Mediterraneo e pandemia nell'edizione 2021 della Carta di Leuca
Michele Raviart - Città del Vaticano
“Allenare il proprio sguardo per educarlo alla cura della persona, alla custodia del Creato e al rispetto delle differenze di tutti i popoli affacciati ad un unico Mare Nostrum”. E’ questo l’obiettivo dell’edizione 2021 della Carta di Leuca, al via oggi nei territori delle diocesi pugliesi di Ugento-Santa Maria di Leuca e di Nardò-Gallipoli. Trenta ragazzi - un numero ridotto a causa della pandemia - provenienti da tutta e Italia e dall’Albania incontreranno scrittori, cantanti, esponenti dell’associazionismo e delle istituzioni, per confrontarsi sul tema “Mediterraneo e pandemia. Curare gli sguardi per un nuovo respiro di pace”.
Aprirsi agli altri
“Siamo partiti dal presupposto che la pandemia ci ha chiusi in noi stessi e noi invece dobbiamo aprirci agli altri”, spiega a Vatican News don Stefano Ancora, presidente del Parco Culturale Ecclesiale De Finibus Terrae, tra le tante istituzioni che patrocinano l’iniziativa. “Curare gli sguardi”, spiega, “vuol dire passare dal guardare l’altro in modo sospettoso a guardare l’altro in quanto persona. Uno dei nostri obiettivi è infatti proprio l’ecumenismo ad ampio raggio. Siamo in dialogo con tutte le religioni che si affacciano sul Mediterraneo”.
Nel nome di don Tonino Bello
“Educarsi a guardare è la chiave per poter accogliere ed entrare in empatia con l’altro”, si legge infatti nel programma della manifestazione. “Incontrare il nuovo, con uno sguardo educato a capirlo”, permette di guardare chi è di fianco con attenzione e curiosità e “l’incontro con l’altro ed il conflitto con il nuovo incoraggiano anche la crescita”. Come affermava don Tonino Bello, la cui tomba fu visitata a Molfetta da Papa Francesco nel 2018 e le cui parole sono guida per l’intera manifestazione, “Il nostro compito storico è di saper stare insieme a tavola. Non basta mangiare: pace vuol dire mangiare con gli altri.
La convivialità delle differenze
“Don Tonino”, spiega ancora don Stefano, ”aveva questa parola d’ordine nel suo vocabolario e nel suo pensiero: la convivialità delle differenze. Siamo diversi, per storie e religioni, ma questo non è un ostacolo anzi è un arricchimento. La pace si costruisce, la pace non è un qualcosa che ci viene regalato dall’alto, ma la pace è sviluppo, è il frutto degli operatori di pace, vuol dire costruire, come ci dice il Vangelo”.
Il pellegrinaggio notturno a Santa Maria di Leuca
Al termina della settimane di incontri, la notte tra il 13 e il 14 agosto, i ragazzi partecipanti andranno in cammino notturno da Alessano e Santa Maria di Leuca, dove all’alba termineranno il loro percorso con la firma della “Carta di Leuca”, la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Gjerj Meta, vescovo di Rrèshen, in Albania, la cui diocesi sarà gemellata con quella di Ugento-Santa Maria di Leuca e un discorso del vescovo della diocesi italiana monsignor Vito Angiuli.
Non distogliere lo sguardo dal Mediterraneo
“Queste varie esperienze aiutano i ragazzi a consolidarsi e a stare insieme”, conclude don Stefano. “Cos’è la carta di Leuca?”, si chiede. “È un seme. E’ un segno. Non si tratta di risolvere i grandi problemi, che purtroppo sono più grandi di noi, soprattutto nel Mediterraneo che come ha detto il Papa tante volte è diventato il cimitero a cielo aperto più grande d’Europa. Però nel cuore dell’Europa non si può volgere lo sguardo da un’altra parte. Abbiamo bisogno di curarlo questo sguardo”.
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