Ripamonti: costruire un mondo diverso attraverso gesti di pace
Marina Tomarro - Città del Vaticano
La forte preoccupazione del Papa per il dilagare di atti di terrorismo e di violenza nel mondo, che è tornata ad emergere anche in occasione dell'udienza generale, è condivisa e rilanciata dal Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Già ieri, dopo la strage di Vienna e alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi a Nizza, ma anche in Afghanistan, in Etiopia e in Nigeria, in una nota alla stampa aveva espresso il proprio dolore per le tante vittime del terrorismo.
Il dialogo unica via per la riconciliazione
" Esprimo la mia spirituale vicinanza a tutti coloro che soffrono a causa di questi deprecabili eventi, che cercano di compromettere con la violenza e l’odio la collaborazione fraterna tra le religioni", afferma il Papa oggi, in linea - spiega padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli - con tanti altri suoi interventi. Penso al documento sulla Fratellanza, e all'enciclica Fratelli tutti, in cui sottolinea come il terrorismo e la violenza non sono frutti di una fede sincera in Dio ma interpretazioni distorte. Pensiamo anche alla preghiera per la Pace fatta qualche settimana fa al Campidoglio, in cui rappresentanti delle diverse religioni hanno dimostrato concretamente che pregando insieme per la pace si costruisce la pace”.
Il Papa nel Twitter dedicato all'attentato di Vienna, ha scritto che solo l'amore spegne l'odio. Ma in che modo davvero l'amore può spegnere questo odio che purtroppo sta incendiando molte parti d'Europa e non solo?
R - L'amore si mette nei fatti diceva Sant'Ignazio e io credo che sia importante agire per costruire un mondo di pace, con gesti che esprimano questo amore nella costruzione di una società diversa. Questa è la via concreta di costruzione della pace, e questi gesti sono gesti di inclusione, di comprensione, di tolleranza. Sono gesti in cui il rispetto verso chi è diverso da me viene prima di tutto.
Padre, molte delle vittime in questi recenti episodi, pensiamo in particolare all'Afghanistan e all'Etiopia, purtroppo sono proprio i bambini. Perché questa crudeltà verso i più piccoli?
R - Quando gli interessi e la violenza prendono il sopravvento sono i più inermi che vengono colpiti. E proprio i bambini sono l'emblema di questa innocenza e di questo essere inermi di fronte a chi può fare di tutto nei tuoi confronti. Credo che i piccoli siano proprio il simbolo di questo forte richiamo alla necessità di ritornare a un senso di umanità che abbracci il mondo e non lasci fuori le persone più fragili e più vulnerabili.
Diversi dei renti attentati si sono svolti in paesi come la Nigeria o il Camerun. Perché questi paesi sono così colpiti?
R- Anche le disuguaglianze e gli interessi di parte che poi portano alla violenza, sono aumentati in molte parti del mondo e quindi questo non fa altro che alimentare quell’odio sociale, e quel conflitto di parte che ha origini di altra natura, ma che strumentalizza, per esempio la religione per ottenere i suoi risultati. Soprattutto in quelle parti del mondo dove la disuguaglianza sociale è più forte. Da li nascono atti di violenza
Quanto il dialogo tra le religioni può influire nella cosstruzione di una società e di un mondo più pacifico?
R- Io credo che sia uno strumento importante. Infatti Papa Francesco tiene molto a questo dialogo, nell’incontrare e a riconoscere nell'altra persona un fratello con il quale confrontarsi e dialogare. Le religioni hanno alla base quei valori di umanità che aiutano a costruire un mondo migliore sono una via importante per la costruzione di un futuro di pace e di fratellanza, perché la via del dialogo deve essere la via del futuro. Anche perché in un mondo in cui sempre più persone di diverse culture e di diverse religioni si trovano a convivere in uno stesso spazio fisico, diventa importante cercare di comprendersi di capire.
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