Torino e Susa, al via una catena di preghiera contro la pandemia
Federico Piana- Città del Vaticano
Oltre quattrocento parrocchie, numerosi santuari, decine di monasteri di clausura sia maschili che femminili, molte case di riposo e, ovviamente, tutti i laici che vorranno partecipare. Sono questi gli anelli di una catena di preghiera voluta dall’arcivescovo di Torino e amministratore apostolico di Susa, monsignor Cesare Nosiglia, per combattere la pandemia. Dal 7 novembre fino a Natale, ogni sabato alle 17.30 – o comunque mezz’ora prima della messa vespertina - chi nelle due diocesi vorrà unirsi a questa iniziativa d’orazione e di amore, dovrà recitare il Santo Rosario per chiedere l’intercessione di Maria affinché cessino dolori e sofferenze. “La Chiesa nella sua storia – spiega monsignor Cesare Nosiglia - ha vissuto molte volte tragedie legate alle pandemie e per combatterle ha sempre messo il campo la preghiera. Alcuni mesi fa, anche il Santo Padre ha dato esempio e testimonianza in questo senso”.
E’ una iniziativa che mira anche ad unire le comunità?
R.- Certamente. L’obiettivo è anche quello di esprimere la comunione di intenti e d’impegno di tutta la Chiesa di Torino e di Susa per far fronte, insieme, all’emergenza.
In questa catena di preghiera anche le famiglie hanno un ruolo fondamentale…
R..- Le nostre famiglie sono state abituate, durante il primo lockdown, a riscoprire la preghiera nel proprio focolare domestico: adesso si tratta di riprendere questa abitudine, proprio nel momento particolare nel quale, tutti insieme, vogliamo rivolgere la nostra preghiera al Signore per intercessione della Madonna ma anche dei nostri Santi Patroni. Abbiamo schierato un vero e proprio ‘esercito della preghiera’.
L’effetto della preghiera è anche quello di stimolare la carità nei confronti di chi è stato colpito dal virus?
R.- Esatto. Preghiera, servizio e solidarietà si uniscono insieme in un solo abbraccio di pace e di speranza da offrire a tutti, perché l’intera comunità si senta coinvolta in prima persona per promuovere un forte impegno di fraternità.
In questo ‘esercito della preghiera’ non mancheranno i giovani…
R.- Io ho lanciato un messaggio particolare anche per i giovani perché durante il mese scorso sono rimasto meravigliato dal fatto che molti di loro si sono resi presenti in questo tempo di pandemia dando il loro contributo, decisamente concreto e fattivo. Hanno mostrato una disponibilità che si pensava impossibile potesse provenire dal mondo giovanile. Allora, mi è sembrato naturale invitare anche tutti loro a farsi carico della preghiera.
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