Economy of Francesco: umanizzare i mercati non è un’utopia
Federico Piana- Città del Vaticano
Sanare le storture dei mercati che generano diseguaglianze; dare vita ad una finanza che sappia mettere al centro l’uomo e le esigenze dei più deboli; rendere concreta la sostenibilità ambientale che porta allo sviluppo della pace. Eccoli gli obiettivi- ardui ma affascinanti- degli economisti e degli imprenditori under 35 che partecipano ad Economy of Francesco, l’evento voluto dal Papa per ridare un’anima sociale all’economia, che si sta svolgendo in modo virtuale e si concluderà domani.
Progetti concreti, non sogni nel cassetto
Si farebbe un errore se si considerassero questi progetti e queste speranze come sogni giovanili destinati a rimanere chiusi in un cassetto. Anzi, sono idee concrete che troveranno presto una realizzazione in un mondo che non può più permettersi di sopportare le incongruenze ed i soprusi di un mercato finanziario basato solo sul mero profitto personale. La conferma arriva da Raul Caruso, docente di Economia all’Università Cattolica di Milano e direttore del Centro Europeo di Scienza per la Pace. “Come relatore in questo grande incontro – afferma- mi sento di ribadire che non è un’utopia voler riformulare tutta l’economia in senso sociale, abbandonando l’impostazione legata alla valorizzazione del solo guadagno dei privati”.
Una grande rivoluzione
Il professor Caruso spiega che rifondare il sistema finanziario in senso sociale vorrebbe dire intraprendere una rivoluzione copernicana. “Si ammetterebbe – entra nel dettaglio- che il valore dell’economia non deriva dalla somma dei singoli redditi o incentivi privati ma dalle relazioni che l’uomo ha con i suoi simili e con l’ambiente. Una visione così porterebbe certamente alla pace”. Un passo difficile ma non impossibile.
Modificare le regole si può
Cambiare le regole dei mercati globalizzati, allora, diventa una delle principali priorità. Ma in che modo ed in quale direzione? Raul Caruso ha le idee chiare, in sintonia con il pensiero di Papa Francesco: “Bisogna riportare i mercati finanziari verso l’economia reale cercando di limitare gli incentivi alla speculazione. Faccio un esempio: le principali aziende produttrici di armi sono quotate in Borsa e questa quotazione determina degli incentivi a produrre più armi, che servono ad alimentare guerre e tensioni. Così il vero senso dell’economia si perverte”.
Aiutare le imprese sociali
Poi, c’è un'altra priorità: riscrivere il codice di comportamento delle imprese, ormai obsoleto e forse inefficiente. “Noi sappiamo – dice Raul Caruso - che ora esiste una grande varietà di aziende che hanno come obiettivo il bene comune ma che non hanno ottenuto una giusta rappresentazione dal punto di vista legale. Ecco, bisogna aiutarle ad emergere affinché possano fare molto bene al mercato stesso”. Insomma, la strada è quella di non favorire l’economia di rendita e speculativa ma rilanciare quella di tipo sociale.
Nel Dna delle aziende non solo profitto
Che lo sviluppo delle imprese legate alle vere esigenze dell’uomo non sia una chimera, lo testimonia lo stesso Raul Caruso quando ricorda che “l’Italia è stato il primo Paese al mondo ad aver approvato una legge che consente ad esse di legare un fine sociale al profitto. Le imprese possono modificare il proprio Dna aggiungendo al fine del perseguimento degli utili anche il fine del bene comune”. Una legge che in pochi anni è stata copiata anche in altre Nazioni come Colombia, Ecuador, Perù ed Uruguay. Un esempio tangibile di come la rivoluzione sia già in atto.
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