Gli “angeli della spesa”, ad agosto negli Empori di Caritas Ambrosiana
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Con l’inizio del mese di agosto entrano in servizio, negli otto Empori della solidarietà della diocesi di Milano, più di 50 “angeli della spesa”, i volontari che hanno risposto all’appello della Caritas Ambrosiana per l’estate. Andranno a dare il cambio, per questo mese almeno, a volontari e operatori sociali in servizio anche nei mesi più duri della pandemia in questi piccoli supermercati dove si acquista senza denaro, ma con una speciale tessera-punti offerta alle famiglie in base alle loro necessità. Gli “angeli della spesa” accoglieranno i bisognosi, negli empori della Barona e di Niguarda, come a Saronno e Cesano Boscone, ed aiuteranno gli operatori a tenere in ordine gli spazi.
La Caritas: tanti poveri in più, ma anche nuovi volontari
“Il coronavirus ha messo in luce le debolezze, ma anche la risorse dei nostri territori - sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana - Abbiamo visto a Milano e in provincia precipitare, in poco tempo, sotto la soglia della povertà tante persone che non avevano mai avuto bisogno prima della nostra assistenza, al punto da dover scegliere di settimana in settimana se fare la spesa o pagare le bollette. Ma allo stesso tempo, tante altre persone che non conoscevamo hanno bussato alla nostra porta per offrire il loro aiuto: studenti e giovani lavoratori in smart working che si sono ritrovati con più tempo a disposizione. Queste energie ci hanno consentito di andare avanti e di far fronte a un aumento di richieste che non potevamo immaginare”.
A Milano il 66 per cento di persone in più chiede aiuto
Attualmente gli otto Empori, che a settembre diventeranno 10, con le aperture a San Giuliano Milanese e Rho, sostengono 8.062 persone, il 35% in più rispetto al periodo precedente all’emergenza sanitaria: una percentuale che sale al 66% nella città di Milano. Dal mese di marzo ad oggi sono state distribuite, complessivamente, 430 tonnellate di generi alimentari e beni di prima necessità, grazie all’impegno di 10 operatori sociali e 103 volontari. A loro si aggiungono da oggi i 50 “angeli della spesa”. Il direttore di Caritas Ambrosiana Gualzetti spiega così a Vatican News la loro importanza.
R.- Durante il periodo del Covid-19 abbiamo potenziato le strutture che, in maniera continuativa, potevano aiutare le persone a ricevere alimenti e aiuti materiali, e uno di questi servizi sono gli empori della solidarietà. Abbiamo dovuto quasi raddoppiare l'attività e la distribuzione dei generi alimentari o di altri prodotti utili per le famiglie, perché sono raddoppiate le persone che avevano difficoltà a mangiare e a far mangiare i propri familiari e comunque ad avere una vita dignitosa. Finito il lockdown queste necessità non sono diminuite, , nemmeno nei mesi di giugno e di luglio e a maggior ragione pensiamo che il nostro servizio debba essere garantito anche nel mese di agosto. Quando sappiamo che molti volontari e operatori che hanno tenuto in piedi tutte le strutture durante lockdown, con grande impegno, giustamente dovranno fare le loro ferie. Quindi abbiamo chiesto una mano ai milanesi e c’è stata una bella risposta. Sono una cinquantina le persone che hanno risposto e che ci consentiranno di tenere aperti gli empori a pieno regime anche durante tutto il mese di agosto.
In cosa consiste il servizio che chiedete agli angeli della spesa?
R.- Sono attività molto semplici: dall’accoglienza delle persone che arrivano, quindi scambiare due parole per capire come va, per capire se il progetto condiviso con i centri d'ascolto si sta realizzando, se le difficoltà personali sono ancora quelle o se se ne sono presentate di nuove. E poi tutto quello che c'è da fare in un piccolo supermercato, dal mettere a posto i prodotti sugli scaffali, il carico e scarico nel magazzino. Quindi è un lavoro molto semplice, alla portata di tutti e infatti si sono affacciati dei giovani, degli anziani, dei professionisti che in agosto hanno più tempo libero e quindi con loro riusciremo a stare vicino persone che sono entrate in difficoltà a causa del Covid-19
Lei ha parlato di giuste ferie, ma ci sono anche i volontari anziani, e quindi più a rischio, che non se la sentono ancora di rientrare a fare servizio, visto che la pandemia non è ancora finita?
R.- E’ stato un fenomeno che abbiamo visto da marzo fino ad oggi. Molte delle persone che facevano servizio nelle strutture Caritas erano ultra 65enni, e noi gli abbiamo ovviamente consigliato di stare a casa per proteggere loro e proteggere i propri familiari. Molti hanno seguito questo consiglio e a malincuore hanno dovuto rinunciare a venire nelle mense e negli empori a dare una mano. Ma durante quel periodo si sono affacciati, e questo è stato uno straordinario dato positivo, molti giovani che erano a casa e che se la sono sentita invece di fare qualcosa per gli altri. Con gli oratori, con i gruppi giovanili delle parrocchie, ma anche singolarmente si sono fatti avanti e hanno sopperito a questa mancanza. E’ vero che da maggio, con la ripresa delle varie attività, degli esami universitari, molti di questi volontari hanno dovuto interrompere il servizio. Ed è anche per questo motivo che stiamo cercando nuovi volontari. Per garantire quello che la Caritas cerca di fare tutti i giorni, cioè stare vicino alle persone più in difficoltà.
E’ cambiata anche la tipologia di persone che chiedono aiuto alla Caritas?
R. - Si, noi abbiamo visto che accanto a quelli che tradizionalmente si affacciavano ai centri d’ascolto e chiedevano un aiuto materiale o di generi alimentari piuttosto che il pagamento delle bollette, si sono affacciate persone che prima non avevano grossi problemi economici, ma avevano fragilità legate ad un mondo del lavoro che, soprattutto in città come Milano, è fatto spesso di lavori precari, a chiamata, lavoretti in nero, tutte le cose che il lockdown ha interrotto, mettendo in difficoltà le persone che non avevano le tutele che altri lavori possono offrire. Quindi queste persone si sono rivolte alla Caritas dicendoci letteralmente: “Non abbiamo di che mangiare, non sappiamo cosa dare ai nostri figli”. E’ stato anche per questo che abbiamo intensificato la distribuzione di generi alimentari e l’ascolto, anche a distanza, per capire quali erano le ragioni di questo improvviso impoverimento. Da lì è nato anche il Fondo San Giuseppe, un contributo dato alle persone che si sono trovate, a causa di questa crisi, senza un reddito sufficiente. E questa pluralità di strumenti, l'ascolto, l’aiuto alimentare e l'aiuto economico hanno fatto sì che molte persone forse sono riuscite ad affrontare in maniera molto più serena un periodo che è stato veramente di grande sofferenza.
Come Caritas ambrosiana, avete purtroppo dovuto piangere alcuni volontari, operatori e anche bisognosi assistiti che il Covid ha portato via…
R. - E’stato un momento veramente difficile anche dal punto di vista umano, perché non c’è stato un lombardo che non abbia avuto un parente o un conoscente che se n'è andato improvvisamente. Tra questi ci sono stati anche dei volontari che si sono ammalati e c’è chi non ce l’ha fatta. Questo ovviamente ha creato una grande sofferenza, in un momento di grossa difficoltà non solo sociale e sanitaria ma anche umana.
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