Card. Becciu: Beata Conchita, “fedele eco della Madre Dolorosa"
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Scegliere Dio come amore assoluto e metterlo al centro della vita, senza trascurare l’accudimento dei figli, la cura della casa e l’amore per il marito. Come faceva la nuova Beata a fare tutto? Ci riusciva perché “non dava seguito alle proprie ispirazioni, pur sante, ma si conformava al progetto di Dio su di lei”. Così il card. Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nella sua omelia per la cerimonia di Beatificazione di Maria Concepcion Cabrera de Armida ci guida alla scoperta di questa figura.
Fede e fantasia
Il suo segreto era certamente “vivere ‘in’ questo mondo e non ‘di’ questo mondo”, superando cioè la mondanità per andare al succo della vita, alla sua essenza. E Conchita – come la chiamavano tutti – ci arrivava con una “profonda fede e una smisurata carità”, ma anche con uno strumento che può apparire insolito per una Santa: la fantasia. Ce lo spiega ancora il porporato: “Il suo zelo instancabile insieme alla sua fervida fantasia creatrice la porteranno a far sorgere nuove famiglie di vita consacrata nella Chiesa”.
Un leader con volto dolce di madre
È dura immaginare il silenzio in una casa piena di bambini, ma proprio questo e la preghiera, cui dedicava buona parte della notte in adorazione del Santissimo Sacramento, erano il suo nutrimento, “la sua forza spirituale”. Una madre così grande non poteva che diventare madre di tutti: il card. Becciu ci ricorda la sua sollecitudine verso i poveri, la cura materiale e spirituale di malati e moribondi e l’impegno, costante, a soccorrere ogni indigenza incontrasse, con il cuore grande e spalancato per tutti quanti si trovassero in condizioni di bisogno e di fragilità. Da qui a dedicare la vita al sostegno di quanti “vivono ogni giorno la propria vocazione in fedeltà e abnegazione”, il passo è breve. Per questo Conchita è madre ma anche esempio per tutti i sacerdoti di ogni tempo, lei che visse in un’epoca in cui, pur tra mille difficoltà, seppe “imporsi come leader in campo sociale ed ecclesiale, magnifica sintesi di contemplazione e azione: le figure evangeliche di Marta e Maria si trovano fuse e sincronizzate nell’esistenza della nuova Beata”.
La “scienza della croce”
Ma tutto questo le è stato possibile solo accettando e offrendo la propria sofferenza: il Prefetto conclude la sua omelia parlando di come Conchita abbia saputo comprendere “la scienza della croce”. Come eco di Maria Madre Dolorosa, infatti, “è consapevole che ogni piccolo o grande dolore è già stato vissuto da Gesù sulla croce e in lui può trovare forza e significato”.
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