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Vescovi Usa: la Corte Suprema corregga la grave ingiustizia

Ha vinto la legge del profitto: è grande il disappunto dei vescovi per la sentenza della Corte Suprema sull'aborto in Louisiana. Il presidente del Comitato per le attività pro-vita della Conferenza dei vescovi cattolici USA, l’arcivescovo Naumann: "Ci addoloriamo per questa decisione. Continuiamo a pregare e a lottare per la giustizia, le madri e i bambini"

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

E' forte la reazione dei vescovi degli Stati Uniti riguado alla sentenza della Corte Suprema che ieri, con cinque voti contro quattro, ha bocciato la legge della Louisiana sull’aborto, una delle più restrittive del Paese. Il provvedimento, introdotto nel 2014, autorizzava i medici abortisti a praticare l’interruzione volontaria della gravidanza solo se fosse stato possibile appoggiarsi a un ospedale in grado di garantire cura e assistenza alla gestante in caso di complicanze dopo l’aborto.

Monsignor Naumann: la salute deve avere la priorità 

La disposizione era finalizzata a tutelare la salute delle donne, afferma in una dichiarazione monsignor Joseph F. Naumann, presidente della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale (Usccb), evidenziando che “l'aborto diventa ancora più distruttivo quando gli standard di base di salute e sicurezza vengono ignorati". L'arcivescovo di Kansas City, che ha sottoscritto la dichiarazione pubblicata sul sito della USCCB, denuncia: "La decisione della Corte Suprema continua a dare priorità agli interessi commerciali dell'aborto rispetto alla salute e alla sicurezza delle donne".

Una grave ingiustizia

Nel denunciare la decisione della Corte Suprema, i vescovi USA così si esprimono:

"Come cattolici, condanniamo l'aborto come una grave ingiustizia che nega il diritto umano fondamentale alla vita. Tuttavia, anche se cerchiamo di porre fine alla brutalità dell'aborto legalizzato, crediamo ancora che le donne che lo praticano non debbano essere ulteriormente danneggiate e abusate da un'industria insensibile e guidata dal profitto".

“Continuiamo a chiedere a tutte le persone di fede di pregare per le donne che cercano l'aborto, spesso sotto un'enorme pressione, affinché trovino alternative che valorizzino veramente loro e la vita dei loro figli (USCCB)”

Pregare e lottare 

Parole forti, quelle dei vescovi, che esprimono il dolore e la delusione per una decisione che asseconda gli interessi commerciali a scapito della vita e della salute. "Il mancato riconoscimento da parte della Corte della legittimità delle leggi che danno priorità alla salute e alla sicurezza delle donne rispetto agli interessi commerciali dell'aborto - si legge nel documento - continua ad essere un precedente crudele. Mentre ci addoloriamo per questa decisione e per le donne incinte che ne saranno danneggiate, continuiamo a pregare e a lottare per la giustizia per le madri e i bambini".

Non avremo pace

La promessa della USCCB è quella di un impegno ad oltranza a difesa della vita e dei diritti - "Non avremo pace", scrivono i vescovi - fino al giorno in cui la Corte Suprema correggerà "la grave ingiustizia" della sua decisione e "riconoscerà il diritto costituzionale alla vita per gli esseri umani non nati". 

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30 giugno 2020, 08:49