Mons. Barrón alla comunità internazionale: aprire mente e cuore
Griselda Mutual, Emanuela Campanile - Città del Vaticano
"Invito la comunità internazionale ad aprire la mente e il cuore a questa realtà migratoria presente in diverse parti del mondo, affinché le autorità delle nazioni promuovano migliori condizioni di vita per i propri cittadini così da evitare partenze massicce e disordinate verso altri Paesi, con le conseguenti sofferenze che già conosciamo e, talvolta, senza nemmeno raggiungere i loro obiettivi". E' l'appello urgente lanciato dall'arcivescovo di Tijuana - Messico - mons. Francisco Moreno Barrón nell’intervista a Vatican News.
Emergenza migranti a Tijuana
Tijuana, città nella parte orientale del Messico al confine con gli Stati Uniti, è stata nei mesi scorsi meta di numerosi migranti provenienti da Honduras, El Salvador e Guatemala. La situazione è diventata critica da ottobre, quando sono arrivati 8500 migranti, il che ha portato all'apertura di rifugi per affrontare l'emergenza, come quello di Benito Juarez, prima, e quello di El Barretal, poi. L'arcivescovo di Tijuana ha spiegato che, rispetto all'anno scorso, il numero di migranti è comunque diminuito anche se, secondo alcune fonti, ogni anno più di 400.000 migranti attraversano il confine meridionale del Messico cercando di raggiungere gli Stati Uniti.
L'appello di mons. Barrón per unire gli sforzi
"Tijuana è un mostro umano in perenne movimento - spiega il vescovo - le persone oggi sono in un luogo, domani in un altro. Oggi alcune zone della città sono abitate e il giorno dopo si svuotano. La popolazione è molto mobile, per questo si parla di circa 3 milioni di persone, ma la verità è che non possiamo stabilire una cifra esatta". Nonostante l’impegno della Chiesa locale e delle ONG presenti sul territorio, mons. Moreno Barrón, lancia un appello dai microfoni di Vatican News, ai Paesi più ricchi: "Unire gli sforzi affinché si dia una soluzione fondamentale alla realtà migratoria, non per cancellarla, ma per promuoverla in modo ordinato per il bene di tutti i popoli":
Quale è il clima che si vive a Tijuana?
R. - Il clima di insicurezza, violenza e il traffico di droga è molto evidente, ma in condizioni normali si percepisce un clima di tranquillità. Non è la comunità ad essere coinvolta in tutto questo, quasi sempre le espressioni di violenza che si verificano sono tra i gruppi organizzati, e a volte a pagarne le conseguenze sono i residenti.
C'è il fenomeno del reclutamento di migranti da parte di gruppi criminali?
R. - I migranti, purtroppo, sono vulnerabili sotto molti aspetti. Per necessità, in alcuni casi cedono; quindi i gruppi criminali hanno visto i migranti come terreno per i loro scopi, e li sfruttano il più possibile, promettendo persino di attraversare gli Stati Uniti ma, soprattutto, coinvolgendoli nel traffico di droga.
I bambini che arrivano a Tijuana hanno accesso all'istruzione?
R. - Le autorità locali hanno preso misure per certificare il grado scolastico di questi bambini in modo che possano continuare a studiare. Tuttavia, sappiamo che le famiglie di immigrati centroamericani preferiscono non far frequentare le scuole dell'obbligo ai loro figli per conservare lo status di migranti. La Chiesa e le ONG sono impegnate nell'accoglienza e nell'assistenza.
Quali sono i bisogni più urgenti per continuare ad affrontare questa emergenza?
R. - Chiesa e ONG garantiscono le necessità primarie di questa gente ma c’è bisogno di aiuti per sviluppare progetti multi disciplinari e integrali per aiutarli.
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