1589623654629.jpg

Il Perdono di Bibione segno di speranza nei tempi della pandemia

Al via la quarta edizione della Perdonanza bibionese nella località balneare veneta. “Anche qui risentiamo della crisi del turismo causata dal coronavirus”, spiega il parroco don Andrea Vena. “Ma è aumentata la sete di Misericordia”

Fabio Colagrande – Città del Vaticano   

Con un programma ridotto per l'emergenza coronavirus, ha preso il via domenica 2 agosto sul litorale di Venezia la quarta edizione della Perdonanza di Bibione. Ad aprire la Porta Santa nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è stato il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi. Com’è tradizione ormai dal 2016, fino al 16 agosto ci sarà la possibilità di ottenere l'indulgenza plenaria per i pellegrini e i turisti presenti nella località balneare veneta. L’edizione di quest’anno ha naturalmente una valenza particolare come ha spiegato ai microfoni di Radio Vaticana Italia don Andrea Vena, teologo e parroco della chiesa giubilare di Bibione:

L'intervista a don Andrea Vena, parroco di Santa Maria Assunta a Bibione

R.- È stata una bella esperienza anche se in tempi di Covid e quindi naturalmente con tutte le precauzioni del caso e tenendo conto che ci troviamo in località turistica di mare che risente, come tutte le altre simili, di questa crisi dovuta alla pandemia. Qui, come altrove, il turismo fa fatica a ripartire.

Che significato ha il Perdono a Bibione quest'anno?

R.- Lo vedo come un segno di speranza. Il nostro vescovo quando stavamo valutando se confermare o meno questa proposta in tempo di Covid ha ritenuto comunque di confermarla, avendo già cancellato tutto il calendario dell'estate culturale e spirituale. Abbiamo pensato che rappresentasse un segno di speranza per la città, gli operatori turistici e i turisti.

Perché nel 2016 è nata questa tradizione?

R.- Il perdono di Bibione è la diretta conseguenza dello straordinario Giubileo della misericordia indetto quattro anni fa da Papa Francesco. Il vescovo in quell'occasione scelse questa località consapevole dei suoi numeri a livello di afflusso turistico: sei milioni di presenze nella stagione estiva, tra le spiagge italiane più visitate in assoluto.  L’apertura della Porta Santa nella nostra comunità parrocchiale voleva essere quindi un segno soprattutto per i turisti. Questo grande afflusso di pellegrini, che in fondo sono i turisti italiani e stranieri che vengono qui a soggiornare, ci ha offerto l'opportunità di domandarci se non era il caso di lasciare in diocesi un segno spirituale del Giubileo della Misericordia. È stato pensato un segno di carità, come suggerito da papa Francesco perché il Giubileo non fosse considerato solo una cosa temporanea, ma anche un segno spirituale. Così, in quella circostanza si pensò di chiedere alla Penitenzieria Apostolica la possibilità di creare un evento annuale. Lo pensammo per il mese di agosto, quando c’è la maggiore concentrazione di turisti italiani, ma anche polacchi e slovacchi. Ma pensammo anche di collegarlo al Perdono di Assisi perché, in questi diciassette anni di presenza qui come parroco, ho imparato che ogni estate dobbiamo interpellare dagli otto ai dieci sacerdoti per poter garantire l'accoglienza dei penitenti. Ciò vuol dire che il contesto turistico, il ritmo di rilassamento e calma della vacanza, favorisce anche la necessità di riconciliazione con il Signore. Si è pensato perciò di collegare il Perdono d'Assisi al nostro Perdono di Bibione e la cosa ha avuto subito un grande riscontro, lo vediamo da quanta gente viene a confessarsi.

Dal 2 al 16 agosto c'è la possibilità di ottenere l'indulgenza plenaria ed è possibile visitare una cappella della vostra chiesa dove c’è una copia della Sindone. Quest’anno però il programma è stato rivisto per le norme sanitarie in tempo di pandemia…

R.- Lo abbiamo drasticamente rivisto per cercare di assolvere in pieno a tutte le indicazioni di protocollo e garantire ai fedeli di vivere con serenità e in sicurezza questo incontro con la grazia del Signore.

La presenza dell’inviato papale alla cerimonia di apertura della Porta Santa ha ovviamente per voi un significato particolare…

R.- Certo. Come ha messo in evidenza il nostro vescovo Giuseppe Pellegrini significa sentirsi in comunione con il Papa e sentirci anche incoraggiati a vivere quest’esperienza senza paura. Quest’anno poi abbiamo in parrocchia le reliquie di San Giovanni Paolo II, in occasione del centenario della sua nascita, e vediamo ogni giorno una fila di gente che va a venerarle. Prima abbiamo avuto le reliquie di San Pio da Pietrelcina, l'apostolo della Misericordia, e anche lì abbiamo toccato con mano quanto la gente abbia bisogno veramente di aggrapparsi a testimoni credibili e con loro camminare con fiducia.

In questi giorni di pandemia i fedeli avvertono un bisogno particolare di ricevere la misericordia del Padre?

R.- Faccio riferimento a un passaggio dell’omelia pronunciata ieri dal cardinale Becciu, nella Santa Messa subito dopo l’apertura della Porta Santa. Il porporato ricordava che ci sentiamo sempre superiori e importanti e poi basta un virus qualunque a mettere in crisi ogni nostra certezza e ci accorgiamo di quanto piccoli e poveri siamo. La Misericordia di Dio allora ci viene in soccorso per dirci che, al di là del momento difficile di debolezza - non solo fisica, ma anche spirituale - che stiamo vivendo, la sua vicinanza e la sua misericordia non vengono mai a mancare, diventano un segno di certezza e di prossimità.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

03 agosto 2020, 14:40