Suor Rita Giaretta: le donne in cammino per un mondo di pace
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Donne offese, maltrattate, violentate, indotte a prostituirsi”. E’ una carrellata sull’umanità ferita e sanguinante quella che Francesco ha offerto ieri nel tweet per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un guardare al loro dolore che spesso nasce nei cortili di una casa che diventano cortili di guerra. La chiamata del Papa è una chiamata all’impegno a fare di più per la dignità della donna.
Una Chiesa che cammina accanto alle vittime
Suor Rita Giaretta è una suora orsolina che sulla sua strada di madre e consacrata ha incontrato migliaia di volti deturpati dalla violenza. Con loro ha intrapreso cammini di riconciliazione, ha dato vita a Caserta a Casa Rut, approdo della disperazione e culla della rinascita. Oggi a Roma sta sperimentando una nuova strada, una provocazione anche per il suo essere suora e sorella di anime in difficoltà. Si tratta di un appartamento nel quale vivere insieme a chi ha subito violenza ma continua a credere in un mondo di pace. Così commenta le parole di Francesco sulla Giornata contro la violenza sulle donne:
R. - Papa Francesco di nuovo è puntuale su un tema così drammatico. Proprio nella giornata del 25 novembre, dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, le notizie parlano di due femminicidi. Questo è veramente un dramma umano e tutta la società ne sta pagando un prezzo, tutta l'umanità. Quindi ha ragione il Papa quando dice che troppo spesso la donna è umiliata e offesa. Allora dovremmo veramente unire le forze, non solo noi donne, ma anche gli uomini devono avere più coraggio, interrogarsi e chiedersi il perché della violenza. E dovremmo molto di più impegnarci come società civile: la politica, le istituzioni, la scuola, la famiglia, la Chiesa devono fare molto e molto di più. Io credo che ci sia da abitare tutto lo spazio della prevenzione, tutto lo spazio della sensibilizzazione, tutto lo spazio culturale per incidere. C’è ancora una forte presenza maschilista, una società patriarcale che domina e porta a vedere la donna come una proprietà, mercificata, un corpo da usare, da indurre alla prostituzione. Le donne sono stanche ed è stata bellissima la giornata di ieri nella quale ci sono state tante campagne, tanto movimento però siamo stanche e vogliamo dire basta a questa violenza, vogliamo insieme costruire una società dove ci sia il segno, dove la pace e l'armonia siano al centro, dove ci sia il rispetto degli esseri umani, il rispetto delle diversità, il rispetto dei più deboli, il rispetto della dignità umana, altrimenti ci saranno solo cortili di guerra. Ecco questi cortili che sono luogo domestico, famiglia, ma che possono diventare luogo di conflitti e di guerra.
Suor Rita come riconquista la dignità una donna che ha subito violenza?
R. – La donna che subisce violenza viene umiliata profondamente quindi arriva a perdere la stima di sé, la fiducia, non si sente amata, non si sente amabile, ha questo senso di umiliazione profonda. C’è tutto un cammino da fare, è importante l'ascolto, importante è trovare delle reti, importantissimi sono i centri antiviolenza. L'importante è anche trovare una Chiesa che si fa cammino a fianco, l’importante è trovare una vita religiosa, soprattutto femminile, che si mette a fianco di queste donne per riuscire a ricostruire questa umanità ferita, questa sensazione di non valere. Ecco solo quando la donna si riprende, alza la testa, si sente amabile, capisce che è stata per un momento vittima, ma che quella non è la sua condizione perché Dio non l'ha creata per essere una vittima ma per dare il meglio di sé, per essere protagonista nel mondo insieme all’uomo, insieme alla società, insieme alla comunità. Quindi, quando si riscatta e riprende questa consapevolezza, in un cammino che è molto lungo e lento, veramente poi si lancia verso il futuro per costruire un mondo di pace. Ed è importate in questo percorso che la donna sperimenti un’autonomia anche economica e in questo è fondamentale avere un lavoro, altrimenti si è sempre in balia degli altri che, dal punto di vista economico, hanno un potere su di te. Quindi è un riscatto a 360 gradi, umano, spirituale, fisico, psichico e psicologico ma anche concreto che porta la donna a sentire che sta bene nel suo corpo di donna ed è chiamata a dare la sua parte, il suo contributo.
Una via che può essere sperimentata per ridare dignità alla donna è anche quella della “sorellanza”, della sorosità. È un'esperienza che lei a Roma sta sperimentando.
R. – E’ una bellissima esperienza. Dopo 25 anni di cammino accanto alle donne a Casa Rut, che continua nell’esperienza di offrire percorsi di liberazione, io ho capito, probabilmente grazie alla voce dello Spirito, che la Parola, il Vangelo mi chiedevano altro. Dobbiamo arrivare a sperimentare che insieme non c’è più la vittima, non c'è più chi ti aiuta, non c’è più il benefattore, non c’è più l’assistenzialismo, ma siamo donne insieme che possiamo dare luogo, vivere insieme uno spazio. La nostra esperienza è in un piccolo appartamento a Roma, dato in comodato d'uso nel quartiere Don Bosco – Tuscolana, grazie alla parrocchia di San Gabriele dell'Addolorata. E’ un appartamento al sesto piano ed è bellissimo, quasi un invito a sollevarci, ad alzarci, a guardare in alto. E’ a condividere tutto questo con me c’è un'altra consorella delle suore orsoline, poi una mamma con bambino e un'altra ragazza che, in passato, hanno vissuto un’esperienza di violenza ma che oggi, proprio grazie a questo cammino di recupero, di restituzione di dignità, vogliono anche contribuire a diventare testimonianza, perché non ci sia più questa violenza sulle donne, lo vogliono gridare, lo vogliono dire insieme a noi. E quindi è bella questa sororità che è questo spazio aperto dove possiamo tessere relazioni nuove, incrociarci, insieme anche alla comunità parrocchiale, insieme ad altre persone, ad altre associazioni. Un piccolo segno per dire che insieme è possibile sognare questo mondo nuovo, questo mondo di pace.
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