Card. Parolin. Gesto di Krajweski per attirare l'attenzione su problema reale
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
"Ho visto che ci sono state tante interpretazioni e tante polemiche. Personalmente credo che lo sforzo dovrebbe essere quello di capire il senso di questo gesto, che e' attirare l'attenzione di tutti su un problema reale, che coinvolge persone, bambini, anziani".
È la dichiarazione del Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, rilanciata dall'Agenzia Ansa, sulla decisione dell'Elemosiniere apostolico di togliere i sigilli ai contatori della luce di un palazzo di Roma occupato da circa 500 persone.
L'impegno della Caritas
L'opera della Chiesa verso i più poveri, intanto, attraversa le polemiche e il frastuono quotidiano. Ad una concreta povertà, oppone un'altrettanto concreta risposta dettata dalla missione incisa nella carne di Cristo: aiutare i più deboli. Lo sottolinea a Vatican News, il direttore di Caritas Italia, mons. Francesco Soddu:
R. - Io credo che sia sempre necessario premettere che l’azione della Caritas esprima l’azione della Chiesa. Pertanto, ciò che noi cerchiamo di fare, ciò che la Caritas fa, è l’azione della Chiesa e l’azione della Chiesa non è l’azione di un’entità così astratta. E’ l’azione di una comunità che cerca di testimoniare innanzitutto il Vangelo. Inquadrata all’interno di questo contesto, che è il contesto vitale della Chiesa, io credo che si possa capire che l’azione sociale -, espressa mediante la Caritas all’interno della Chiesa - dica e faccia emergere l’azione appunto del Vangelo, della testimonianza, della carità attraverso una concretezza che si rende assolutamente necessaria, così come è nell’apostolato di Gesù Cristo espresso in ogni pagina del Vangelo. Detto questo, appare chiaro che, laddove è presente la Chiesa, è presente la Caritas. Abbiamo circa 220 diocesi in Italia e lì è presente la Caritas, ed ha una fisionomia prettamente pastorale perché, per definizione, almeno in Italia, il presidente della Caritas diocesana è il vescovo stesso. Pertanto, la presenza dell’assistenza sociale è - diciamo così - espressa ad ampio raggio. Non si fa una 'classifica' ma, secondo quello che è il dettato evangelico laddove c’è una fragilità o una povertà si cerca sempre di intervenire, facendo emergere, lo ripeto ancora, l’aspetto della comunità. Non solo fare le cose, ma saperle fare bene, sapendole fare alla comunità.
Quindi, praticamente possiamo dire che accogliete le richieste di coloro che bussano alla vostra porta?
R. - Accogliere le richieste significa saperle enucleare e saperle restituire alla comunità come opportunità grande per poter testimoniare il Vangelo. Questa è la sfida attuale. Il convegno nazionale, che si è tenuto circa un mese fa, dal titolo 'Carità e cultura', ha voluto mandare questo messaggio: una riflessione su come la carità, la testimonianza della carità, possa veicolare una cultura controcorrente, davanti a un fenomeno che sembra dare una chiave di lettura ad un umanesimo che pare perdere pezzi dappertutto, ci dice come la testimonianza della carità generi cultura, generi un’umanità nuova. Ecco, in questo senso e non semplicemente o unicamente come interventi sul sociale che nella misura in cui poi si perdono le risorse, i soldi, i fondi, si naufraga dappertutto. La risorsa più importante per noi rimane la persona e nel momento in cui l’insieme di persone che fanno una comunità, si interessa di sé stessa allora la comunità rigenera sé stessa. Non sto facendo altro che citare alcuni passaggi molto importanti dell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco".
L'esempio dei parroci
Dalla Sicilia, ma come da qualsiasi altra diocesi d'Italia, arriva la testimonianza silenziosa dei parroci che, come spiega mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, sono "in prima fila per soccorrere le famiglie bisognose:
R. - Pagano le bollette, cercano di venire incontro anche con gli alimenti e con varie spese. Ci sono famiglie che devono essere sfrattate. Cerchiamo di fare il possibile: devo dire che tutte le parrocchie sono in prima linea per arginare la povertà. Ad ogni parrocchia diamo, in base al numero degli abitanti, una cifra che può servire per le cose ordinarie. Poi ci sono i casi straordinari in cui interviene la Caritas diocesana; e ci sono anche altri interventi. Per esempio, abbiamo un progetto che aiuta famiglie con bambini da 0 a 3 anni fornendo loro il latte, i pannolini, ecc. Quindi è un lavoro nascosto, silenzioso, ma che la gente apprezza.
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