Messico. È Beata Conchita, capolavoro di Dio
Roberta Barbi – Città del Vaticano
In un’epoca preconciliare, in cui il ruolo dei laici nella Chiesa era tutt’altro che valorizzato e in un Paese del Centroamerica, il Messico, in cui la situazione sociopolitica era molto tesa a causa della cosiddetta “guerra di riforma”, visse Maria Concepcion Cabrera, un raggio di luce chiamato a illuminare la città di San Luis Potosì. Un segno che “lo Spirito Santo ha sempre lavorato nella Chiesa per esaltare anche donne laiche, affinché potessero essere fonte di grazie per tutto il popolo di Dio”, lo definisce il card. Angelo Becciu. Cresciuta nell’esempio familiare di carità e grande amore devozionale, Conchita – come tutti la chiamano – studia poco, ma si dedica al pianoforte e al canto finché, con la Prima Comunione, scopre il suo amore per Gesù Eucaristia.
“Straordinaria in mezzo allo straordinario”
A un ballo in società conosce Francisco: i due si innamorano al primo sguardo e un giorno si sposano. Danno alla luce nove figli: per qualunque donna tutto questo sarebbe già abbastanza, ma non per Conchita. Lei non può rinunciare al suo amore per Gesù né agli spazi di silenzio e preghiera che si ritaglia all’interno della vita familiare. Se non ci fosse Gesù dentro di lei, non riuscirebbe a sopportare la prematura scomparsa del marito, la malattia e perfino la più atroce delle sofferenze per una madre: la perdita di un figlio. Ma Conchita è già incamminata verso la santità: prende su di sé queste croci con coraggio e le offre, una dopo l’altra, al Signore per la Chiesa e per la redenzione dei peccatori. Conchita sa che “la sofferenza nelle mani di Dio dà sempre buoni frutti”, come ricorda ancora il porporato.
La chiamata alla salvezza delle anime
Un giorno del 1889, mentre partecipa a un corso di esercizi spirituali, sente queste parole: “La tua missione è di salvare anime”. È Gesù che la chiama a incarnare la sua Parola rinnovata da diffondere alla Chiesa e al mondo: una parola che è esempio di santità accessibile a tutti, perfino a una mamma con poca istruzione e tanti figli. D’ora in avanti la sua vita deve essere di Dio, con Dio e per Dio, una vita nascosta che non mira a brillare in terra, ma solo nel cielo, come fanno le stelle. “Questo il punto focale del suo misticismo – sottolinea il Prefetto – portare Gesù a tutti e dare la vita per la salvezza delle anime e della Chiesa”.
Madre di tutti i sacerdoti
Sono gli anni in cui Conchita consolida le fondamenta della propria vita spirituale e capisce cosa vuole davvero il Signore da lei: di imitare Maria. “Conchita s’identifica con la Madonna ai piedi della croce – spiega ancora il card. Becciu - con la sua sofferenza che offre al Signore per la santificazione dei sacerdoti”. Conchita capisce che è da lì, dai peccati dei sacerdoti, che nasce ogni male, così si fa madre di tutti loro pregando e soffrendo. Nei gesti dei sacerdoti Conchita rivede Gesù, perciò lei s’identifica con Maria, sua madre: una maternità spirituale che si concretizza nell’ardente desiderio di dare alla Chiesa e a Gesù sacerdoti santi, capaci di sollevare il mondo materializzato e sensuale. Una missione permanente che proseguirà anche dal cielo.
Una mistica che scrive e prega
Il mistico è colui che si lascia muovere dallo Spirito Santo e vive in costante comunione con i suoi doni. Conchita era anche questo e lo testimoniano le 46 opere raccolte in 158 volumi che ci ha lasciato. In totale sono circa 60mila pagine di riflessioni sui temi della vita trinitaria partecipata, l’esperienza cristiana di Dio, la Croce, il Cuore di Gesù. I figli la ricordano spesso sorridere, ma mai scrivere: scriveva di notte, senza accorgersene e senza privarsi del riposo, ispirata ancora una volta dallo Spirito. Dai suoi scritti, ampiamente diffusi, sono nate le cinque Opere della croce ancora esistenti in Messico: l’Apostolato della Croce (1895); la Congregazione delle Suore della Croce del Sacro Cuore di Gesù (1897); l’Alleanza d’amore con il Cuore di Gesù (1909); la Fraternità di Cristo sacerdote (1912) e la Congregazione del Missionari dello Spirito Santo (1914), istituita assieme al venerabile Félix de Jesùs Rouger, un missionario francese.
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