Festival della dottrina sociale: la decima a Verona ma anche in altre 23 città
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Sarà il primo Festival nazionale della Dottrina sociale della Chiesa senza monsignor Adriano Vincenzi, il sacerdote veronese, a lungo guida della Fondazione Toniolo, il centro diocesano di ricerca sociale, che lo ha fondato e che per nove edizioni ne è stato l’animatore principale, scomparso a 68 anni il 13 febbraio di quest’anno, poco prima dell’arrivo del Covid-19. Ma sarà anche il primo diffuso, non più solo veronese, come lui sognava. Un anno fa monsignor Vincenzi, don Adriano per gli oltre 20 mila che da tutta Italia e dal resto del mondo partecipano ogni anno a fine novembre all’evento da lui creato nel 2011, aveva chiuso la nona edizione del Festival augurandosi di allargarlo a dieci città nel 2020.
Il melograno, albero simbolo della dottrina sociale
Ma il seme gettato ha portato molto frutto, e nella mattinata del 23 novembre, saranno 24 le città italiane nelle quali verrà piantato un melograno, l’albero simbolo della dottrina sociale della Chiesa. Da Acerenza a Treviso, oltre naturalmente Verona, in rigoroso ordine alfabetico, in un luogo scelto d’intesa con le amministrazioni locali, sarà posta questa pianta tipica del Medio Oriente.
“Memoria del futuro”, il tema della X edizione
Il tema scelto per questo decimo Festival, “Memoria del futuro”, spiegano gli organizzatori “trova nell’albero di melograno molte suggestioni”. Infatti “è una pianta presente sin dall’inizio della storia dell’umanità, richiama la potenza della vita; è ben radicato nel terreno, le sue radici sono forti, la sua forza è sinonimo di tenacia nelle difficoltà; offre riparo e i suoi frutti, dai chicchi numerosi e diversi, ci parla di una ricchezza nella diversità”.
A Roma il primo dibattito web già il 24 novembre
A Roma il melograno viene piantato nel Giardino del Cedro, alla presenza del sindaco Virginia Raggi, del vicegerente della diocesi Gianpiero Palmieri. Nella capitale il Festival, che la Fondazione Segni Nuovi, voluta da don Adriano e che promuove l’evento, presenta come “uno spazio di confronto tra cattolici impegnati nel mondo del lavoro, nel sociale o in responsabilità politiche, per ritrovarsi, riconoscersi e condividere progetti e speranze”, prosegue già martedì 24 novembre.
L’apertura del 26 novembre anche a Verona
In quasi tutte le altre città a partire da Verona il Festival riprende giovedì 26, alle 21.30 dal Palazzo della Gran Guardia. La tradizione finora ha visto, all'inaugurazione, arrivare anche le parole del pontefice insieme a una lettera del presidente della Repubblica. La serata vedrà la partecipazione in chiusura dei rappresentanti delle istituzioni di 10 città che sottoscriveranno, in collegamento video, la “Carta dei valori per un impegno condiviso”.
Dieci città sottoscrivono la Carta dei valori
Ogni Carta conterrà progetti concreti di sviluppo della città orientati al bene comune che i firmatari si impegnano a realizzare. L’evento, che si potrà seguire in streaming sul sito www.dottrinasociale.it , e per gli eventi veronesi, in diretta tv su Telepace, si chiuderà domenica 29, alle 12.30, con la Messa dal Duomo di Verona, celebrata da monsignor Nunzio Galantino, presidente Apsa.
Il primo web talk a Roma, promosso dalle Acli
A Roma è previsto martedì 24 un web talk su “La qualità della vita nella Capitale oltre l’emergenza”, in diretta sulla pagina Facebook e sul canale Youtube delle Acli provinciali di Roma e sui social delle altre realtà aderenti. Verrà analizzato, introdotto dalla Dopo l’introduzione della presidente delle Acli di Roma Lidia Borzì, intervengono don Francesco Pesce, incaricato del Servizio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, e Carlo Cellamare, docente di urbanistica alla facoltà di Ingegneria civile e industriale della Sapienza di Roma, per analizzare. l’impatto della pandemia nella Capitale e le buone pratiche attivate in questo periodo per rafforzare la coesione sociale. Saranno anche le best practices messe in campo durante l’emergenza, e a concludere il dibattito sarà Marco Marcocci, presidente di Confcooperative Roma e Lazio.
Il 25 novembre focus sulla famiglia nella città
Mercoledì 25 alle 17, sempre sugli stessi canali, il terzo e conclusivo evento: il dibattito su “Benessere della famiglia e complessità urbana”, una riflessione sul rapporto tra Roma e la sua comunità che attraverserà i luoghi della città a partire dalle periferie e dalle esigenze delle famiglie. Introdurrà il presidente di Adiconsum Carlo De Masi, con gli interventi, tra gli altri, ancora di Lidia Borzì e don Francesco Pesce, e dell’assessore capitolino alla Persona, scuola e comunità solidale Veronica Mammì. Le conclusioni sono affidate a Livio De Santoli, prorettore della Sapienza di Roma.
