Vescovi della Bolivia: “La nostra Casa comune è in fiamme”
Nella dichiarazione dei vescovi boliviani si denuncia anche apertamente il governo nazionale, “la logica del capitalismo predatore della natura” e chiedono solidarietà, azioni efficaci e legali per affrontare la catastrofe. “Un milione di ettari del nostro bosco amazzonico – si afferma nella dichiarazione - è in fiamme. Le conseguenze di questo disastro ecologico sono tantissime. Quando percepiamo che questa catastrofe è il risultato dell'azione umana, dobbiamo esercitare la nostra missione profetica per cercare apertamente e denunciare le sue cause. Consideriamo irresponsabile ed imprudente il decreto supremo n. 3973 del governo nazionale, dello scorso luglio, con il quale si autorizza a bruciare in modo ‘controllato’ i terreni, ma non si offrono misure sulle condizioni e i meccanismi per fare ciò”. “Anche nel nostro Paese – prosegue la nota - c'è il capitalismo tecnocratico ed aggressivo verso la nostra sorella madre terra, che promuove progetti idroelettrici ed estrazioni d'idrocarburi”.
La solidarietà con i popoli indigeni dell’Amazzonia
"Pertanto, come Chiesa – aggiungono i vescovi - ci uniamo in solidarietà con il dolore e il clamore della terra e degli abitanti di questi territori, in particolare i popoli indigeni, custodi della Casa Comune, offrendo aiuto materiale e donazioni. Apprezziamo lo sforzo delle persone e delle istituzioni che si impegnano con responsabilità e sacrificio verso quanto sta accadendo nell'Amazzonia in fiamme. Chiediamo al governo di dichiarare queste aree, come terre in pausa ecologica per promuovere la riforestazione". La dichiarazione è stata presentata dal segretario generale della Conferenza episcopale boliviana(Ceb), monsignor Aurelio Pesoa, accompagnato da monsignor Ricardo Centellas, presidente della Ceb, monsignor Eugenio Coter, Coordinatore della Rete ecclesiale PanAmazzonica in Bolivia, monsignor Robert Flock, vescovo della diocesi di San Ignacio de Velasco, Herland Dominguez, del Comitato Difesa del Rio Madera Willy Llanque. (C.E. - Agenzia Fides)
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