Sudan. Monsignor Tombe, sul Nilo incoraggianti le parole del Papa
Lisa Zengarini – Città del Vaticano
“L'appello di Papa Francesco per il dialogo tra Egitto, Etiopia e Sudan affinché la disputa sulla diga non porti al conflitto” ha avuto un’accoglienza positiva in Sudan e “sono fermamente convinto che ora ci sia maggiore volontà politica e diplomatica di dialogare per trovare soluzioni concrete invece che ricorrere alla guerra”. Così monsignor Yunan Tombe Trille Kuku, vescovo di El Obeid e presidente della Conferenza episcopale cattolica sudanese (Scbc) commenta al blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali nell’Africa Orientale, il recente intervento del Papa sull’annosa questione delle ripartizioni delle acque del Nilo, riaccesa dalla costruzione in Etiopia della Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD). Un progetto - come noto - osteggiato dal Sudan e dall’Egitto che temono una forte riduzione della portata d’acqua del fiume nei loro territori.
Il dialogo, unica via
“Seguo con particolare attenzione la situazione delle difficili trattative sulla questione del Nilo tra Egitto, Etiopia e Sudan. Invito tutte le parti - aveva detto Francesco all’Angelus dell’Assunta, il 15 agosto - a continuare sulla via del dialogo, affinché il ‘Fiume Eterno’ continui a essere una linfa di vita che unisce e non divide, che nutre sempre amicizia, prosperità, fratellanza e mai inimicizia, incomprensione o conflitto. Sia il dialogo, cari fratelli dell’Egitto, dell’Etiopia e del Sudan, sia il dialogo la vostra unica scelta, per il bene delle vostre care popolazioni e del mondo intero”. Parole apprezzate da monsignor Tombe: “Il tono dell’invito del Papa a tutte le parti coinvolte è tale da incoraggiare sulla strada del dialogo così che il fiume eterno possa continuare ad essere una fonte di vita per i Paesi interessati e diventare un fattore di unità invece che un elemento divisivo di inimicizia, incomprensioni e conflitto”. “La sua preoccupazione paterna - aggiunge il vescovo di Obeid - ci colpisce in Sudan ed è vista come un enorme incoraggiamento”. Monsignor Tombe ammonisce anche i leader politici dei tre Paesi, che rivendicano il diritto all'utilizzo delle acque del Nilo, a non compromettere questo dialogo: “Considerato che l’acqua è vita, le questioni non devono essere politicizzate. Dichiarazioni per fare valere le proprie ragioni – conclude il presule - possono alimentare paure e indebolire le possibilità di un dialogo autentico”.
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