L’ obiettivo: costruire comunità sempre più inclusive
Così i promotori spiegano ancora il tema “Memoria del futuro”: “Memoria di un lungo cammino che oggi chiama ogni persona, donna e uomo, a guardare avanti, per costruire il futuro, accettando la sfida, come ci chiede Papa Francesco nella Fratelli tutti, di ‘sognare e pensare a un’altra umanità’. Ecco l’elenco completo delle città che proporranno eventi legati al Festival, con l’obiettivo di costruire comunità sempre più inclusive e attente al territorio: Acerenza, Aosta, Asti, Benevento, Bologna, Brindisi, Campobasso, Ferrara, Frosinone, Lamezia Terme, Lugano, Mazara del Vallo, Napoli, Palermo, Pesaro, Pisa, Potenza, Ragusa, Roma, Sondrio, Torino, Trento, Treviso e Verona. Sul sito del Festival c’è un’area dedicata a queste città, nella quale si possono trovare programmi, contenuti, interviste e video.
A Pisa tutto comincia nel “Centro iCappuccini”
A Pisa il decimo Festival si apre alle 9,30 al “Centro iCappuccini” con cerimonia della piantumazione del melograno, introdotta da Giuliano Maffei, presidente Fondazione Stella Maris e da Giacomo Martelli, presidente delle Acli della Toscana. Intervengono il sindaco Michele Conti e l'arcivescovo di Pisa, monsignor Giovanni Paolo Benotto. L’evento successivo sarà giovedì 26 novembre, in contemporanea con l’apertura del Festival a Verona, la città “madre” dell’iniziativa, dalle 9 fino al pomeriggio, con una lunga videoconferenza online, su Facebook e sul sito del Festival nazionale.
Il tema: “Vivi adesso il tuo futuro: Scienza & Amore”
Gli organizzatori dell’evento pisano, l’Irccs Fondazione Stella Maris, la Fondazione casa cardinale Maffi Onlus, la Fondazione opera Giuseppe Toniolo, il Centro studi e laboratorio per la dottrina sociale e l’ Osservatorio giuridico legislativo della Conferenza episcopale toscana, chiameranno amministratori, scienziati, medici e umanisti della città e della regione a interrogarsi sul tema “Vivi adesso il tuo futuro: Scienza & Amore” . “Quella scienza - spiegano i promotori - che si protende sull'uomo, cogliendone la sua dignità e profondità, nelle sue espressioni quotidiane come la salute, il lavoro, la pienezza di vita”.
Maffei: la scienza con amore genera speranza nel futuro
Verrà data voce a tante realtà impegnate ogni giorno a raggiungere quel bene comune così centrale nella Dottrina sociale, in una città come Pisa, culla di Fibonacci e Galileo Galilei, con le sue istituzioni accademiche, scientifiche e avanzate realtà imprenditoriali. Come spiega a Vatican News Giuliano Maffei, presidente della Fondazione Stella Maris, Irccs per cura dei disturbi neuropsichiatrici in bambini e adolescenti, al quale abbiamo chiesto di spiegare innanzitutto la scelta del tema: “Vivi adesso il tuo futuro: Scienza & Amore”.
R. – Il nostro futuro é concentrato qui, perché quello che noi oggi facciamo avrà i suoi effetti proprio nel futuro. Quello che noi oggi sogniamo, immaginiamo, sarà il futuro di domani. “Scienza e amore” perché a mio parere la scienza da sola, senza l'amore, non può riempire di contenuto la parola speranza senza la quale l'uomo non può vivere. Se vogliamo scoprire il significato della nostra vita, lo potremo scoprire soltanto se la scienza ha come fine proprio l'uomo. L'uomo al centro di tutto, il fine di ogni agire, di ogni pensiero. Se la scienza ha questo sguardo, allora costruiamo il futuro, oggi.
Lei ha dichiarato che la scienza è la forma più importante di carità moderna. In tempo di pandemia questa carità si può declinare in nuove cure contro il virus e i vaccini gratuiti per tutti o almeno per i più bisognosi?
R. – La scienza è la forma di carità moderna quando ha l’amore. Una scienza per l'uomo. Allora a questo punto la scienza con l'amore diventa carità, se vogliamo la carità paolina. Sui vaccini: mi sembra che adesso il dibattito si sposti sul discorso: ma questi sono bene comune… e quindi? Mi viene in mente Sabin che rinuncio ai suoi brevetti sul vaccino anti polio per i bambini, fece un grande regalo. Sicuramente la ricerca richiede molte spese per arrivare ai vaccini, e una qualche forma di recupero di queste spese ci dovrà pur essere. Però bisogna stare molto attenti. Il fine di tutto sia l’uomo e quindi le persone che hanno bisogno di vaccinarsi devono poterlo fare, che non ci siano problemi economici.
Se, come dite nella presentazione del programma, nel vostro webinar del 26 novembre si confronteranno le migliori menti del mondo scientifico, accademico e religioso della Toscana, a che cosa volete arrivare? Qual è l'obiettivo di questa loro riflessione?
R. – L’obiettivo è far vedere, dalla presenza di queste persone che operano in campi variegati, come sia necessario il confronto anche con altre realtà. I vari scienziati che ho conosciuto in questi anni, e a 62 anni ho conosciuto molte persone, avevano tutti una sapienza incredibile. Il fisico aveva anche delle competenze umanistiche, filosofiche… ho trovato una cultura generale estesa non soltanto al suo singolo settore, quello nel quale operava tutti i giorni, ma si interessava di altre cose. Quindi c'era una polifonia di sapienze. E nel nostro programma, accanto a questi scienziati, vi sono anche delle realtà della Caritas: c'è una polifonia di sguardi, ma tutti convergono verso l'uomo, che va curato. Ai relatori ho detto: mi raccomando, quando parlerete dice sempre cos'è che gli fa alzare la mattina per andare al lavoro, qual è la motivazione, perché vi interessate all'uomo? Con la ragione e con il cuore: penso di non sbagliare a dire che il cuore nasce prima del cervello.
Come contribuisce la Fondazione che lei presiede all'impegno per il bene comune?
R. - Noi ricerchiamo il segreto del cervello, della mente, e ci chiediamo com'è che questo cervello riesce anche a pensare: E poi lo sguardo, in particolare del nostro Istituto, è quello di lenire le sofferenze dei bambini della fragilità dei bambini. Vengono migliaia di bambini da tutte le parti d'Italia, ogni anno e sono veramente quelle malattie che intaccano una parte del cervello e della mente, ledono fortemente la dignità dell'essere umano. Lo facciamo da 60 anni, siamo vicini a queste famiglie, a questi bimbi, a questi ragazzi, e vogliamo cercare di guarirli e di migliorare quantomeno la qualità della loro vita. Abbiamo anche in programma di fare un nuovo ospedale. Siamo una Fondazione, per cui gli utili che abbiamo, quando li abbiamo, vengono reinvestiti. Siamo istituto scientifico, un Irccs, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, per cui dobbiamo costruire il nuovo ospedale per dare speranza. Al professor Remo Bodei, il grande filosofo, posi questa domanda: Lei che ha detto tutto quello che c'era da leggere, che cosa posso raccontare alle persone che stanno soffrendo che trovo in istituto, alle famiglie, a una mamma che ha visto scoppiare una bomba atomica all’interno della sua famiglia a causa della sofferenza neuropsichiatrica di suo figlio? E lui mi disse: “L'uomo non può vivere senza speranza”. L'uomo disperato non fa più niente. Vogliamo far vedere che ci sono grandi professionisti che tutti i giorni si alzano con un perché: l'attenzione l'essere umano, alla sua dignità, al suo valore. E noi ci crediamo fortemente. Una delle capacità dei nostri medici, dei nostri professori e quella di fare delle ottime diagnosi. Una caratteristica di Stella Maris è la capacità diagnostica che è molto importante. E’ molto importante conoscere che tipo di malattia può avere un bambino, perché già il conoscere che la malattia è quella, vuol dire essere sulla via della guarigione.
Quale è il suo ricordo di monsignor Adriano Vincenzi, l'ideatore del Festival nazionale della Dottrina sociale della Chiesa?
R. – L’ho conosciuto 9 anni fa, era una persona da uno sguardo luminoso. Ho avuto veramente l'onore di essere insieme a lui e a tanti altri amici che avevano degli sguardi folli, perché ci siamo tutti messi in testa di creare valore nella società addirittura ricorrendo alla sapienza generativa, creativa, millenaria dell'uomo. Don Adriano come persona era molto ispirativa, ti stimolava intellettualmente e spiritualmente, e per questo era spesso molto spiazzante. Era un grande leader, perché ci ha insegnato a vedere le cose in una prospettiva più ampia. Sapeva suscitare le domande interiori e quindi mettere in moto le persone. E quello che è successo oggi ne è la dimostrazione completa: 23 città che rispondono, è una cosa ha dell'incredibile…
Rispondono al suo sogno di allargare, non solo a Verona, il festival…
R. – Sì, di allargarlo in varie città italiane e quindi lui pensava di vedere una edizione, il festival del 2020 con 10 città insieme a Verona. In realtà le città che hanno risposto sono 23, con la piantumazione del melograno. C’è stato veramente più del doppio di adesioni, rispetto a quello che lui si immaginava.
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