate degli ostacoli anziché ricchezza da armonizzare”. Tuttavia, sottolinea, “ciò non può oscurare i risultati acquisiti e le potenzialità del cammino comune a cui tutto l’Occidente dovrebbe guardare con simpatia”.
Una vita che brulica
Di fronte al secolarismo, a quella “concezione fortemente individualistica” dell’epoca che viviamo, il presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee parla di un’altra realtà, che si potrebbe indicare come “cultura popolare”, nel senso che “sembra ritrovarsi in modo prevalente nel sentire popolare, quello più semplice ma per questo forse più aderente all’umano”. C’è, osserva, una “vita vera”, che “brulica”, quella di “tanta gente umile che tira avanti i giorni con dignità, che cura la famiglia con amore e sacrificio, che si dedica all’educazione dei figli con coscienza, che si prende cura dei propri malati o dei vicini in modo ammirevole”: un “eroismo quotidiano” che è patrimonio comune di dignità umana “che non fa notizia, ma fa storia”.
Essere l’uno con l’altro
Non si può dimenticare, aggiunge il cardinale arcivescovo di Genova, che l’umanità “ci è data solo nell’essere l’uno con l’altro” e che la libertà funziona “solo in unione con la libertà altrui”: essa è una libertà “con gli altri e attraverso gli altri”. Quando questa visione viene meno, sottolinea ancora, “il clima si corrompe, tende a sostituire la verità con la convenienza e la tradizione con l’abitudine, tutto viene urlato, i rapporti diventano fragili, le paure crescono, scattano meccanismi difensivi dimenticando che tutti abbiamo bisogno di tutti e che gli steccati non solo segnano i confini di un territorio ma rinchiudono i popoli”.
La forza dello spirito
Quanto più le “spinte divisive” sono forti, tanto più - afferma - “c’è bisogno di unità” e le “tensioni centrifughe devono essere considerate seriamente”. Di fronte alla globalizzazione, “solo insieme è possibile vivere per non diventare un mercato a basso costo”. Gli interessi economici di potenze “antiche e nuove” sono palesi: “tocca all’Europa far fronte in modo unitario per non essere dilaniata”. I soli interessi materiali “non possono creare uno spirito comunitario” che richiede invece “speranza, spirito di sacrificio, umiltà, respiro”. Al di là del “benessere fisico”, conclude, esiste “una energia di tipo immateriale che è la forza dello spirito”: oltre a “governare il potere”, il cuore della missione dell’Europa è allora, nelle parole del cardinale Bagnasco, “l’umanesimo integrale” che riconosce e promuove la persona in tutti i suoi aspetti.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui