Livatino: profeta della giustizia e testimonianza importante per la Sicilia
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Ha incarnato la beatitudine di coloro che hanno fame e sete di giustizia e per essa sono perseguitati, mettendo pienamente a frutto il dettato conciliare sull’apostolato dei laici, sulla scorta dell’esperienza maturata in seno all’Azione cattolica”: è il commento del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, dopo l’annuncio ieri ,nella basilica cattedrale della cittadina siciliana, della promulgazione del decreto della Congregazione delle Cause dei Santi che ha riconosciuto il martirio del giudice Rosario Livatino, ucciso nell’agrigentino il 21 settembre 1990.
Sul tavolo del tribunale il Vangelo e il Codice
Il porporato ha aggiunto che “la preghiera costante e la quotidiana partecipazione al mistero eucaristico, insieme alla solida educazione cristiana, ricevuta in famiglia e corroborata dalla meditazione assidua della Parola di Dio e del magistero della Chiesa” hanno fatto del giovane magistrato “un autentico profeta della giustizia e un credibile testimone della fede in un momento storico e in un contesto sociale tristemente segnati da una mentalità sotto diversi aspetti disumana e disumanizzante”. Il cardinale Montenegro ha ricordato inoltre la “coscienza profondamente libera” di Livatino dall’“asservimento alle logiche umane e dai compromessi con i poteri forti di turno”, “caratterizzata da un’altissima caratura morale” e da uno “spiccato senso del dovere”. “Si è consacrato sub tutela Dei a restituire dignità a un territorio ferito dalla mentalità e dalla prassi mafiosa - ha proseguito il porporato - annunciando il Vangelo attraverso la lotta all’ingiustizia, il contrasto alla corruzione e la promozione al bene della persona e della comunità. È riuscito a mettere sul tavolo del Tribunale il Vangelo e il Codice - ha detto ancora il cardinale Montenegro -. L’ha fatto con la delicatezza silenziosa di un uomo che credeva”.
Mons Lorefice: Livatino, una vita di fede e di servizio
Anche l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, si è espresso dopo che la Congregazione delle Cause dei Santi ha diffuso la notizia dei nuovi decreti autorizzati dal Papa su Livatino e per 7 venerabili servi di Dio. Il presule ha affermato che “figure come quella del giudice Rosario Livatino possono arricchire l’oggi delle nostre comunità e delle chiese locali e possono segnare il percorso che ci attende, quello ispirato a un Vangelo che deve avere una ricaduta sociale”. “Credo che questo riconoscimento da parte della Chiesa - ha proseguito l’arcivescovo - ci indichi chiaramente che la fede cristiana deve essere incarnata nella professione che esercitiamo: il nostro luogo di lavoro può e deve diventare il luogo dove noi possiamo esprimere il culto della vita, di una vita di testimonianza e anche di servizio”. Per monsignor Lorefice la testimonianza di Rosario Livatino è di fondamentale importanza per la Sicilia “che ha bisogno di ripensarsi a partire dall’alto valore della giustizia”, “di essere riscattata dal male”. “Penso quindi - ha concluso - che debba svilupparsi un ‘martirio dell’ordinario’, del feriale, un martirio di quanti, così come ci ricorda il Vangelo, sono costruttori feriali di giustizia”.
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